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veri, o tu che sempre ti esalti della nobiltà del sangue, o tu, superba donna, che tanto ti glori nelle ricchezze, la quale così t'innalzi della vana bellezza, del parentado e del marito, eccoti il tuo Dio, il quale per te si è fatto carne, e vedi che in tutte le cose risguarda le cose umili. Imperocchè mentre volse manifestar al mondo la sua luce per l'assunta infermità, non si elesse Roma; e però dice quel volgare:

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E nondimeno questa grazia di nascere in Giudea far non volse alla superba Ierusalem, città regia, ma alla umile e minima Betelem. Në volse nascere nella città, ma nei borghi, nè in regal palazzo sopra un delicato letto di piuma, ma in un vil tugurio sopra il puzzolente ed aspero fieno, e forse primamente in terra sotto la poveretta Madre tra gli animali bruti:

tanto sovra ogni stato

Umiltate esaltar sempre gli piacque (2).

O felice presepio che più piacque al Signore che Roma ed lerusalem! Perchè? Perchè quello che è alto agli uomini è abominazione avanti a Dio. Or son oggi apparsi gli angeli ai Re? Or son apparsi ai sapienti di questo secolo? Or hanno cantato gloria negli eccelsi, ec. a Roma, ovvero in lerusalem? Certamente la sapienza di questo mondo è stoltizia appresso a Dio, e ancora la sapienza della carne è inimica a Dio, e quello che è stolto di Dio è più sapiente degli uomini (3). Ecco, fratelli, quel che a noi primamente risplende per la luce di Dio. Questo è la umiltà, cioè la stultizia di questo secolo. Adunque, fratelli, come saviamente ne ammonisce l'apostolo Paolo, se ad alcuno par essere sapiente intra di voi, in questo secolo sia fatto stolto, acciocchè sia sapiente; perchè così ancora insegna il Signore nella sua infanzia. Ma óra vediamo, come per i penetrabili della nuvola a noi risplendette questa luce nascosta. Questo a noi lo dichiara diligentemente.

(1) Petrarca, Son. 4.

(2) Ib.

(3) 1. Cor. 1.

l'evangelio di san Luca, dove dice così: andò fuori il bando da Cesare Augusto, che si descrivesse tutto il mondo, e quel che segue. Imperocchè volse nascere il Signore quando Augusto era principe del mondo, perchè in questo è significato esser nato il vero Re del mondo, il luogo del quale teneva Ottaviano Augusto; e nasce quando si fa la descrizione, a significare che veniva a raccoglier quelli che sono scritti nel libro della vita, non quelli dei quali è scritto: Siano scancellati del libro dei viventi, e non siano scritti con i giusti. Andava adunque Iosef per far la professione con Maria sua moglie pregnante. Ma cercheranno forse le devote donne, se la Vergine Santa venne a caso al luogo del parto, ovvero più presto sapeva il loco. Certamente penso ch'essa sapeva il loco per revelazione divina, e forse lo senti per certa esperienza. Imperocchè così come le altre madri sentendo i dolori conoscono esser propinque al parto, così ancora la Beata Vergine per la inusitata moltiplicazione de' gaudi spirituali ed incitamenti dello Spirito Santo sentiva esser propinqua al parto. Ma potreste dire, che allegrezze e che soavitati eran queste? Udite, pregovi, avanti ch' io vi risponda. lo la notte passata avendo occupata la testa da caldi umori, e temendo di non poter celebrar i misteri la vigilia di tanta solennità, temendo ancora che non mi bisognasse lasciar questi sermoni festivi, andai alla Vergine Sacra, promettendo che se mi liberasse, sicchè io potessi celebrare, in questi giorni parlerei delle allegrezze e consolazioni le quali ebbe nel parto. La mattina adunque mi ho sentito di modo ch'io ho potuto celebrare, e parlo come vedete. Dimane adunque parlerò delle allegrezze e consolazioni della Beata Vergine Maria. Ma seguitiamo oramai quello che abbiamo cominciato.

Io certamente penso che la Beata Vergine molto desiderava veder il suo Figliuolo, sapendo essere scritto: Bello di forma oltra i figliuoli degli uomini (1). Quanto più adunque si appropinquava al luogo dove era per partorire, sentiva maggiori consolazioni, e cresceva il desiderio. Onde venendo al diversorio, intese ivi esser il luogo a Dio deputato. Dove, come pietosamente creder si può, inginocchiatasi, cominciò ad orare e contemplare, ed elevò il suo spirito in estasi, ma penso ancora che Iosef era elevato in spirito, e tutta la milizia del celeste esercito venne a tanto spettacolo, e cantavano laudi a Dio ed alla Beata Vergine, ed esso

(1) Psal. 68.

come sposo procedendo dalla camera sua, si allegrò, come gigante a correr la via; dal sommo cielo è la venuta di quello; e quel che segue (1). Gli angeli con reverenza venendo dal cielo, moltiplicavano le allegrezze, dicendo: Gloria negli altissimi a Dio, ed in terra pace agli uomini di buona volontà. Aggiungevano oltre di ciò: Tu Re di gloria, o Cristo, Tu sei del Padre sempiterno Figliuolo, Tu essendo per pigliar a liberar l'uomo non aborristi il ventre della Vergine. Ma perchè l'ora è tarda, e si hanno a cantar le laudi al Signore, è necessario interrompere il parlare più presto che terminarlo, perchè ancora ne restava a dire in che luogo si pose il Signore. Ma ritornate dimane, e diremo qualche cosa di questo, e delle consolazioni della Beata Vergine, acciocchè allegrar ci possiamo in vita eterna per i meriti di quella che ha partorito il Salvator del mondo, il quale è Dio benedetto. Amen.

(1) Psal. 118.

SERMONE TERZODECIMO

Nel quale si tratta del luogo dove si collocò il Verbo nato, e delle allegrezze della Beata Vergine Maria nel parto.

Desiderando io di eccitar le vostre carità alla contemplazione del mistero dell'odierna festività, nel parlar esterno mi sforzai di mostrar l'eccellenza del Verbo incarnato per comparazione alla luce; onde vi dimostrai la similitudine e differenza, che ha la luce divina con la corporale. Dipoi perchè gli occhi nostri non erano capaci a risguardar questa luce, vi ho dimostrato come Dio fece una piacevol nuvola la qual fosse agli occhi nostri gratissima, imperocchè il Verbo s'è fatto carne. Cominciammo dipoi a dichiarare come questo Verbo sia nato di Maria Vergine, cantando gli angeli, e dicemmo come uscì per sè medesimo del ventre chiuso; dove interruppi piuttosto il parlare, che io ne lo terminassi, dicendo che restava da cercar in che luogo si collocò il Verbo, e questo è quello ch'esser debbe oggi da noi primamente determinato; e secondariamente vi promisi dirvi qualche cosa delle allegrezze della Beata Vergine le quali ebbe in questo presepio; ma determiniamo ormai il primo, e poi verremo questo secondo.

a

Per dichiarazione adunque del primo, è da saper che molte cose fece Gesù, le quali non sono scritte nell' evangelio, secondo quel detto di san Giovanni: Vi sono ancora molte altre cose che fece Gesù, le quali se si scrivessino ad una ad una, slimo che tutto il mondo non potria capir tutti quei libri che si scrivessero.

Il che si dee intendere quanto alla capacità di quelli che leggono, ovvero per la figura iperbole. Adunque non sono scritte, perchè non si ha potuto scrivere tutte le cose, e perchè molte cose sono state lasciate alla contemplazione dei fedeli; perciocchè quelle cose che sono scritte aiutano a contemplar quelle che non sono scritte, le quali ne porgono maggior dolcezza di quello che farebbono, se fossero scritte; perchè le cose trovate da noi dilettano più di quelle che sono trovate dagli altri. Perchè adunque per la contemplazione della vita di Gesù Cristo, molto ci accendiamo nell'amor di Dio, molte cose sono lasciate alle contemplazioni delle devote menti, acciò abbiano onde ogni giorno nudriscano la dolcezza della mente, trovando sempre amore mediante nuova inspirazion divina. Queste cose adunque che non sono scritte, ma deono esser contemplate, proferiamo quasi come cose probabili, non certe. Parmi adunque che così alla questione si debba rispondere. Che essendo venuto il Signor Gesù per patire ed umiliarsi, non si collocò in grembo della Madre, nè tra le sue braccia, acciocchè nei suoi principj non paresse desiderar le sensibili delettazioni, ma nella nuda terra; ovvero per avventura si collocò sopra il fieno preparato da Maria Vergine; e questo per tre ragioni. Primamente perchè cominciasse a patir per l'umana natura. È certamente consumato per le nostre scellerità, come dice Isaia al capo cinquantesimo terzo. Pensa adunque, delicato uomo, quanto sc dissimile dal tuo capo. Perchè giace in terra il capo tenerino per amor tuo al tempo d'inverno in grandissimi freddi, e tu membro suo vivi delicatamente nelle delizie, e non hai misericordia di te stesso; non puoi tollerar il freddo, non vuoi patir fame, non maceri la carne nei digiuni, e temendo d'esser crucciato dal freddo, ti vesti con veste di pelli e delicate, e brevemente, vuoi possedere il regno dei cieli e qui in terra perfruir le delizie; ma il regno dei cieli patisce violenza, ed i violenti lo rapiscono. Secondariamente per darne esempio di umiltà: Imperocchè si ha umiliato sè stesso, dice l'Apostolo. Che cosa è che si ha umiliato sè stesso, se non che si ha dato volontariamente sè stesso alla umiltà? Sono certamente alcuni i quali sono umiliati da altri non volendo esser umiliati, come sono umiliati i nimici dagl' inimici; e questa umiltà è violenta ed amara; altri sono umili, come quelli che dagli altri sono depressi e son conculcati, e sostengono per l'amor di Dio, ed è buona umiltà. Sono alcuni che umiliano sè stessi, perchè in sè non conoscono cosa alcuna

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