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LEZIONE XXIV.

Prima chiamata di Apostoli; il S. N. torna nella Galilea; Natanaele; Nozze di Cana.

IOANNIS I.

es Simon, filius Iona: tu thanael, et ait: Rabbi, sitae secundum purifivocaberis Cephas (quod tu es Filius Dei, tu es cationem Iudaeorum, interpretatur Petrus). Rex Israel. capientes singulae me37. Et audierunt eum 43. In crastinum vo- 50. Respondit Iesus, tretas binas, vel ternas. duo discipuli loquen-luit exire in Galilaeam, et dixit ei: Quia dixi 7. Dicit eis Iesus: Imtem, et secuti sunt et invenit Philippum. Et tibi: Vidi te sub ficu.plete hydrias aqua. Et dicit ei Iesus: Seque- credis: maius his vi- impleverunt eas usque debis. ad summum

Iesum.

44. Erat autem Philip

38. Conversus autem re me. Iesus et videns eos se51. Et dicit ei: Amen, 8. Et dicit eis Iesus: quentes se, dicit eis:pus a Bethsaida, civita- amen dico vobis, videbi-Haurite nunc et ferte Quid quaeritis? Qui di-te Andreae et Petri. tis coelum apertum, et architriclino. Et tulexerunt ei: Rabbi (quod 45. Invenit Philippus Angelos Dei ascenden-runt.

architriclinus aquam vinum factam,et non scieII, 1. Et die tertia bat, unde esset (mininuptiae factae sunt in stri autem sciebant, qui Cana Galilaeae, et erat hauserant aquam), vocat Mater Iesu ibi. sponsum architriclinus.

dicitur interpretatum Nathanael, et dicit ei: tes et descendentes su- 9. Ut autem gustavit Magister), ubi habitas? Quem scripsit Moises in pra filium hominis. 39. Dicit eis: Venite.lege, et prophetae, inet videte. Venerunt, et venimus Iesum filium viderunt ubi maneret, Ioseph a Nazareth. et apud eum manserunt 46. Et dixit ei Nathadie illo: hora autem erat nael: A Nazareth poquasi decima. test aliquid boni esse? 40. Erat autem An-Dicit ei Philippus: Ve-et dreas,frater Simonis Pe-ni et vide. tri, unus ex duobus, qui 47. Vidit Iesus Nathaaudierant a Ioanne, et nael venientem ad se, secuti fuerant eum. et dicit de eo: Ecce 41. Invenit hic pri-vere Israelita, in quo mum fratrem suum Si-dolus non est. monem, et dicit ei: In- 48. Dicit ei Nathanael: mulier? Nondum venit venimus Messiam (quod Unde me nosti? Respon-hora mea.

2. Vocatus est autem Iesus et discipuli eius ad nuptias.

10. Et dicit ei: Omnis homo primum bonum vinum ponit: et

3. Et deficiente vino, cum inebriati fuerint, dicit Mater Iesu ad eum: tunc id, quod deterius Vinum non habent. est tu autem servasti 4. Et dicit ei Iesus bonum vinum usque adQuid mihi et tibi est, huc.

11. Hoc fecit initium signorum Iesus in Cana est interpretatum Chri-dit Iesus, et dixit ei: 5. Dicit Mater eius Galilaeae; et manifestastus). Priusquam te Philippus ministris : Quodcumque vit gloriam suam: 42. Et adduxit eum ad vocaret, cum esses sub dixerit vobis, facite. crediderunt in eum diIesum. Intuitus autem ficu, vidi te. 6. Erant autem ibi la-scipuli eius.

eum Iesus, dixit: Tu 49. Respondit ei Na-pideae hydriae sex po-|

et

I. on so se avete mai, miei riveriti Ascoltatori, considerato quanto sia stata sapientemente benigna la Provvidenza divina nell'ordinare, che ha fatto, il mondo fisico ed il morale per guisa, che tutti abbiano presentissimo ed incessante bisogno di tutti; tanto che, dai primi vagiti dell'infanzia fino agli ultimi aneliti

dell'agonia, appena si troverà cosa, che l'uomo possa fare veramente da sè, senza che vi entri, in un modo od in un altro, l'opera, diretta od indiretta, dei suoi simili. Con ciò si veniva a stabilire una vicenda assidua di bisogni sentiti da una parte, e di uffizii resi dall' altra, i quali richieggonsi imperiosamente gli uni gli altri, e nella sola reciprocanza si possono terminare, con quell' incremento di benevole relazioni, che sorgono dalla generosità di chi fa il servigio, e dalla gratitudine di chi lo riceve. Vicenda assidua, che è forse il meglio, onde si decori e rallegri questa povera umana natura nel suo travaglioso pellegrinaggio terreno. E così non venissero, come pur troppo vengono, i turpi egoismi e gli artificiosi interessi ad estenuare e quasi disseccare affatto questa fonte di affettuose comunicazioni tra gli uomini; per la quale principalmente la umana convivenza si differenzia dallo sciame delle api, dalla colonia delle formiche, dalla frotta dei castori o d' altri siffatti animali gregarii.

Ma buon per noi che, oltre a questa scambievole comunicazione di beni naturali, Iddio ne ha introdotta nell' umano consorzio un'altra di beni soprannaturali, feconda di effetti tanto più preziosi, quanto questi secondi beni sono più nobili dei primi. Di fatti, egli ha voluto, che, nella nuova legge evangelica di tutte le sue grazie fossero ministri uomini siccome noi; sicchè a riunirci in una sola grande famiglia venissero ad aggiungersi queste attinenze spirituali, che se sono meno sensibili delle umane, sono di queste, senza paragone, più intime e più perfette. Una siffatta provvidenza a salute del mondo fu da Cristo S. N. iniziata, quando chiamò a sè, come cominceremo a vedere questa mattina, i primi Apostoli, per poscia chiamarne altri, e quindi conferire a tutti quelle potestà, le quali, trasmesse da loro a tutto il Sacerdozio cristiano, per quanto è larga la terra, e per quanto dureranno i secoli, si rendono a voi ministri dei massimi beni, che abbiate in questo mondo, perchè sono via e pegno di quelli, che sperate nell' altro. I sinceri Cristiani sanno tutto ciò, e lo sperimentano, e se ne giovano, professando affettuosa riverenza ai padri delle anime loro; chè quanto agli altri, essi debbono sentire una peculiare avversione pei Ministri di Dio: non foss'altro, i benefizii che ne ricevettero, e le ingiurie che loro fanno, per anime come le loro, sogliono essere cagioni efficacissime di malevolenza. E pur troppo vera

quella parola di Tacito: L'indole perversa dell'uomo gli fa odiare cui ebbe offeso: Humani ingenii est odisse quem laeseris.

Esposta pertanto nella odierna Lezione la prima chiamata, e forse si direbbe meglio la prima ammissione di Apostoli (chiamati formalmente non furono, che alquanto più tardi), dirò ancora del primo miracolo, onde il Signore si manifestò pel Messia ad Israello.

II. Nei fatti che narrerò oggi, e nei molti altri, che seguiranno, voi non dovete immaginare di vedere attuato un disegno fatto da Dio a priori, e poscia da lui eseguito, valendosi delle volontà umane, come d'instrumenti inanimati, alla maniera, onde il pittore si vale delle tinte, per distendere sulla tela il concetto, che ha concepito in mente, od ha già delineato sul cartone. Il concepire la cosa a quella maniera è la cagione, per la quale i fatti evangelici ci sembrano talora troppo tenui, troppo meschini, e quasi che non dissi poco degni di Dio. Ma quella maniera immaginata da noi non è la vera: la vera è, che in quei fatti (e dite lo stesso di tutti gli altri) gli uomini operavano quel che volevano col loro libero arbitrio, secondo le loro abitudini e le loro propensioni naturali, buone o ree che fossero; e però voi non vi dovete aspettare, che vedere fatti, ascoltare discorsi in conformità di quelle. Tra povere borgate della Galilea, da popoletto minuto ed incolto, avreste mal garbo a pretendere i fatti ed i discorsi di Sparta, di Atene e di Roma. In quella nondimeno, che gli uomini operavano ciò, che liberamente volevano, e tutto andava secondo il corso consueto delle cose umane, Iddio, salvo sempre il loro libero arbitrio, ne temperava con interna operazione le volontà per guisa, che ne seguisse l'effetto, che era già stato, nel consiglio della sua Provvidenza, divisato e voluto. Come ciò sia, potrà essere un mistero; ma che ciò sia, è indubitato; e dobbiamo tenerlo ben presente al pensiero ogni qual volta ci avviene di riscontrare nelle opere degli uomini adempiuti i disegni di Dio.

Quando il Battista, nell' ultima testimonianza, che riferimmo, e fu la settima, ma sesta delle riportate nel Capo I di S. Giovanni; quando, dico, il Battista, vedendo passare il N. Signore, avea detto: Ecco l' Agnello di Dio, vi dovea essere presente

un qualche gruppo di persone, come a quella scala per traghettare il Giordano non ne potea mancare giammai. Di tutti i presenti, due soli, che qui si chiamano discepoli, e vuol dire del Battista, non di Gesù, che non ancora ne avea, furono scossi da quella parola; e, staccatisi dal gruppo, raggiunsero Gesù, che andava, e senza osare di appressarglisi, lo seguitavano chetamente: Et audierunt eum (Ioannem) duo discipuli loquentem, et secuti sunt Iesum. Qui vedete in atto ciò, che in teorica tutti sappiamo. Che molti ascoltino e due soli si muovano, non dee parere strano a noi, i quali siamo usi a vedere nelle nostre chiese moltissimi, che ascoltano, senza che si muova nessuno. È nondimeno certissimo, che quei due andarono perchè liberamente vollero; ma non è men certo, che a volere andare furono mossi da un soave attraimento per opera della grazia, senza il quale certamente non sarebbero andati1; e per contrario quei che, udite le stessissime parole, nondimeno si restarono, non si mossero, ebbero anch'essi l'attraimento della grazia, ma si rifiutarono a seguitarlo.

Intanto Gesù voltosi a quei due e vedendoli, che seguitavanlo, disse loro, quasi per dar loro animo ad accostarglisi e parlare: «Che cosa cercate voi? » E quegli : « Maestro, dove alberghi? » Ciò chiesero manifestamente per avere agio di parlargli a piè fermo, come fu osservato dal Crisostomo. Conversus autem Iesus et videns eos sequentes se, dicit eis: « Quid quaeritis? » Qui dixerunt ei: « Rabbi... ubi habitas?? » La quale voce Rabbi è ebraica; ma nel greco, e quindi ancora nel latino venne o dall' Evangelista stesso nel primo caso, o dall'interprete latino nel secondo, voltata in parentesi per Magister. Allora il Signore disse loro molto benignamente: « Venite e vedete ». Quelli vennero e videro dove albergava, e rimasero con lui quel giorno; era poi quasi l'ora decima. Dicit eis: « Venite et videte ». Venerunt et viderunt ubi maneret, et apud eum manserunt die illo; hora autem erat quasi decima. Avendo luogo queste cose verso la spiaggia del Giordano, regione deserta o poco meno, quell'albergo, ove Gesù dimorava, e dove accolse quei due, che nel richiesero, non potè essere altro, che qualche meschino ricovero di paglia o di legno, del quale il padrone gli permetteva l'uso o per gratuita benevolenza, o per modicissima retribuzione. L' Evangelista poi aggiunge, che dei due,

i quali, avendo ascoltata la parola del Battista, aveano seguitato Gesù, e da lui furono accolti, uno era Andrea, fratello di Simon Pietro: Erat autem Andreas, frater Simonis Petri, unus ex duobus, qui audierant a Ioanne, et sequuti fuerant eum. Qui voglionsi notare alquante cose.

III. Questo avere l'Evangelista Giovanni registrato il nome d'uno dei due, e taciutolo dell'altro, è dai Padri e dagl' Interpreti tenuto per indizio assai chiaro, che dovett' essere egli medesimo quell' altro; maggiormente che quel modesto riserbo di non menzionare il proprio nome, fu stile suo consueto, come apparisce da altri luoghi del suo Vangelo. Vuole poi chiarirsi in qual modo presso gli Ebrei fossero distinte e numerate le ore del giorno, per intendere a quale delle nostre rispondesse l'ora decima, quando qui dicesi essere avvenuto quel fatto; ed anche per gli altri casi, in cui saranno menzionate altre ore del giorno o della notte. Gli Ebrei pertanto, come la più parte degli Orientali, dividevano il giorno propriamente detto, cioè tutto il tempo, che il sole stà sull'orizzonte, dal nascere al tramontare, in dodici parti uguali, ed erano le ore diurne; le quali per conseguenza riuscivano, per le varie stagioni, più brevi o più lunghe, essendo la variabile durata del giorno partita nell'invariabile numero di dodici : questo ci è significato da quella domanda: Nonne duodecim sunt horae diei? Per comodo poi degli uffizii religiosi e degli usi civili, dividevano le dodici ore diurne in quattro ternarii; dei quali il primo si compiva al fine dell'ora terza, e però si chiamava Terza; il secondo al fine della sesta, e chiamavasi Sesta, e cadeva appunto nel mezzogiorno; il terzo alla nona, che quindi si diceva Nona, ed il quarto alla duodecima. Alla stessa guisa il tempo notturno, a cui misurare non si sa che gli Ebrei avessero acconcio strumento, era diviso in quattro parti uguali, che si chiamavano vigilie, perchè ognuna di esse misurava il tempo, che vegliavano le scolte negli eserciti, od i pastori sopra le loro greggie. Dicendosi pertanto quì, che quando quei due discepoli del Battista entrarono in quel qualsiasi ricetto, dove Gesù dimorava, era quasi l'ora decima, vuol dire che vi mancavano circa due ore al tramonto; le quali, essendo allora non molto lontano l'Equinozio di primavera, non doveano essere molto più brevi delle nostre. Piuttosto rimane

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