Opere Di Vittorio Alfieri Da Asti ...

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Majno, 1810
 

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Page 189 - Pallido in volto più che un re sul trono : Or duro, acerbo, ora pieghevol, mite ; Irato sempre e non maligno mai ; La mente e il cor meco in perpetua lite : Per lo più mesto, e talor lieto assai : Or stimandomi Achille ed or Tersite. Uom, se...
Page 43 - E di eloquenza naturale un fiume. Un po' di pena per tenerli a segno I du' abatini ei tre cavalierini Daranvi; onde fia questo il vostro impegno. Non me li fate uscir dei dottorini: Di tutto un poco parlino, in tal modo Da non parer nel mondo babbuini : Voi m'intendete.
Page 274 - L'adunco rostro, il nerboruto artiglio, Le poderose rapide sonanti Ali, e il fiso nel Sole ardito ciglio, Son dell'aquila prode alteri vanti. Da tal nobile augello io '1 nome piglio : Forse i miei prischi l'aquile tonanti, Che vincitrici fero il Ken vermiglio, Portaro un dì, sotto l'acciar sudanti.
Page 131 - O gran padre Alighier, se dal ciel miri Me tuo discepol non indegno starmi Dal cor traendo profondi sospiri Prostrato innanzi a' tuoi funerei marmi ; Piacciati, deh ! propizio ai be' desiri, D'un raggio di tua luce illuminarmi.
Page 54 - Nè dir potrai che a libertà pretesto Cercassi tu (qual buon Scrittore il de'), Combattendo ogni errore or quello or questo : Libertà (Gallo sei) non era in te : Tua firma stessa io te n'adduco in prova, Ser Gentiluom di Camera del Re. Nato in sozzura, o almen di gente nuova, Fregarti pur vigliaccamente al Trono Tentavi : e in ciò il deriderti mi giova. Non sublime, non provido, non buono, Nè ispirato, nè libero, nè forte, Di non-durevol Setta all'uom fai dono.
Page 191 - Che i mie' martiri omai fatti insoffribili Mi van traendo appien del senno fuore. Or (cieca scorta) odo il mio sol furore; E d'un pestifero angue ascolto i sibili, Che mi addenta, e mi attosca e squarcia il cuore In modi mille, oltre ogni dir terribili: Or, tra ferri e veleni, e avelli ed ombre, La negra fantasia piena di sangue Le vie tutte di morte hammi disgombre: Or piango e strido; indi, qual corpo esangue, Giaccio immobile; un velo atro m'ha ingombre Le luci; e sto, qual chi morendo langue.
Page 126 - Bieca, o Morte, minacci ? e in atto orrenda, L'adunca falce a me brandisci innante ? Vibrala, su : me non vedrai tremante Pregarti mai, che il gran colpo sospenda. Nascer, sì, nascer chiamo aspra vicenda, Non già il morire, ond'io d'angosce tante Scevro rimango ; e un solo breve istante De' miei servi natali il fallo ammenda.
Page 126 - Nascer, sì, nascer chiamo aspra vicenda, non già il morire, ond'io d'angosce tante scevro rimango; e un solo breve istante de' miei servi natali il fallo ammenda. Morte, a troncar l'obbrobriosa vita, che in ceppi io traggo, io di servir non degno, che indugi ornai, se il tuo indugiar m'irrita?
Page 189 - Sublime specchio di veraci detti, Mostrami in corpo e in anima qual sono : Capelli, or radi in fronte, e rossi pretti ; Lunga statura, e capo a terra prono ; Sottil persona in su due stinchi schietti ; Bianca pelle, occhi azzurri, aspetto buono ; Giusto naso, bel labro, e denti eletti...
Page 131 - Figlio, i' le strinsi, e assai men duol; ch'io diedi nome in tal guisa a gente tanto bassa, io da non pur calpestarsi co' miei piedi. Se in me fidi, il tuo sguardo a che si abbassa? Va, tuona, vinci: e, se fra pie' ti vedi costor, senza mirar sovr'essi passa.

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