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di noi, non ci dava diritto di esporci a rischi evidenti colla presunzione di esserne liberati con un miracolo.

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Di nuovo il diavolo (così seguitano, quasi colle stesse parole, entrambi gli Evangelisti) lo trasportò sopra un monte assai alto, e quindi mostratigli tutti i regni del mondo e la loro gloria, gli disse: « Tutto ciò sarà tuo (così S. Luca; tutto ciò ti darò è in S. Matteo), se prostrato a terra mi adorerai. Iterum assumpsit eum diabolus in montem excelsum valde; et ostendit ei omnia regna mundi, et gloriam eorum, et dixit ei: « Haec omnia tibi dabo, si cadens adoraveris me »; e S. Luca aggiunge, avere il tentatore affermato, tutti quei regni essere dati a lui, e lui darli a cui voleva. Quia mihi tradita sunt, et cui volo do illa. E qui da capo i nostri schifiltosi esegeti razionalisti a domandarci, dove mai possa essere cotesto monte così alto, che da esso si scoprano tutti i regni del mondo, volgendo un poco in canzone la semplicità infantile di chi, ignorando la terra essere rotonda, la s' immaginava come un immenso piano, a cui tutto abbracciare coll' occhio basterebbe elevarsi ad una sufficiente altezza; e ciò per non dire dell' altra difficoltà, che vi sarebbe, a comprendere in un guardo tutti i regni del mondo, per la smisurata distanza, che confonde ed impedisce la visione. Alle quali peregrine scoperte i barbassori della scienza inarcano le ciglia, e credono averne abbastanza, per noverare l' incomodo Vangelo tra le favole. Ma per loro disgrazia a queste scoperte nuovissime è stato già risposto sei secoli addietro da S. Tommaso, il quale, con molta semplicità, avea osservato, i regni del mondo potersi molto bene dimostrare, accennando colla mano alle varie plaghe del mondo ove giacciono i varii regni. Così io, in cima alla vostra maravigliosa cupola del Brunelleschi, potrei, stendendo la mano, dire a qualcuno : Ecco colà all'Occidente la Francia, la Spagna e dietro a loro l'Inghilterra e l'America; a Settentrione la Germania, più in là la Russia e la Scandinavia; all'Oriente la Dalmazia, l'Illirio, la Turchia, l'Asia tutta, e finalmente a Mezzodì l' Egitto, la Tunisia, l'Algeria col resto dell' Africa, che loro si protende alle spalle. Con ciò avrei mostrato omnia regna mundi, senza essermi partito dalla piazza del vostro Duomo. Nè è a fare gran caso della padronanza millantata dal diavolo sopra tutti i regni del mondo. Non è mara

viglia, che il padre della menzogna mentisca; maraviglia è bensì che tanti gli credano, e gli si vendano anima e corpo, per ottenerne ciò, che non può dare, o dà solo per loro estrema ruina.

A quella così empia proposta il diavolo non fu ardito premettere, come avea fatto alle due precedenti, il Si filius Dei es: sarebbe stato troppo orribile ed assurdo proporre al Figliuolo di Dio l'adorare una creatura. Ma il Signore, che come osservò S. Tommaso, alle proprie ingiurie non avea dato alcun segno di turbamento, ad una sacrilega suggestione, che feriva direttamente l'onore del celeste suo Padre, exasperatus est, e con accento di santo zelo, lo rampognò dicendo: «Via di quà, seduttore maledetto; chè egli sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo, e lui solo servirai »: Tunc dicit ei Iesus: « Vade, Satana; scriptum est enim: Dominum Deum tuum adorabis, et illi soli servies ». Si leggono quelle parole nel Capo VI del Deuteronomio al verso 13; nè dee fare difficoltà, che ivi nell' ebreo, in luogo di adorabis, si legge (thira), che è propriamente timebis, ritenuto col loro poßnoon dai Settanta; i quali al λatpevces hanno, per maggiore chiarezza, aggiunto póve, cioè soli, che non è negli originali. Ma per gli Ebrei il temere Dio vale altrettanto che adorarlo 18; e dall' altra parte in queste citazioni, che dall'A. Testamento si trovano nel nuovo, più che alle parole, si ha riguardo alla sentenza 19. Dei diversi oggetti della triplice tentazione, e del modo, onde Cristo le trionfò, per insegnarci a trionfare le nostre, vi dirò qualche cosa nella Seconda Parte. Ora ci è uopo compiere questa narrazione, per tornare a nuove testimonianze date dal Battista al Salvatore.

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Fattagli quella imperiosa intimazione del vade Satana 20, la quale costringeva d'interna forza la volontà del maligno più, che ceppi e catena non farebbero un riottoso, il diavolo lo lasciò: Tunc reliquit eum diabolus: ma S. Luca aggiunge, che, compiuta ogni tentazione, cioè tutte quelle, che Cristo volle permettere, il diavolo si ritrasse da lui per infino ad un tempo. Et consummata omni tentatione, diabolus recessit ab illo, usque ad tempus. Colla quale ultima espressione ci si significa, che per allora al demonio fu tolta ogni potestà di tentare come chessia il Signore; anzi a quella maniera esterna e sensibile non potè farlo mai più, come non si legge nell' Evangelo e nelle stesse Scritture averlo mai fatto con altri, dopo che lo ebbe fatto la prima

volta con Eva nel terrestre paradiso. Volle dunque significare l'Evangelista, che tempo sarebbe venuto, in cui esso demonio avrebbe avuta sopra di Gesù balia bene altrimenti feroce e micidiale, che quella volta non avea avuta, alludendo manifestamente al tempo della Passione. Intanto ecco accostarglisi gli angeli e servirlo: Et ecce angeli accesserunt, et ministrabant ei. Colla qual voce ministrare, ed eziandio coll' italiana servire, com'è nel Vocabolario, si deve qui intendere avergli gli angeli, quali umili valletti, apprestato un qualche frugale nutrimento, per ristorarne l'umanità affranta e quasi sfinita dal lungo digiuno. E fu bella e provvidissima bontà divina, che ci simboleggiava quella serena e soavissima contentezza, onde l'uomo si sente tutti ricercati i penetrali intimi della coscienza, dopo che, coll'aiuto della grazia, ebbe combattuta e trionfata una qualche gagliarda tentazione.

V. Di tutto questo fatto S. Giovanni non ha alcun cenno; ma egli, narrando le testimonianze date dal Battista al Salvatore, poichè ebbe detto nel verso 28 del Capo I, che le cose occorse coi Messi di Gerusalemme aveano avuto luogo in Betania al di là del Giordano, si continua, senza più, aggiungendo nel verso 29, che il dì appresso il Battista vide Gesù venire a lui. Da ciò noi inferimmo altra volta (e sarà bene ricordarlo qui), che dunque i discorsi, fatti coi Messi gerosolimitani, dovettero aver luogo nel tempo, che Cristo passò digiunando nel deserto; e che, oltre a ciò, il giorno, in cui a quelli furono dette le ultime cose dal Battista, ed essi partirono, dovett' essere l'ultimo giorno. del digiuno, e quindi il giorno della tentazione. Talmente che, venendo Gesù, dopo di quella, al Battista al di là del Giordano, si trovò esservi venuto il dì appresso, altera die che i Messi, compiuta la loro ambasciata, n'erano partiti. In somma tutto il tratto, in cui S. Matteo e S. Luca narrano la tentazione, si dee collocare di peso tra i versi 28 e 29 del Capo I di S. Giovanni 21.

E pertanto poichè il Battista ebbe veduto Gesù, che veniva a lui, rivolto ai circostanti, e forse protendendo a lui la mano, diè la quarta testimonianza delle sette riferite da S. Giovanni, la quale è quinta per noi, che noverammo come prima la recata dagli altri Evangelisti. Egli dunque vistolo appena, disse: « Ecco l'Agnello di Dio; ecco colui, che toglie i peccati del mondo » :

Altera die vidit Ioannes Iesum venientem ad se, et ait : « Ecce Agnus Dei, ecce qui tollit peccatum mundi ». Sono queste precisamente le parole, che sui nostri altari profferisce il Sacerdote, quando, tenendo in mano Cristo in Sacramento, lo mostra al popolo, prima di darlo in cibo nella S. Comunione. E deh! con quale e quanto affetto dovremmo ascoltarle noi, che conscii dei nostri peccati, ci vediamo innanzi colui che li toglie di mezzo, li abolisce, e ci riconcilia coll' eterno suo Padre!

Egli pare, che, nell'assenza di Gesù, si era, alla predicazione del Battista, destato in molti il desiderio di vederlo; e però, com'egli lo scôrse di lontano, rivolto alla gente sclamò: Ecco l'agnello. Nel greco quella voce ha l'articolo, è άuvos, quasi volesse dire ecco colui, del quale vi ho parlato: quel Venturo, che fu sospirato appunto come agnello: Emitte agnum. Quell'animaluccio poi fu tolto, fino dalla liberazione del popolo giudaico. dell'Egitto nella prima Pasqua, a simbolo del Salvatore, perchè innocuo, paziente, mansuetissimo, cade senza lamento sotto il coltello; e però rappresentava molto bene quel Signore, che, come avea profetato Isaia, sarebbe stato sicut ovis ad occisionem ductus". Nè dee fare difficoltà, che leggendosi qui in singolare peccatum, nella liturgia poi si abbia il plurale peccata. Dovendosi nella prima maniera intendere il peccato originale, ben si può affermare, che quello in radice li contiene tutti; e però non si fa, che esplicarne il concetto rendendolo in plurale. A quelle parole aggiunse il Precursore la ripetizione di altre (sono il verso 30), onde avea già predicata la superiorità e l' anteriorità di Cristo riguardo a lui; le quali essendo state esposte altrove, non è uopo, che qui vi si torni sopra. Piuttosto è da notare, come in quella circostanza il Battista volle rimuovere un certo pregiudizio, che potea nascere dalle sue attinenze personali col Salvatore. Egli e Gesù, come figliuoli di due cognate, erano parenti; e però si potea pensare, che il zelo dell' uno per l'onore dell' altro nascesse da domestiche affezioni, da amicizia, o da altro umano motivo; e però esso Battista qui protesta, che non vi avendo avuto nessuna relazione, neppure lo conoscea di persona (e ciò si deve intendere di prima che lo battezzasse); ma essere venuto, mandato dall' alto, col suo battesimo in acqua, affine di far conoscere il Messia in Israello: « Et ego nescie

bam eum; sed ut manifestetur in Israel, propterea veni ego in aqua baptizans ».

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Questa circostanza del non avere il Battista conosciuto per lo innanzi il Signore, fa sorgere una difficoltà, che a S. Agostino parve gravissima, nella sesta testimonianza, ricordata da S. Giovanni, come resa al Signore stesso dal Precursore. Perciocchè questi, dopo detto di avere visto lo Spirito discendere come colomba e fermarsi sopra di lui, soggiunge: « Ed io nol conosceva; ma colui, che mi mandò a battezzare in acqua mi disse: Sopra chi vedrai lo Spirito discendere e rimanere, quegli è che battezza in Spirito Santo. Et ego nesciebam eum; sed qui misit me baptizare in aqua, ille mihi dixit: Super quem videris Spiritum descendentem et manentem super eum, hic est qui baptizat in Spiritu Sancto ». Dalle quali parole parrebbe doversi inferire, che il Battista non conobbe il Signore, che al segnale della colomba scesagli sopra nel battesimo, la quale gli sarebbe stata da Dio indicata, come indizio per riconoscerlo. Ora da S. Matteo ci si rende indubitato, che egli lo conosceva, non solo come Gesù, ma come il Messia, anche prima di battezzarlo. Di fatti voi ricorderete bene, come Giovanni ripugnò quanto potè a rendere quell' uffizio al Salvatore; e le sue ripugnanze movevano appunto dal conoscere molto bene, non solo la sua persona, ma eziandio la sua qualità di Messia, che lo rendeva tanto a lui superiore; e però gli diceva: Io piuttosto debbo essere da te battezzato; e tu vieni a me! Lo conosceva dunque prima del battesimo; e però non gli si potea dare per segnale la colomba, che sopra gli discese nel battesimo.

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Come dissi testè questa difficoltà diè molto a pensare a S. Agostino, ed il Toledo reca parecchie maniere escogitate a risolverla, e le esamina e le esclude, per poscia stabilire la sua, che naturalmente gli pare da preferirsi alle altre. A me tuttavia sembra, che la più semplice sarebbe dire, il segnale della colomba non essere stato dato a Giovanni, a fine di fargli conoscere la persona di Gesù, e neppure la sua qualità di Messia dell' uno e dell' altro egli aveva piena conoscenza prima di battezzarlo; e però dovette essergli dato quel segno, a fine di prenunziargli, che quel Gesù Messia avrebbe istituito, anzi istituiva allora appunto un battesimo di ben altra portata, che non

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