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Manifesta è qui la pratica furbesca: la devozione ostensiva è per una santa della Chiesa Romana, il culto intenzionale è per una donna ch'è fatta idolo. Ma i dottori trilingui dovean diriger gli occhi a tre mire; onde nella santa adoravan la donna, e nella donna il lor concetto mentale; e perciò l'Alighieri nell' annotare la sua canzone

Amor che nella mente mi ragiona,

scrive quelle parole che udimmo: "Questo è il luogo dove dico che Amore mi ragiona della mia donna. Non senza cagione dico che questo Amore nella mente mia fa la sua operazione, ma ragionevolmente ciò si dice, a dare ad intendere qual Amore è questo, per lo loco nel quale adopera." E nello stesso Convito dà cento altri cenni simili; per esempio: "Allora si troverà questa donna nobilissima, quando si troverà la sua camera, cioè l'Anima dove alberga;" e una tal camera, dove parlava quello spirito che udimmo, era la sua Anima stessa, non diversa dalla sua donna: "Questa DONNA era fatta colla mia ANIMA una cosa sola;" e dichiara che una tal donna identificata con l'Anima è donna di virtù, sola per cui l'umana specie eccede ogni cosa contenuta in quel ciel che ha minori i cerchi suoi." (Inf., ii.)

Egli situò questa sua donna, o anima, o mente, fuori di sè, con che ha indotto tutto il mondo in errore quasi invincibile; fa però ch'ella medesima dica esser egli appunto la mente virtuale, da lui presentata come donna nella Vita Nuova; e che una tal mente erasi formata per opra delle sette stelle allegoriche, cioè de' sette gradi ascendenti. Ecco le parole della sua mente, fatta donna, parlante fuori di lui e di lui. Dopo aver espresso ch'ella (cioè egli) erasi elevata da carne a spirito (il che indica l'iniziazione), segue a discorrerla così:

Non pur per opra delle ruote magne

Che drizzan ciascun seme ad alcun fine,
Secondo che le STELLE son compagne,

da quali antichi libri abbia questo autore tratta la notizia di sì fina malizietta. So però che nell' Italia moderna essa è affatto ignota, nè sentore alcuno mi è mai occorso sentirne da' vecchi nostri, o dalle nostre carte.

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Ma per larghezza di grazie divine,
Che si alti vapor hanno a lor piova
Che nostre viste là non van vicine,
Questi fu tal nella sua Vita Nuova

VIRTUAL MENTE, ch'ogni abito destro

Fatto averebbe in lui mirabil prova. (Purg., xxx.)

E sentite da lui stesso, che gran lavoro di stelle influenti vi è bisognato per formare una tal mirabil donna o mente virtuale: tutte e sette si dettero da fare.

Di quella luce che 'l suo corso gira

Sempre al volere dell'empiree sarte,
E stando regge tra Saturno e Marte*,
Secondo che l'astrologo ne spira,
Quella che in me col suo piacer ne spira
D'essa ritragge signorevol arte † ;

E quei che dal ciel quarto non si parte (il Sole)
Le dà l'effetto della mia Desira.

Ancor nel bel pianeta di Mercuro

Di sua virtute sua loquela tinge,

E'l primo ciel (la Luna) di sè già non l'è duro.
Colei che'l terzo ciel di sè costringe (Venere)
Il cor le fa d'ogni eloquenza puro:

Così di tutti e sette si dipinge.

Chi poi volesse vedere questi sette cieli mistici divenir le sette mistiche scienze (dette del Trivio e del Quadrivio, perchè divise in tre e quattro, secondo le tre virtù teologali e le quattro cardinali che accompagnano Beatrice,) legga il Convito, e là vedrà per quai bizzarri arzigogoli i sette cieli divengono le sette scienze.

Ed ecco qual è quella donna che di tutti e sette i cieli si dipinge, ecco qual è colei ch'era denominata la Fiore, la Rosa, la perfetta mente, circa la quale il Magalotti scrisse un volume intero col titolo di Donna Immaginaria, ed altri composero dialoghi, trattati, canzonieri e poemi, variamente mascherati, i quali, volta e rivolta, dicono sempre la stessa cosa.

* Tra Saturno e Marte è Giove, che Dante dice leggiadramente star tral padre e'l figlio. Vedi le anime che ivi ei mise nel Paradiso allegorico. + Questa signorevol arte si chiama ancora arte reale.

La considerammo sotto l'aspetto della scienza fisica, e vedemmo che i suoi amanti da Pan la chiamarono Pantera; la considerammo sotto l'aspetto della scienza morale, e vedemmo che i suoi amanti la dissero reina delle virtù, e distruggitrice de' vizj; la considerammo sotto l'aspetto della scienza psicologica, e vedemmo che per essa i suoi amanti si concepivano divisi in tre, secondo le potenze dell'anima. E scorgeremo che questo concetto era in essi tutt'altro che eterodosso; poichè indica che quanto più l'uomo sublima e perfeziona le facoltà dell'Anima sua, mettendole fra loro in bella armonia, tanto più diventa degna similitudine del suo eterno facitore, principio e fine di sì nobil creatura.

Quell'errore comune che la tenne per una femina di carne ed ossa nacque da ciò che l'Alighieri pocʼanzi ci venne in gergo significando, cioè, dal finger ch'ei fissasse gli occhi ad una donna, mentre la sua mira era ad altra cosa veracemente diretta, con che fè credere altrui che quella e non questa fosse lo scopo dell'affetto suo; e chiaramente soggiunse che con quell'oggetto apparente ei seppe nascondere il reale. Concordemente a ciò, udimmo che vi erano in Italia di coloro che, col simulare di render culto cattolico ad una santa, rendevano culto intenzionale ad una donna; e scorgemmo che questa medesima era rappresentante della sapienza occulta, oggetto di quell' Amor Platonico che fu il delirio de' padri nostri.

L'origine del comune errore diverrà anche più palpabile, quando vedremo il proselito della scuola segreta presentare un paio di guanti muliebri alla donna da lui più stimata, quasi per farle o confermarle con ciò una dichiarazione d'amore. Quella donna diveniva per lui, fin da quel momento, una figura visibile della sua invisibil anima, la quale perciò diceasi rimaner fuori di lui. Quindi ne' catechismi della setta vedremo scritto: 'Ov'è la tua Anima?" E la risposta sarà : "Dentro i guanti." Anima mia diciamo ad amata donna.

Ripetuta e accreditata è la dottrina teologica che l'Anima umana, per esser una nell'essenza e trina nelle facoltà, è immagine del suo Creatore, il quale, uno nell'essenza e trino

nelle persone, a propria similitudine, nella sua più bell'opera la inspirò. Talchè il famoso Giambullari, nella sua Seconda Lezione sulla Divina Commedia, facendosi a ricercare Che similitudine, o che immagine, abbia l'Uomo di Dio,” chiama quella teologica idea "La tanto celebrata dagli scrittori similitudine, che nella Memoria, Intelletto e Volontà dell'uomo ritrovano la Trinità stessa *;" onde l'Andreini cantò, nell'Adamo, che l'uom, com'egli è fatto,

E' della Santa Trinità ritratto.

Di questa similitudine antichissima, cognita, come pare, fin dal primitivo periodo del Cristianesimo, di questa appunto si approfittò lo scaltro Manete per ergervi sopra l'ingegnoso edificio del suo illusorio linguaggio. Invece di ravvisarvi una pruova novella della verità evangelica, da tre secoli prima riyelata e ricevuta, ne desunse quel versipelle un forte appoggio alla sua contraffazione, per mezzo della quale le teorie mitriache e platoniche furon da lui coonestate di cristiana appariscenza : ciò che sembrava sacro mistero altro nel suo gergo non era che fina allegoria.

Il Platonismo Svelato, che può farci lume fra gli enigmi dell'Amor platonico, c'informa che due metodi di stabilire le personificazioni possono notarsi in sì fatti scrittori, uno che cambia i simboli, l'altro che li serba costanti. "La première méthode étant allégorique et arbitraire a pu, sans contradiction, changer les noms, l'ordre, le nombre, etc., des figures qu'elle emploioit pour exprimer toujours la même vérité: c'étoit une invention ingénieuse, qui varioit dans ses représentations et ses images, sans varier le fond↑; mais la seconde méthode, qui s'étoit fixée au nombre de trois, qu'elle posoit toujours dans le même ordre, et auxquels elle donnoit presque tou

* Lezioni di P. F. Giambullari, lette nell'Accademia Fiorentina, p. 74. Firenze, 1551.

+ Vedi nello Spirito Antipapale, il capitolo " Varie figure esprimenti un solo oggetto;" nel quale, con varj esempj desunti dalla Commedia di Dante e da altri scrittori, viene assodata la teoria,

jours les mêmes noms, ne sauroit avoir aucune confusion, sur tout parmi les chrétiens, qui en faisoient toujours une application fixe et arrêtée au Père, au Fils et au Saint Esprit, dont nos évangiles parlent. Ajoutez à celà qu'on pouvoit s'expliquer ouvertement dans cette dernière méthode, et y parler d'une manière distincte; au lieu que l'autre, dans son origine méme, étoit une méthode de politique qu'on avoit inventé par des raisons de prudence, et qui, à cause de celà même qu'elle étoit cachée et allégorique, étoit ou mal entendue ou point du tout. Au reste, la même distinction, de Platonisme grossier* et de Platonisme délié, doit avoir lieu à l'égard de deux autres systèmes (della lettera e dell'allegoria): si vous n'y distinguez bien l'allégorie de la lettre, rien n'est plus embarassé, ni plus inintelligible. Enfin la principale cause de cette confusion est que ces deux méthodes se sont souvent mélées ensemble †.”

Non mi stancherò di ripeterlo: Tutto è similitudine e non realità: e ciò solo può mitigare in noi quel sentimento di ribrezzo che è prodotto dal vedere sì venerande cose divenir materia di allegoria del così detto Amor Platonico, di cui ciascuno ha un idea vaga, e niuno può dare esatta definizione.

Noi crediamo balordaggini e futilità tante espressioni bizzarre che leggiamo ne' catechismi settarj, come le seguenti: "D. Chi siete voi?-R. Io sono tre volte tre‡," cioè nove. D. Che significa il numero nove?—R. L'età perfetta d'un Libero Muratore§."

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Noi ridiamo nel leggere che a nove anni il proselito muore e rinasce; ridiamo nel vedere che, fatta nel grado diciottesimo, la congiunzione de'due nove (cioè del morto e del rinato), vengono date al proselito medesimo due paia di guanti, uno da uomo e l'altro da donna, con due verghe di cera da sug

* Il Platonismo vien distinto in grossolano e sottile, o altrimenti inviluppato e sciolto; il che menò le frasi di gente grossa e gente sottile. Vedi lo Spir. Antip.

+ Le Platonisme Dévoilé, p. 119. Quest'opera anonima, che fu composta nel corso del secento, comparve l'anno 1700.

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I Who are you?—I am three times three." (Light on Masonry.)

§ Recueil préc. de la Maçon. Adonhir., Part. ii. p. 44,

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