Raccolta di poesie satiricheDalla Società Tipografica de' Classici Italiani, contrada di s. Margherita, N.° 1118, 1808 - 446 pages |
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abbia Alcindo alcun allor allume altrui anco Anfione Apollo Arno asini assai Auconio avea aver Avrian bagattini barbagianni basta bella bestia biacca biasmo bisogna brama brutto buon canto carote casa cervello ch'a ch'è ch'ella ch'io che'l ciascun ciel contento corte credo d'ogni degno dico dolce donna duca empio faccia fame figliuoli frati fuggir gente Giove gran Inferno l'alma l'altro lascia Licaone lingua lode logrando Menippo merto messer mille moglie mondo morte mostra musica nobil occhi oggi ognor ognun omai onor opra pazzo pensier petto piacer pianto piè piena Pietro Aretino pigliar Pittor plettri poco Poesie Satir Poeta pregio quei ragione s'io Salvator Rosa santo saper saria SATIRA sien signor SONETTO spesso spirto star suon superbia tosto trova vede veder veggio vendon vergogna veste virtù virtude viver vivo vizio vizj voglia volto vuoi vuol
Popular passages
Page 9 - Mentre s'affanna e uscire indarno spera, Gli disse un topolino: — Se vuoi quinci Uscir, tratti, compar, quella panciera. A vomitar bisogna che cominci Ciò ch'hai nel corpo, e che ritorni macro: Altrimenti quel buco mai non vinci.
Page 21 - 1 confesso: or chiudi la bocca, che a difender la bugia non volli prender mai spada né scudi. Del mio star qui qual la cagion si sia, io ci sto volentier; ora nessuno abbia a cor più di me la cura mia. S'io fossi andato a Roma, dirà alcuno, a farmi uccellator de...
Page 21 - Per questo i studi miei poco molesta, né mi toglie onde mai tutto partire non posso, perché il cor sempre ci resta.
Page 24 - Piegossi a me da la beata sede; la mano e poi le gote ambe mi prese, e il santo bacio in amendue mi diede.
Page 20 - Francia e Spagna; a me piace abitar la mia contrada. Visto ho Toscana, Lombardia, Romagna, quel monte che divide e quel che serra Italia, e un mare e l'altro che la bagna.
Page 41 - Tibaldeo, far motto; tòr di essi or uno e quando uno altro guida 130 pei sette Colli, che, col libro in mano, Roma in ogni sua parte mi divida. — Qui — dica — il Circo, qui il Foro romano, qui fu Suburra, e questo è il sacro clivo; qui Vesta il tempio e qui il solea aver lano. — 135 Dimmi ch'avrò, di ciò ch'io leggo o scrivo, sempre consiglio, o da latin quel tórre voglia o da tòsco, o da barbato argivo.
Page 7 - Cabrici; ma che vuoi tu ch'ei faccia? che da fanciul restò per mala sorte de li piedi impedito e de le braccia. Egli non fu né in piazza mai né in corte, et a chi vuoi ben reggere una casa, questo si può comprendere che importe.
Page 8 - L'età di nostra madre mi percuote Di pietà il cor, che da tutti in un tratto Senza infamia lasciata esser non puote. 10 son di dieci il primo, e vecchio fatto Di quaranta quattro anni , e il capo calvo Da un tempo in qua sotto la cuffia appiatto.
Page 25 - ... al corso naturale; / e credendo poter da la suprema / parte del monte giungervi, e vederla / come si accresca e come in sé si prema; / chi con canestro e chi con sacco per la / montagna cominciar correr in su, / ingordi tutti a gara di volerla.
Page 23 - Gli son per esser mai ch' io gli sia suta ; Veggio che dietro a gli altri mi rimagno; Morrò di sete, quando non procacci Di trovar per mio scampo altro rigagno. Cugin , con questo esempio vo...