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CRONICA RELIGIOSA

(V.il tomo antecedente a facc. 444)

ITALIA

santo Padre, nel concistoro segreto de' 24 di novembre, tenne la seguente allocuzione, che vale pel monumento più splendido onde onorar si potesse la memoria dell' Atanasio della Germania, Monsig. Droste de Vischering, non ha guari defunto.

« Avendo noi per dovere del nostro ministero fatto da questo luogo altra volta parola del venerabile fratello Clemente Augusto, Arcivescovo di Colonia, non possiamo in oggi dispensarci dal tenere di nuovo alla presenza vostra discorso del prelato medesimo, che, non senza grave dolore dell'animo nostro, udimmo essere nel giorno 19 ottobre del corrente anno mancato ai viventi. Imperocchè giudicammo essere cosa disconvenevole il tacerne le lodi, mentre furono veduti gli estremi della sua vita sì fattamente corrispondere all' antecedente suo corso, che la Chiesa Cattolica meritamente rallegrar si deve del luminoso esempio da esso lasciato; donde tanto coloro che sono del nostro ovile, quanto quelli che ne sono fuori, possono ritrarre grandissimo profitto per la loro salvezza. A voi dunque, venerabili fratelli, favellando in questo giorno, non solo ripetiamo gli encomj, che innanzi a voi già rendemmo allo stesso ragguardevolissimo prelato, ma di tutto buon grado n' esaltiamo l' insigne virtù con nuove manifestazioni di lodi. Infatti a singolare perizia nelle sacre scienze e ad amore di solida pietà mostrossi in esso congiunto sommo zelo di religione, somma costanza, sommo disprezzo delle cose terrene. Oltre a ciò fu egli esimio cultore dell' umiltà, nella quale contiensi il fondamento di ogni virtù: del che diede illustre riprova, allorchè avendo egli conosciuto essere nostra intenzione di ascriverlo all' amplissimo ordine vostro, adoperò con ogni studio per sottrarsi a cotanto onore. Nulladimeno se la

Divina Provvidenza avesse disposto ch' egli fosse rimasto nell' alma nostra città, ove, siccome ben conoscete, erasi condotto, Noi avevamo risoluto, a malgrado della sua modestia, d' indurlo ad accettare la cardinalizia dignità. Dappoichè eravamo persuasi che l' egregia di lui virtù fosse veramente degna di essere collocata in luogo più eminente, per modo che data in ajuto della nostra sollecitudine, ed a compagna delle vostre fatiche, più ampiamente a vantaggio della Chiesa tutta si diffondesse. Ma colui, che, a seconda dei nostri desiderj, esser doveva ornamento di questa Sede Apostolica, già da Iddio, siccome al certo ci confidiamo, pei meriti dell' Unigenito Figlio Suo, eterno Principe de' Pastori, venne ammesso fra i Beati nella celeste Sionne. A così sperare per verità ne muove quella stessa esimia virtù che nell' Arcivescovo di Colonia con ammirazione riguardammo. Che se, giusta l'avviso dell' Apostolo, non dobbiamo rattristarci riguardo a quelli che dormono, come tutti gli altri i quali sono senza speranza, che avrassi a pensare di un personaggio che, prima di riposarsi nel Signore, era divenuto spettacolo al mondo, agli angeli ed agli uomini con lo splendore delle sue virtù? Niuno ignora quella invitta fortezza di animo, con cui si studiò, frammezzo ancora a grandi angustie, di difendere la purità della Religione Cattolica, e dell' ecclesiastica disciplina. Avendo pertanto sostenuto un glorioso combattimento, non doveva forse aspettarsi dal giusto giudice Gesù Cristo la corona di giustizia, riserbata a tutti coloro che valorosamente e legittimamente combattono? Ma, essendo un profondo abisso i giudizj di Dio, sebbene portiamo la più grande fiducia che il defunto Arcivescovo, tolto alle tenebre di questa misera vita, abbia ormai conseguita la beata luce nel cielo, e ne dividiamo con voi la consolazione, pur tuttavía, se qualche avanzo di umana fralezza tuttora gli rimane ad espiare, supplichiamo umilmente il Padre delle misericordie, sicuri che voi farete altrettanto, affinchè nella sua benignità si degni di astergere le macchie di quell' anima col Sangue prezioso dell' immacolato Agnello Redentore dell' uman genere, onde un tanto Arcivescovo, ricevendo al più presto l' immarcescibile corona di gloria, siccome

fu illustre e chiaro in terra, così ancora, in compagnia di tutti coloro che insegnano a molti la giustizia, risplenda nel Cielo, come stella, per tutta l'eternità. »

Nel concistoro del giorno sovraccennato, il sommo Pontefice ha pubblicato Cardinali di Santa Chiesa Monsignor Lorenzo Simonetti, nato in Roma a' 26 di maggio del 1789, e Monsignor Giacomo Piccolomini, nato in Siena a' 31 di luglio del 1795.—Tre giorni appresso a questa pubblicazione, è mancato a' vivi il Cardinale Giuseppe Antonio Zacchia, in età d'anni 58, pochi mesi dopo la sua elevazione a quella dignità.

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Diversi Ordini religiosi hanno dovuto in breve tempo deplorare la perdita de' loro superiori, come appare dalla indicazione seguente. Il P. Abate D. Ippolito Monza, Superior generale de' Monaci Girolamini in S. Alessio di Roma, quivi defunto a' 19 d'aprile dell'anno spirante. Era nato in Piacenza a' 30 di aprile del 1766.· Il Bali Fr. Carlo Candida, Luogotenente del Magistero del sacro militar Ordine Gerosolimitano, def. a' 1o di luglio, in età di 82 anni. Suo successore è stato eletto, a' 15 di settembre, il Commendatore Fr. Filippo Colloredo. — Il P. D. Luigi Ungarelli, Assistente generale della Congregazione de' Cherici regolari di S. Paolo, def. a' 21 d'agosto. Dottissimo Religioso, noto fra gli altri suoi lavori per la illustrazione degli obelischi egiziani che si ammirano in Roma. Era nato in Bologna a' 15 di febbrajo del 1779. Il P. Maurizio Olivieri, già Maestro generale dell' Ordine de' Predicatori, def. a' 27 di settembre. Nacque in Saluzzo a' 25 di febbrajo del 1769, vestì l'abito religioso in Modena nel 1783, ed onorò quindi la lunga sua carriera colla scienza e colla virtù, siccome dimostrerà la vita che di lui promette un suo Correligioso. -II P. Luigi da Bagnaja, Ministro generale de' Minori Cappuccini, e Predicatore Apostolico, def. immaturamente a' 14 di ottobre in Viterbo. Fra gli altri benemeriti, che hanno lasciato il loro nome in riverenza e benedizione, contasi Monsignor Pietro Baldassarri,

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passato di questa vita in età ottuagenaria, a' 9 di ottobre; il quale ha somministrato i materiali per l'importantissima Relazione delle avversità e patimenti del glorioso Papa Pio VI, negli ultimi tre anni del suo Pontificato. (Intorno alla seconda edizione di tal opera v. la serie preced. di queste Memorie, tom. XIII, facc. 265, e tom. XVI, facc. 220.) Alle più gravi e compiante perdite s' aggiunse quella di due incliti soggetti della Compagnia di Gesù, i quali anche nella nostra città si acquistarono titoli ad una ben grata e riverente memoria. Il primo è il P. Ilaro Ubaldini, Faentino, indefesso ed efficacissimo annunziatore della Divina Parola, morto in Chiari, alla fine del 1844, in età di anni settantuno. Ne abbiamo a stampa l'elogio funebre, recitato in Faenza da quel zelante Vescovo, Monsig. Folicaldi. L'altro è il P. Andrea Caraffa, natío di Fermo, professore di Fisica-Matematica nel Collegio Romano, morto in Tivoli, a' 7 dicembre dello spirante 1845. « Uomo insigne (dice la Rivista scientifica di Roma) per la sublimità dell' ingegno, per la virtù dell' animo, per la innocenza della vita, per la santità evangelica del suo operare, nell' età fiorente di cinquantasei anni si è da noi dipartito per la beata eternità, lasciando di sè il più vivo desiderio. Continuerà egli a vivere nella celebrità de' suoi dettati e nel cuore di quella ben numerosa schiera d'alunni che per oltre a trent'anni trovarono in lui il maestro sagace delle matematiche più astruse, lo specchio immacolato delle più amabili virtù. »

A' 20 di giugno, il santo Padre decretò che fosse riassunta la causa per la canonizzazione del B. Pietro Fourier, nato in Mirecourt nella Lorena sul terminare del 1565, Parroco operosissimo, e strenuo difensor della Fede; e che fosse introdotta la causa per la beatificazione della ven. Germana Cousin, semplice pastorella, nata nel 1579 in Pibrac, terricciuola spettante all' arcidiocesi di Tolosa, e divenuta nella breve sua vita un esemplare d' innocenza, di pazienza e di carità. Con altro decreto del medesimo giorno, approvò il culto ecclesiastico tributato fin dal principio del secolo xiv al B.

Angelo di Acquapagana, ora Copana, dell' Arcidiocesi di Camerino, Converso Camaldolese, che vissuto eremiticamente in continuo esercizio di orazione e di penitenza, rese l'anima a Dio, a' 19 di agosto del 1313, in età di 42 anni.

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- Con decreto degli 8 di agosto, la Sacra Congregazione dell' Indice ha condannato e proibito i seguenti libri: Der evangelische Katholizismus. Beitragz zur Begrüdung der wabreit, etc. Latine: Catholicismus evangelicus, quo aliquid confertur ad stabiliendam veritatem: quod solum pura doctrina Evangelii consentanea sit alicui universali Religioni atque Ecclesiae. Rome und die humanitát: oder der gegenwärtige Kampf in Schlesien. Von E. Matthäi: Latine: Roma et humanitas, seu praesens pugna in Silesia. Neue Gedichte von H. Heine. Latine: Nova Carmina. Jesus. Drama, auctore Sigismundo Wiese. - L'Inquisition à Rome en 1841, ou iniquités et cruautés exercées à Rome sur la personne de Raphael Ciocci, moine Bénédictin et Cistercien. La Commedia di Dante Allighieri illustrata da Ugo Foscolo. Eco degli Appennini Umbri. Dono di letteratura per l'anno 1841 e per l'anno 1842.

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Con altro decreto dei 30 di settembre sono state messe all' Indice anche le opere seguenti: Die reformatorischen Bestrebungen in der Katholischen Kirche. Ein Sendschreiben etc. Von D. Anton Theiner. Latine: Tentamina reformationis Ecclesiae Catholicae. Epistola scripta specialiter ad Christi fideles in Polsnitz, Crüssau, et Hundsfeld, nec non ad omnes Catholicos qui revelationi D. N. Jesu Christi, seu veritati aeternae et sanctae firmiter adhaerent. - Ganganelli. Der Kampfegegen den Iesuitismus. Ein Charaktergemälde für unsere zeit von H. M. E. Latine: Pugna contra Iesuitismum: Characteristica temporum nostrorum imago. - Die Albigenser. Freie Dichtungen von Nicolaus Lenau. Latine: Albigenses. Libera poeParalipomeni alla illustrazione della Sacra Scrittura per monumenti Fenico-Assirii ed Egiziani, di Michelangelo

mata.

Lanci.

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