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Che poi questa Salim fosse l'antichissima Salem, in cui regnò Melchisedec, lo avea pensato lo stesso S. Girolamo, ma i moderni esegeti ora lo tengono per certissimo. In fine nuove e più diligenti ricerche di dotti viaggiatori hanno stabilito, quell'Enon essere stata posta dove ora scorre un rivo chiamato dai moderni Arabi Ain Phirun, otto miglia appunto lontana dalla città, che antichissimamente detta Bethsan", abitata poscia da Sciti, ebbe nome di Scitopoli, l' urbs maxima decapoleos, come la chiama Giuseppe Flavio, ed ora, ripigliata con piccola varietà l'antica denominazione, si chiama Bisan.

III. Questa singolare circostanza, che, allo stesso tempo, e quasi nello stesso luogo si amministrassero due battesimi, i quali certamente non ripugnavano tra loro, e neppure si escludevano, in quanto il meno perfetto di Giovanni potea essere utile disposizione a ricevere il perfettissimo di Cristo; questa circostanza, dico, porse motivo ad appiccarsi una quistione, intorno al rispettivo pregio di quei battesimi, tra i discepoli di Giovanni ed alcuni Giudei. E che quella, diciamo così, concorrenza fosse la cagione del piato, mi pare abbastanza espresso dal greco; dove essendosi detto, che anche Giovanni battezzava, e venendosi a narrare della questione sorta, vi si passa non con un autem, com'è nel latino, ma coll'ov che vale igitur, dunque. Dove poi il latino ha cum Iudaeis, ed i comuni testi greci, in conformità di quelli, leggono perà Iovdziov in plurale, codici greci autorevoli hanno μετὰ Ἰουδαίου in singolare, seguiti in ciò dal Crisostomo, da Eutimio, da Teofilatto, da Nonno e da altri; e può bene essere, che uno venisse in nome e per delegazione di parecchi. Che che sia di ciò, il fatto è, che nè l'uno, nè i molti erano discepoli di Gesù, ma niente più che semplici Giudei, i quali, avendo saputo di quei due battesimi, avranno voluto valersene per mettere male biette tra i due predicatori, quantunque essi forse non credessero nè all'uno, nè all'altro; mestiere, che, in certi casi analoghi, fu praticato in tempo non remoto da alcuni falsi zelanti, che attizzando gare tra i varii ordini di ministri del Santuario, col pretesto di tutelare gli uni dalla prevalenza degli altri, ottenevano di screditarne alcuni e debilitarli tutti. E mi confermo nel pensiero, che quei Giudei non ne capissero niente dal notare, che, in quella quistione, non

fu nominato il battesimo, ma si trattò di purificatione, πɛpi xaбapμо, com'è nel greco; perchè coloro s'immaginavano, che quelle lavande fossero qualche cosa di somigliante alle purificazioni giudaiche, delle quali tante e sì svariate erano state introdotte dalla superstizione farisaica.

Venuti pertanto al Battista, quasi per ingelosirlo dei tanti, che concorrevano a Gesù pel suo battesimo, gli riferirono, come qualmente quel tale, che era con lui al di là del Giordano (intendono di Gesù, e di Betania), al quale esso Battista avea resa testimonianza, quegli appunto si era messo a battezzare, e tutti andavano a lui: Et venerunt ad Ioannem, et dixerunt ei: Rabbi, qui erat tecum trans Iordanem, cui tu testimonium perhibuisti, ecce hic baptizat, et omnes veniunt ad eum. Guardate! Sono le solite arti dei seminatori di zizzania! E cominciano dall' esagerare stranamente il fatto, affermando che tutti andavano da Gesù omnes veniunt ad eum, quando dal testo è indubitato, che, per quel tempo anche il Precursore battezzava, e però da alcuni si dovea andare a quell' effetto anche da lui. Fu come un dirgli Ecco bel merito, che ti rende colui del servigio, che gli facesti! Tu lo lodasti, lo esaltasti tanto; ed egli del credito da te acquistatogli si vale, per trarre tutto a sè, e poco meno che non ti lascia diserto di discepoli. Giovanni, il quale sapea di essere stato mandato per attestare la divina persona e la missione di Gesù: ut testimonium perhiberet, pensate se potea farsi cogliere a quel laccio della gelosia di mestiere e d'ignobili invidiuzze! Fu molto, che non rispondesse colla severità, che si meritavano, a quegli stolti zelanti del suo onore; ma compatendo alla coloro insipienza, ne prese occasione di rendere al Salvatore una nuova testimonianza della sovrana preminenza di lui a rispetto di sè; e lo fece con parole, che forse più delle altre ci esprimono quel suo tipo specialissimo di concepire e di parlare, dal quale si rivela l'uomo, che, insueto del mondo, lontano da ogni consorzio dei mortali, avea tutta passata l'austerissima sua vita nel silenzio e nella solitudine dei deserti. Maniera tutta sua propria, la quale si rende tanto più singolare, quanto che l' Evangelista suo omonimo nel riferire gli altrui discorsi, non vi aggiunge affatto nulla di quei tenui artifizii, che pure si reputano indispensabili, quando la parola dal

l'essere parlata passa ad essere scritta: egli la rese precisamente tal quale fu pronunziata.

Prima tuttavia di esporvi le schiette e sublimi verità, onde il Battista, per la ottava ed ultima volta, quanto almeno si sappia dagli Evangeli, fece di stornare da sè ogni ammirazione ed ogni laude degli uomini, per tutte rivolgere l'una e l'altra al Signor suo, stimo pregio dell'opera raccomandarvi un frutto molto prezioso, che noi ne potremmo trarre, col giovarcene a rimuovere da noi un danno, o certo a cessare da noi un pericolo, a cui ora più che per l'addietro sono esposti i buoni. Per le tante necessità morali, religiose e materiali, che i nuovi tempi hanno fatto sorgere nei nostri popoli, è avvenuto che molte persone dell' uno e dell'altro sesso abbiano intraprese opere di carità e di zelo, cercando dalla unione quel coraggio e quella forza, che dai singoli non si potrebbero avere. Opere veramente sante, e che sono uno dei non pochi beni, che Iddio sa trarre dal male, che fanno gli uomini. Tuttavia dobbiamo stare ben sull'avviso a non gonfiarcene puerilmente, a non farne troppo rumore, quasi si cercasse dal plauso della terra una ricompensa, la quale non sarà mai degna di un Cristiano, se non viene dal cielo. Se non prendiamo di ciò guardia assai sollecita, corriamo grande rischio di cadere in molte debolezze pregiudizievoli non poco a noi sempre, ed alle nostre opere quasi sempre. Di quelle debolezze toccherò due sole, le quali mi paiono al presente costituire un po' più che un semplice pericolo.

La prima di quelle due sarebbe il guernire di mostre, più o meno fittizie, cose per loro medesime esilissime, immaginandoci forse che così i buoni siano per concepirne coraggio, ed i malvagi rispetto, senza badare, che l'uno e l'altro sarebbero indegni di noi, e di breve durata, quando non avessero a fondamento la verità. La seconda debolezza consisterebbe nel guardarsi da noi con poco gusto, e quasi che non dissi con rammarico il bene, che nello stesso genere si facesse da altri; come se temessimo fosse furato a noi l'onore, che altri in quel campo si acquistasse. Questo sarebbe un lasciarsi cadere a piè pari in quelle meschine gare, che i Giudei tentarono indarno soffiare nel Battista. Noi contro queste suggestioni, non dei Giudei, ma dell'amor proprio peggiore dei Giudei, ci troveremo ben pre

muniti se, levandoci sopra le grette tendenze della guasta natura, sapremo desiderare unicamente l'onore di Dio, nel bene dei nostri fratelli: purchè ciò si ottenga, ne saremo sempre soddisfattissimi, siane chi si voglia l'operatore, o meglio diremo lo strumento, che al Signore è piaciuto adoperarvi. La digressione (se pur merita questo nome) vi sarà paruta un po' lunghetta; ma, misurata col bisogno che ne abbiamo, dovrebbe forse sembrarvi breve. Ora ci sarà più utile udire la maniera, onde il santo Precursore rigettò quelle insinuazioni garose.

Trattandosi di preminenze intorno a doni spirituali, egli cominciò dallo stabilire, come nessuno può averne alcuna parte, se non gli sia data dal cielo; cioè da Dio, che n'è l'unico dispensatore: « Non potest homo accipere quidquam, nisi fuerit «ei datum de coelo ». Ora standone a questa norma, egli già fin da principio avea dichiarato a chi dei due fossero state date da chi solo potea le prime parti; e però ora, parlando a quei zelatori indiscreti, se ne appella a ciò, che essi stessi testè aveano detto del testimonio da lui reso a Gesù, soggiungendo: « Voi « medesimi mi attestate, come io abbia già detto, non essere « io il Cristo, ma essere mandato innanzi a lui, per preparargli « la via: Ipsi vos mihi testimonium perhibetis, quod dixerim: «Non sum ego Christus; sed quia missus sum ante illum ». Con ciò restava solennemente affermato di nuovo, Gesù essere il Cristo; lui Giovanni non avere altro uffizio, che di ministro mandato a preparargli la via. E qui, assorgendo ad un concetto, che più tardi fu largamente esposto da S. Paolo, per significare come egli, lungi dallo ingelosire della sequela sempre crescente di Gesù, ne prendeva anzi inestimabile allegrezza, ci rappresenta lo stesso Gesù come uno sposo, che celebra le sponsalizie colla sua Chiesa, di cui allora poneva le fondamenta, ma la quale non avrebbe perfettamente acquistata, che col suo sangue sopra la croce Quam acquisivit sanguine suo. Secondo un siffatto concetto, asserisce il Battista, che Gesù era veramente sposo, perchè avea una sposa, la santa Chiesa cioè, come dissi poc'anzi; esso Giovanni non essere, che l'amico dello sposo, il paraninfo diceano gli antichi, il quale gli sta accanto, e ne ascolta la voce, e n'è ripieno di sommo gaudio: « E questo mio gaudio (soggiunge) oggimai è compiuto: Qui habet sponsam, sponsus est: « amicus autem sponsi, qui stat et audit eum, gaudio gaudet

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« propter vocem sponsi1o. Hoc ergo gaudium meum impletum «est». Dalle quali parole mi pare d'intendere, che il santo Precursore già vedeva compiuta la brevissima sua carriera; e presentendo vicina la sua morte, se ne consolasse dall'essere stato quasi il paraninfo nelle ineffabili sponsalizie del suo amico; e bene, senza offesa della modestia, si chiama qui amico piuttosto, che ministro; perchè, essendosi qui tolta la immagine dalle allegrezze domestiche, queste, più che dai servi, soglionsi partecipare dagli amici. Così questo gaudium meum impletum est mi suona quasi un eco del Nunc dimittis di Simeone. Questi lo dicea sul declinare della vita, Giovanni sul fiore degli anni, quando ancora non aveane toccato il mezzo; ma entrambi si dipartivano consolatissimi dalla terra, perchè vi aveano veduto coi proprii occhi l' Aspettato da tanti secoli. E noi pure, miei amatissimi, (si! speriamolo con ferma fiducia nella bontà divina) noi pure, se avremo ben conosciuto ed amato Cristo Gesù in questa vita, noi altresì, sul punto di uscirne, potremo dire, che il nostro gaudio fu compiuto; potremo ripetere il Nunc dimittis, perchè non ci dovrà davvero increscere il morire, quando avremo ottenuto ciò, per cui solo ci fu data, e per cui solo ci dovett'essere cara la vita.

Per tal modo già cominciavasi ad avverare quello, che lo stesso Giovanni immediatamente dopo soggiunse; cioè, che << Gesù avrebbe dovuto crescere e lui sminuirsi : Illum oportet « crescere, me autem minui»; e deve intendersi nella estimazione degli uomini, della quale, con quei pretesi zelanti, allora si stava trattando. Di fatti, esso Battista sulle prime mosse ebbe a risplendere solo, richiamando a sè tutti gli sguardi, fino a far credere ch'ei fosse il Cristo; ma quando il vero Cristo cominciò a mostrarsi, la luce del Precursore venne a mano a mano ad impallidire; ed egli, che n'era il foriero, non che ingelosirne, contribuì, quanto potè, a rendere sempre più cospicua e chiara quella luce; di tal che potè dire compiuto il suo gaudio, quando, ritirandosi dalla terra, la lasciava sul punto di essere inondata dagli splendori del Signor suo ". Per somiglianza (e lo notarono il Crisostomo e S. Cirillo) di quella tremolante stella mattutina, foriera bellissima del sole, la quale splende vivace nell'oscuro cielo fin che il sole è nascoso alla terra; ma a misura, che quel gigante dei pianeti si avanza dall'oriente, la modesta stella am

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