Poesie di Ossian, Volume 1

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Società tipog. dei classici italiani, 1820 - 432 pages
 

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Page 12 - Io non avea per istrumento della mia fatica che una lingua felice a dir vero, armoniosa, pieghevole forse più di qualunque altra, ma assai lontana (dica pur altri checché si voglia) dall'aver ricevuto tutta la fecondità e tutte le attitudini di cui è capace, e per colpa de' suoi adoratori eccessivamente pusillanime.
Page 319 - ... opera poetica sta nel metro; e già il Cesarotti scrisse: « I traduttori, volendo mettere in vista la difficoltà delle traduzioni, calcano unicamente sopra la diversità del linguaggio, ma non mostrano di sentire un'altra difficoltà, con cui è lor necessario di lottare, e che, per mio credere, è ancora più grande: voglio dire quella che nasce dalla diversità della versificazione.
Page 253 - Cona ss non veggo più), così vid'io due sconci petrosi scogli trabalzati e svelti dall'orrid'urto di scoppiante piena; volvonsi quei da un lato all'altro, e vanno ad intralciarsi le lor querce antiche 60 colle ramose cime; indi cozzando piombano assieme, e si strascinan dietro sterpi e cespi ammontati...
Page 184 - Nella prima edizione s'era tradotto : « ed il suo spirto / sgorga nell'alme degli estinti eroi». Questo senso di fatto sembrava il più convenevole. La canzone di Carilo non si riferisce per nulla ai guerrieri irlandesi viventi, ma solo a Crugal già morto. La mischia era già appiccata, ei combattenti avevano altro che fare, che badare al canto di Carilo, che in luogo d'ispirar loro entusiasmo di guerra, avrebbe illanguidito il loro spirito colla sua patetica lamentazione. Pure se il principio...
Page 261 - Andò d'Adone il figlio, ed all'orecchio dell'età si fece: «Allado, abitator della spelonca, 255 tu che tremi così, di', che vedesti cogli antichi occhi tuoi?». «Vidi» rispose «Ullino, il figlio di Cairba; ei venne come nube dal Cromia, alto intonando disdegnosa canzon, siccome il vento 260 entro un bosco sfrondato. Ei nella sala entrò di Selma: "Esci," gridò "Landergo, terribile guerriero, escine; o cedi a me Gelcossa, o con Ullin combatti".
Page 19 - ... uomo bensì dotto e pregevole per molte sue qualità, ma che certo era il più trasportato e feroce omerico che mai fosse al mondo. Egli avrebbe assai volentieri fondato un ordine di cavalleria militare a gloria di Omero, e sarebbe ito in capo al mondo per battersi in campo chiuso con chiunque non giurava che la sua Dulcinea letteraria4 era il modello archetipo della perfezione. Il termine di Dulcinea spiega appunto adeguatamente le sue strane immaginazioni intorno a questo poeta. Imperciocché...
Page 200 - Soavi note, dilettose istorie, raddolcì trici de' leggiadri cori! — soggiunse Cucullin — tal molce il colle rugiada del mattin placida e fresca, quando il sogguarda temperato il sole, 5 e la faccia del lago è pura e piana. Segui, Carilo, segui: ancor satollo non è '1 mio cor. La bella voce sciogli, dinne il canto di Tura, il canto eletto che...
Page 225 - Fingal si compiace della sua generosa indole, e gli da le lezioni del vero eroismo. Che bel soggetto per un quadro! Fingal in mezzo, appoggiato sullo scudo in atto d'ammaestrar il nipote: i cantori stan con le mani sospese sull'arpa per ascoltarlo. Gli altri eroi siedono per ordine con diversi atteggiamenti d'ammirazione, più sedata nei guerrieri provetti, nei giovani più vivace. Gaulo in disparte, pensoso ed alquanto torbido. Oscar in piedi dirimpetto a Fingal, pendente dalla sua bocca, con la...
Page 140 - Morven, di cui si fa menzione in altri luoghi di queste poesie (C.); e l'agii piede impenna: in luogo di questo emistichio nel testo si ha: «il tuo candido fianco, il tuo fianco ch'è candido come la spuma del turbato mare, quando gli oscuri venti lo spingono contro la mormorante roccia di Cuton >. Nell'edizioni precedenti questo luogo s'era tradotto letteralmente. Ora non ebbi cuore di farlo, e volli salvar l'onore piuttosto che le parole di Ossian. Era questo il momento di osservar la bianchezza...
Page 190 - ... Nella sala di Muri ei da' prim'anni 355 l'arte del brando apprese, e d'amistade strinsesi a Cucullin; fidi alla caccia n'andammo insieme; era comune il letto. Era a Cairba, già signor d'Ullina, Deugala sposa: avea costei nel volto 360 la luce di beltà, ma in mezzo al core la magion dell'orgoglio. Ella invaghissi di quel raggio solar di gioventude, del figlio di Damman. «Cairba...

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