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NOTE

alla Lezione ventesimanona

7 Matth. III, 2.

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1 Ecco il luogo d' Isaia, come leggesi nella Vulgata, in conformità coll'ebreo : A questo totale abbandono delle cose Primo tempore alleviata est terra Zabu-terrene non si oppone, come osserva l'Alalon et terra Nephthali; et novissimo aggra-pide (in h. 1.) il leggersi (Ioan. XXI), vata est via maris trans Jordanem Ga- che gli Apostoli dopo la risurrezione del lilaeae gentium. Populus, qui ambulabat Signore tornarono alla pesca. Nulla essenin tenebris vidit lucem magnam: habido stato ancora prescritto loro, non mi tantibus in regione umbrae mortis, lux pare da rigettarsi la congettura di quel orta est cis etc. (Isai. IX, 1, 2). I Settanta l'interpetre, che essi cioè il facessero non se ne divariano notevolmente; ma atteso animo repetendi piscationis officium; sed la grande autorità della Vulgata e dell'ori-ut otium fallerent, et mentem, ex Christi ginale ebreo, non accade dimorarsi a com-nece afflictam, hac veteri occupatione reporne le varietà. crearent; e si potrebbe aggiungere ezian

Ho detto, che quel vaticinio d'Isaia dio per sustentarsi la vita. si avverò in Cristo alla lettera; il che non Intorno a questa Provvidenza di avetoglie, che avesse il suo primo avvera- re scelti uomini cotanto rozzi, a fine di mento anche in senso letterale, ma secon- compiere per essi la conversione del mondario, ed inteso dallo Spirito S., in una do, hanno molto discorso i Padri, e molto temporale prosperità di quella regione, es- se ne sono valuti per argomento vittorioso sendo il popolo giudaico figura di Cristo gli Apologisti della Chiesa. Ricorderò que(I. Cor. X, 11); e però non saprei ada-ste sole parole di S. Agostino (In Ioan. giarmi alla opinione del Maldonato (in h. Tract. VII): Volens Christus superborum 1.), che vi vede una semplice accomoda- cervicem frangere, non quaesivit per orazione fattane dall' Evangelista. torem piscatorem, sed per piscatorem lu

3 Nel I dei Macabei (V, 15) si dice, cratus est imperatorem. Magnus Cypriala Galilea essere stata ripiena di stranie- nus orator; sed prius Petrus piscator. Ciò ri (alienigenis); e benchè nel greco ivi si è conforme a quelle parole di S. Paolo legga áλopúhov, per questi non possono (I. Cor. 1, 26): Videte vocationem vestram intendersi, che gli vízo, i Gentili. Delle fratres, quia non multi sapientes secundue Galilee, la superiore e l'inferiore, par- dum carnem, etc. lano S. Girolamo (De locis hebr. ad h. v.) ed il Reland (Palaest. Sac. illustr.)

III. Reg. IX, 11.

10 Vi è chi riferisce a questo fatto quella predizione di Geremia (XVI, 16): Ecce ego mittam piscatores multos, dicit Dominus, et piscabuntur eos.

5 In varii luoghi del Pentateuco, e. g. Num. XXXII, 19; Deut. III, 20, 25; XI, 11 Questa circostanza dei mercenarii 30, si hanno esempi di terra al di quà del lasciati da Giacomo e Giovanni nella barGiordano chiamata 18 terra ca insieme col padre, è notata dal solo al di là del Giordano.

II. Paral. XX, 2.

S. Marco, e da essa rileviamo, che Zebedeo, padre di quei due Apostoli, non era

un pescatore da giornata, ma dovea ave- che furono lungamente nel loro mezzo, re di proprio la barca e prendere dei gar- viene riferito.

zoni per la pesca. Era in sustanza uno di 17 Il verbo σπαράττειν ο σπαράσσειν non quelli, che nei porti di mare i pescatori sempre importa lacerare, dilaniare; ma

chiamano padroni.

12 Psalm. XLIV, 17.

13 Matth. V. 13, 14.

"Ibid. XIX, 28.

15 La voce greca z resa dal Vulgato

spesso vale ancora scuotere forte, scrollare; ed in questo senso lo adoperarono i Settanta (Ierem. IV, 19), e Diod. Sic. (XIX, 34).

18 In quel luogo per dottrina si deve per sine (smetti, lascia, diremmo noi) è una intendere dottore, per uno scambio della specie d'interiezione derivata dall' impe- voce concreta nell' astratta, non raro nel rativo presente del verbo έav (V. Grimm. linguaggio biblico.

Lex. Gr. Lat. in N. T. ad h. v.). È molto 19 Nel v. 14 del Capo VIII S. Matteo analoga questa voce all'oúź resa dal Vulg. si diparte da un certo ordine storico, che (Marc. XV, 29) per Vah. fino al v. 22 del Capo IV avea conser16 È cosa veramente degna di nota, vato. Che poi il miracolo nella guarigione che, dovendo pure avere gli spiriti mali- della suocera di Pietro sia da collocarsi gni una cognizione assai più ampia e più qui, dopo la vocazione dei primi Apostoli perfetta di quella, che possa aversi dagli ed innanzi al lebbroso ed al servo del Cenuomini, delle forze della natura; nondi-turione guariti, ce ne fa fede non solo meno nelle non rare relazioni, che essi S. Luca, ma ancora S. Marco, il quale, spiriti hanno avuto con loro, non è mai avendo scritto prima di Luca, e tenendo avvenuto, che ne ricevessero qualche com- innanzi il Vangelo di Matteo, collocò quelmunicazione di conoscenza veramente utile l' avvenimento, non dove lo avea posto al genere umano. Per cagione di esempio: Matteo, ma qui, dove più tardi lo pose il partito, che si potea trarre per la lo- Luca più di tutti studioso di ordinare i comozione dal vapore compresso, e per la fatti. Si aggiunga, non esservi alcuna ratrasmissione dei segni vocali dalla virtù gione, che ci obblighi a lasciare questo dinamica dell'elettrico, il diavolo l'ha do- fatto dove Matteo lo pose; ma bene ce vuto conoscere ben molti secoli prima di ne ha una, che ci fa intendere perchè egli noi; e certo non le ha imparate da noi. lo trasportasse colà. Avendo egli narrato Ora perchè mai non comunicare quelle del servo del Centurione guarito in Cacognizioni all'antico Paganesimo, che pure farnao, quella guarigione gliene richiamò gli stava sotto la mano? Di ciò non si può alla memoria un'altra compiuta nella città rendere ragione diversa da quella, che medesima, quantunque in tempo diverso. ne rendiamo noi Cristiani; Dio cioè non E veramente, S. Matteo usa talora conaverglielo consentito. Di questo stesso poi giungere nella narrazione due fatti avvela ragione è quella, che ho accennata nella nuti in tempi diversi, per la sola analoLezione; val quanto dire, perchè gli uo-gia di somiglianza, che quelli hanno fra mini dall'acquisto del vero non fossero al- loro. Così nelle risposte date da Cristo ad lettati e trascinati a peggio manciparglisi alcuni, che domandavano di seguirlo, e nel falso. Aggiungerò che al presente la nei due ciechi di Gerico guariti. V. Pamedesima sterilità si osserva, quanto atrizi de Evangelis Lib. II, Nota XXX. comunicazioni di conoscenze utili, sia nello Martyr. Rom. die XXXI Maii. Spiritismo moderno in ciò che può avere 21 Joann. IV, 47. di veramente diabolico, sia tra gli Idolatri e tra i Selvaggi, sopra i quali non è

20

22 Ibid. 52.

23 Quell' imperavit febri, notato dal

piccola la potestà che si esercita dagli spi- solo S. Luca, è una locuzione figurata, riti maligni, secondo che dai Missionari, per significare un atto interiore di volontà

di tale, che con solo quello potea in istanti et dolores nostros ipse portavit. Paragoguarire cui voleva. Dovea tuttavia quel-nandolo colla citazione fattane da Matteo, l'atto interno esprimersi con esterna pa- appena sarebbe a notarsi l'infirmitates in rola, perchè dai circostanti s'intendesse vece di languores, e l' aegrotationes in luoda chi fosse stata operata quella guari-go di dolores: sono diverse voci, che esprigione. mono gli stessissimi concetti. Più note24 Nel ministrabat eis alcuni codici vole è la differenza del verbo nel primo greci in luogo di aurois hanno auto, cioè comma; chè dove in Matteo è accepit, nella ei, a lui; la quale lezione potrebbe signi- versione vulgata d' Isaia è tulit; ma i Setficare, Gesù essere stato il precipuo scopo, tanta hanno pépet, per giunta in presente: pel quale la donna risanata volle servire portat. Tutta la differenza si origina dai in attestato di riconoscenza. Ma quel ser- varii sensi, a cui si porge la originale vigio valeva altresì, per attestare la ve- voce ebraica svɔ (nasa), alla quale S. Girità e la pienezza della guarigione. rolamo, gli Alessandrini, l'interprete greco di S. Matteo diedero diverse voci equivalenti: pure si rimane sempre nel concetto

25 Maldon. in h. 1.

26 Ioan. IV, 26.

27 La recata nella Lezione è la sen-generale di prendere, dal quale si derivò tenza comune dei Padri, p. e. del Criso- il portare, perchè forse per portare bisostomo, di S. Ambrogio, di Teofilatto, di gna prima aver preso. Ad ogni modo quale Eutimio, e di altri, come può vedersi nello che sia la versione preferita, il concetto stesso Maldonato (1. c.), che non lo dis- della profezia resta il medesimo, e non si simula. varia l'applicazione, che ne fa l'Evangelista.

28 I. Petri II, 24.

29 Chrys. in Matth. Homil. XVIII.

30 In quel luogo d'Isaia la Vulgata legge: Vere languores nostros ipse tulit|

31 Luc. X, 15.

32 Luc. XVI, 31.

33 Psalm. CXVIII, 51.

LEZIONE XXX.

Gesù evangelizza per la Galilea. Pesca miracolosa.
Ascende sul monte pel SERMONE.

LUCAE IV.

4. Ut cessavit autem! loqui, dixit ad Simo

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42. Facta autem die nem: Duc in altum, et 35. Et diluculo valde 23. Et circuibat Iesus egressus ibat in deser-laxate retia vestra in surgens egressus abiit totam Galilaeam, docens tum locum, et turbae capturam. in desertum locum, ibi- in synagogis eorum, et requirebant eum, et ve- 5. Et respondens Si-que orabat. praedicans Evangelium nerunt usque ad ipsum: mon, dixit illi: Prae- 36. Et prosecutus est regni, et sanans omnem et detinebant illum, ne ceptor, per totam no-eum Simon, et qui cum languorem, et omnem discederet ab eis. ctem laborantes nihil illo erant. infirmitatem in populo. 43. Quibus ille ait: cepimus: in verbo autem 37. Et cum invenis-. 24. Et abiit opinio eius Quia et aliis civitatibus tuo laxabo rete. sent eum, dixerunt ei: in totam Syriam: et oboportet me evangelizare 6. Et cum hoc fecis-Quia omnes quaerunt te. tulerunt ei omnes male regnum Dei; quia ideo sent, concluserunt pi- 38. Et ait illis: Ea- habentes, variis languoscium multitudinem co-mus in proximos vicos, ribus et tormentis com44. Et erat praedicans piosam; rumpebatur au- et civitates, ut et ibi prehensos, et qui daein synagogis Galilaeae. tem rete eorum. praedicem: ad hoc enim monia habebant, et lunaticos, et paralyticos: V, . Factum est au- ciis, qui erant in alia 39. Et erat praedicans et curavit eos. tem, cum turbae irrue-navi, ut venirent, et in synagogis eorum, et rent in eum, ut audirent adiuvarent eos. Et ve-in omni Galilaea, et dae-eum turbae multae de verbum Dei, et ipse sta- nerunt, et impleverunt monia eiiciens. bat secus stagnum Ge-ambas naviculas, ita ut

missus sum.

nesareth.

7. Et annuerunt so-veni.

pene mergerentur.

2. Et vidit duas na- 8. Quod cum videret

25. Et secutae sunt

Galilaea, et Decapoli, et de Hierosolymis, et de Iudaea, et de trans Iordanem.

V, 1. Videns autem

ves stantes secus sta- Simon Petrus, procidit cobum, et Ioannem, fignum piscatores au- ad genua Iesu, dicens: lios Zebedaei, qui erant tem descenderant, et Exi a me, quia homo socii Simonis. Et ait ad Iesus turbas, ascendit lavabant retia. peccator sum, Domine. Simonem Iesus: Noli ti-in montem: et cum se3. Ascendens autem 9. Stupor enim circum- mere, ex hoc iam ho-disset, accesserunt ad in unam navim, quae dederat eum, et omnes, mines eris capiens. erat Simonis, rogavit qui cum illo erant, in 11. Et subductis ad eum a terra reducere pu- captura piscium, quam terram navibus, relictis sillum. Et sedens doce- ceperant: omnibus, secuti sunt

bat de navicula turbas. 10. Similiter autem Ia-leum.

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eum discipuli eius.

I. 11 N. S. G. Cristo è il Verbo del Padre, cioè la Parola eterna, onde esso Padre conosce e dice se stesso, come ciascun di noi conosce e dice se stesso formandosi questo concetto: Io, coll' infinita differenza nondimeno, che in noi questa interiore parola, onde diciamo: Io, benchè sia, in certa guisa, un altro

noi, è nondimeno cosa tutta accidentale, temporanea, finitissima; per contrario, nel Padre quella parola è sustanziale, eterna, infinita, ed in somma è una Persona divina generata da lui, e nella natura perfettamente uguale, anzi identica a lui. Il quale suo essere di Verbo o Parola mi pare, che Cristo dimostrasse incessantemente nel mondo pel poco tempo, che vi fu pellegrino siccome noi, non solamente perchè l'opera sua consistette principalmente in parola, e per giunta non iscritta, sì solamente parlata; ma eziandio perchè le sue medesime azioni erano parole, cioè segni ad esprimere ora un documento di santo vivere, ora una verità nascosa, ora un mistero futuro. So bene, che anche un puro uomo potrebbe adoperare questo linguaggio, a patto nondimeno, che le cose da esprimere con quello gli siano innanzi note, e che i segni, cioè le azioni, da esprimerle, dipendano tutto ed unicamente da lui. Ma quando le cose da significare, ed i segni da adoperarvi dipendono dall' arbitrio liberissimo di altri, che neppure essi possono sapere ciò che faranno, allora l'adoperare quella maniera di linguaggio non può appartenere, che all' Eterno, cui tutto è presente, ed all' Onnipotente, alla cui azione nulla non isfugge, neppure la libertà dell' arbitrio, la quale liberissimamente bensì, ma pur vi soggiace. In altri termini, l' avere il Signor nostro parlato sì spesso cose occulte o future, non pure colle parole, ma eziandio colle opere, è un altro invitto argomento da aggiungere, se ve ne fosse uopo, ai tanti, che ve ne sono, per la divinità della sua persona'.

Voi vedrete questa mattina, come Gesù, trovandosi così coi suoi discepoli sulla spiaggia del mare di Tiberiade, volendo, per insegnare, assidersi sopra una barca peschereccia, preferì alle altre quella di Pietro, e sopra di essa si assise, e da essa insegnò. Non basta: quinci a poco, volendo rallegrare quei poveri pescatori di una prodigiosa pescagione, la barca a quel favore prescelta fu da capo quella di Pietro. Chi l'avesse allora notato non avrebbe pur sognato di vedervi un mistero; al più vi avrebbe vista una preferenza graziosa concessa dal Maestro all'affettuoso discepolo. Ma poterono forse i secoli posteriori, potremmo noi dire altrettanto? O non vediamo noi la sola nave di Pietro, superstite al naufragio di tutte le altre Chiese apostoliche, essere oggimai la sola, che, attraverso i flutti burrascosi del mondo, veleggia sicura verso il porto della eterna

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