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Da quanto qui udimmo risulta chiarissimo ch'ei considera l'Anima così tripartita, vivente, senziente, razionale.

Pone la prima tutta sola, perchè per se può esser Anima; e questa corrisponde alla Memoria.

Pone la seconda unita alla prima, perchè senza quella essere non può; e questa corrisponde alla Volontà.

Pone la terza unita alle altre, perchè tutte le comprende; e questa corrisponde all' Intelletto; e aggiunge nel capitolo seguente che a quest' Anima pensando, vera umana e meglio angelica, ei quasi parea di fuori alienato.

Or avendoci egli detto di aver fatto due parti di sè, chiamate Cuore ed Anima, o Appetito e Ragione, o Volere e Intelligenza, sicurissimo diviene ch'egli ha diviso l'Anima senziente e l' Anima razionale.

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Quest'ultima è appunto quella di cui si finse amante, detta da lui donna gentile, e da lui stesso così definita. Per donna gentile s'intende la nobil Anima d'ingegno, libera nella sua potestà ch'è la ragione.”

Ei considerò la sua donna gentile o la sua nobil Anima (che sono la stessa cosa) astrattamente, parola che, sciolta ne' suoi elementi latini, vale abs tracta mente, o mente ab se tracta; da che nacque tutta la sua metafisica fantasmagorìa che si riduce a ciò: Con la Mente o Anima fuori di sè tratta, ei considerò la sua Anima o Mente fuori di sè posta, talchè vedeva la razionale guardar la senziente, e questa quella, ed ei v'era per terzo a compiere il numero, poichè figurava la vivente, che per sè può esser Anima; onde pose le due prime in due camere, e la terza in una parte, perchè era partita o divisa dalle altre. E siccome quelle due prime anime eran le sue, così si guardavano fra loro con gli occhi suoi, posti fuori degli strumenti loro. Per tal modo la sua Mente nel guardar la sua Mente, sè in sè rigira. Questo sì ch'è arzigogolo, e proprio coi fiocchi.

Nel capitolo stesso ei distingue tre amori, cioè di chi solo vive, di chi vive e sente, e di chi vive, sente e ragiona; e perciò dice che l'uomo "tutti questi amori puote avere, e tutti gli ha;" ma che per sua natura angelica e razionale “ha l'uomo amore alla Verità;" e che ciò costituisce l'amore dell'Anima

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filosofante, che si specchia nella bellezza degli occhi suoi : Quando apparisce la bellezza degli occhi suoi a lei, che altro è a dire se non che l'Anima filosofante non solamente contempla la Verità, ma anche contempla il suo contemplare medesimo* e la bellezza di quella (Verità), rivolgendosi sopra sè stessa (“e sè in sè rigira”), e di sè stessa innamorando per la bellezza del primo suo guardare." (Conv. p. 196.) "L'Anima umana vuole a Dio essere unita, per lo suo essere fortificare. (Onde lo spirito, ch'era nella camera del cuore, nel veder la donna disse: Ecce Deus, fortior me, veniens dominabitur mihi.) E quest'unire è quello che noi dicemo Amore, per lo quale si può conoscere qual è dentro l'Anima, veggendo di fuori quello che ama quest' Amore, cioè l'unimento della mia Anima con questa gentil donnat, nella quale della divina luce assai mi si mostrava. Dal mio amore continui pensieri nascevano, miranti e disaminanti lo VALORE di questa donna (o Anima) che spiritualmente fatta era colla mia Anima una cosa sola." (ivi. p. 145.)

Misteri del terzo cielo son questi e udremo da chi avea letteraria corrispondenza con Dante intorno a quegl'ineffabili arcani, che ambidue erano stati nel terzo cielo; ei dirà queste precise parole: "Io dal terzo cielo son trasformato in questa donna, talchè non so che fui (perchè era già diviso dalla Memoria): il mio Intelletto comprese forma di lei: dunque Io son Ella." E Dante spiega così: “Ad quæ intelligenda sciendum est, quod Intellectus humanus in hac vita, propter connaturalitatem et affinitatem quam habet ad substantiam intellectualem separatam, quando elevatur, in tantum elevatur ut Memoria, post reditum, deficiat, propter transcendisse humanum modum; et insinuatur nobis per Apostolum ad Corinthios loquentem, ubi dicit: Scio hujusmodi hominem (sive in corpore sive extra corpus nescio: Deus scit), quoniam raptus est in Paradisum,

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Ond' ei mirava un'Anima sua guardare nell' altra Anima sua, ossia contemplava il suo contemplare medesimo.

+ Se per donna gentile s'intende la nobil Anima, com' ei dice, qui chiaro esprime l'unimento della sua Anima con la sua Anima; il che costituisce lo sposalizio dell' Intelletto con la Volontà, detto lo sposalizio di Amore con la Donna.

et audivit arcana verba quæ non licet homini loqui?' (Ad Cor. xii. 3.) Ecce per quam humanam rationem Intellectus ascensionem transierat, quia extra se ageretur non recordabatur.”

Così nella lettera a Can Grande, esplicativa del poema, e propriamente nel chiosar quel prologo del Paradiso, di cui poniamo qui tre terzine di seguito, con suo comento.

Nel ciel che più della sua luce prende

Fui io, e vidi cose che ridire

Nè sa, nè può chi di lassù discende.

"Vidit ergo (poeta), ut dicit, aliqua quæ referre nescit et nequit, rediens; DILIGENTER quippe notandum est, quod dicit nescit et nequit nescit quia oblitus, nequit quia si recordatur et contentum tenet, sermo tamen deficit." (ivi.)

Perchè appressando sè al suo Disire
Nostro Intelletto si profonda tanto,
Che retro la Memoria non può ire.
Veramente, quant' io del regno santo

Nella mia Mente potei far tesoro *

Sarà ora materia del mio canto.

"Et postquam dicit quod fuit in loco illo Paradisi, prosequitur dicens, se vidisse aliena quæ recitare non potest qui descendit ; et reddit causam dicens, quod Intellectus in tantum profundat se in ipsum Desiderium suum, quod Deus est, quod Memoria sequi non potest.-Postea dicit se dicturum illa quæ de regno

* Amor che nella Mente mi ragiona

Della mia donna, disiosa mente, (Volontà)

Move cose di lei meco sovente

Che l' Intelletto sovr' esse disvia.

E certo e' mi convien lasciare in pria

Ciò che lo mio Intelletto non comprende,

E di quel che s'intende

Gran parte perchè dirlo non saprei:
Di ciò si biasmi il debole Intelletto,

E'l parlar nostro che non ha valore

Di ritrar tutto ciò che dice Amore. (Convito.)

"Multa namque per Intellectum videmus, quibus signa vocalia desunt; quod satis Plato insinuat, in suis libris per assumptionem Metaphorismorum." (Lettera di Dante, esplicativa del poema.)

cœlesti retinere potuit, et hoc dicit esse materiam sui operis ; quæ qualia sint et quanta in parte executiva patebit." (ivi.)

Or io dico che la penultima preallegata terzina scioglie un gran nodo, ed è, che questo prologo del Paradiso spiega il prologo della Vita Nuova, come ora brevemente indicherò.

Dante ivi narra che quando agli occhi suoi apparve la donna della sua Mente, tre spiriti parlarono dentro lui; ed io asserii esser essi le tre facoltà dell' Anima, situate in ordine inverso, così: Volontà, Intelletto, Memoria; ed in questa terzina sono appunto così situate: Desire (sinonimo di Volontà)*, Intelletto, Memoria.

Primo spirito (la Volontà): ha propria stanza nel cuore, e disse: Ecce Deus† fortior me, veniens dominabitur mihi; ed a quello si appressò.

(Perchè appressando sè al suo Desire)

Secondo spirito (l'Intelletto): ha propria camera in quella delle percezioni, e disse: Apparuit jam Beatitudo nostra ; ed in quella si profondò.

(Nostro Intelletto si profonda tanto)

Terzo spirito (la Memoria): ha propria dimora in quella parte ove ministra nutrimento alle altre due potenze, e disse: Heu miser! quia frequenter impeditus ero deinceps; ed impedito non potè ire indietro.

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(Che retro la Memoria non può ire.)

Che di fuor torna chi indietro si guata," dirà il poeta nell'atto della sua iniziazione. Mi contento per ora di questo cenno, riguardo a quelle tre facoltà; e bramo solo che si noti che la Memoria, la quale per se può esser Anima, rimanendo divisa dalle altre, è appunto quella che vede in figura lo sposalizio delle altre due, nell'accordo della Volontà con l'Intelletto.

Immediatamente dopo le allegate parole latine dell'ultimo spirito, Dante ripiglia così nella Vita Nuova: "D'allora innanzi, dico che Amore signoreggiò l'Anima mia, la quale fu sì tosto a lui disposata." Ed ecco disposata l'Anima al Core, sino al punto che l'uno entra nell'altra, com'è narrato in una visione

* Onde Dante: "Suoni la Volontà, suoni il Desire." (Parad. xv.) "Desiderium suum, quod Deus est," dice nel comento.

che tosto segue*; ecco congiunto inseparabilmente il Volere all'Intelligenza, sino al punto che la Memoria, la quale resta in quella parte ch'è da lor divisa, cioè in Dante, dopo la visione esclama: "Da questa visione innanzi, cominciò il mio spirito naturale ad essere impedito nella sua operazione:" "Heu miser! quia frequenter impeditus ero deinceps," gridò il terzo spirito; Che retro la Memoria non può ire," diss' egli tornato dal cielo, e chiosò: "Intellectus humanus, propter connaturalitatem et affinitatem quam habet ad substantiam intellectualem separatam, quando elevatur, in tantum elevatur ut Memoria post reditum deficiat ;" e citò San Paolo. In quel deficiat è inclusa la morte dell'uomo vecchio secondo la Memoria, e la vita dell' uomo nuovo secondo l'Intelletto e la Volontà, o l'Anima e'l Cuore insieme sposati; onde "Quando da carne a spirto ei fu salito," la Memoria restò nella carne morta quaggiù, e l' Intelletto e la Volontà nello spirito vivo lassù; ed eccolo mezzo giù e mezzo su, come i Gemini sotto cui si afferma nato. Che girimei bislacchi, velut ægri somnia vana!

Si confermerà pienamente in questa sposizione chi si farà a leggere il canto vigesimonono del Paradiso. Ivi il poeta condanna coloro che suppongono Memoria nelle sustanze separate, come sono gli angeli, alle quali sostanze ei si asserisce connaturale ed affine nell'esser salito in Paradiso. Ei fa che la sua donna gli dica:

Ma perchè in terra per le vostre scuole

Si legge, che l' angelica natura

E' tal che intende e si ricorda e vuole,

Ancor dirò, perchè tu veggi pura

La Verità, che laggiù si confonde
Equivocando in sì fatta lettura.
Queste sustanze, poichè fur gioconde
Della faccia di Dio, non volser viso
Da essa, da cui nulla si nasconde :
Però non hanno il vedere interciso

Da niun obbietto, e però non bisogna
Rimemorar per concetto diviso ;

Si che laggiù non dormendo si sogna.

* La visione è che la donna di Dante (Intelligenza) si mangia il cuore di Dante (Volere): ne parleremo più in là.

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