tenzione dell'autore, quanto più dobbiamo noi investigare diligentissimamente le parole di Dio, che è somma verità e non può errare? L'intenzione dell'autore facilmente si cava dal titolo del salmo, quando è bene inteso. E per questa cagione Esdra antepose il titolo ai salmi. Asaph adunque è interpretato sinagoga, cioè congregazione. Questo salmo adunque è della congregazione, non però di ogni congregazione, perchè, come di sopra è detto, Asaph in questo luogo parla, acciò che tutti intendano la verità della questione proposta. Il che non si appartien fare se non ai perfetti cristiani; per la qual cosa questa sinagoga è la congregazione dei perfetti, la qual noi collochiamo nella parte orientale. E nota un punto, che nessun salmo è intitolato per il nome di David, aggiuntovi il padre suo Iesse, eccetto questo. E per tanto circa questo occorrono due dubitazioni. La prima, per che cagione questo solo salmo è così intitolato. Secondo, perchè dice nel titolo Filii Iesse e non Filii Isai. Perocchè il padre di David era chiamato nell' uno e nell'altro modo, e la Scrittura più frequentemente lo chiama negli altri luoghi figliuolo d'Isai. Perchè dice adunque qui figliuolo d' Iesse? A queste due dubitazioni una risposta satisfarà. David in questo luogo significa ciascheduno cristiano, perchè gli è interpretato, pulcher aspectu, et manu fortis, bello d'aspetto, e forte di mano. Il popolo cristiano è diviso in due parti; ne'perfetti i quali sono forti di mano e belli d'aspetto, perchè loro operano gagliardamente e hanno una coscienza nitida e bella; e in quelli che sono imperfetti, i quali sebbene sono belli di coscienza mediante la grazia, non però ancora sono forti di mano a operare gagliardamente, tollerare le persecuzioni e difendere gli altri dallo incorso e demonio meridiano. Onde qualche volta ne'salmi questo nome David si pone per i perfetti cristiani, qualche volta per gl' imperfetti, secondo le due interpretazioni di tale nome. È ancora da sapere che come il padre di David era nominato di due nomi, così il popolo fedele si può nominare di due nomi spiritualmente, perchè tutto il popolo è padre di ciascuno fedele, o sia perfetto o imperfetto, come la Chiesa è madre di ciascun cristiano. Il popolo adunque fedele, quanto a' perfetti, si può nominare Isai, il quale è interpretato salus Domini, perchè i perfetti cristiani non solamente sè, ma gli altri ancora, mediante la predicazione e i buoni consigli e ottimi csempli, perducono alla salute eterna. Ma quanto agl' imperfetti, il popolo cristiano si può nominare lesse, che è interpretato Incendium, perchè gl' imperfetti ancora estuano di diversi desiderj carnali. Perchè adunque questo salmo fu composto dallo Spirito Santo per rivocare gl'imperfetti e confermare i proficienti, però David in questo luogo è posto per ciascun fedele ancora imperfetto, e però dice il titolo: Figliuolo d'Iesse; perchè tale ancora sente gl' incendi della carne e della libidine e degli altri vizi. Onde non potendo sopportare le tribolazioni, mormora. E di qui è che nel titolo prefato dice: Defecerunt hymni David filii Iesse, cioè sono mancati gl' inni e cantici di David figliuolo d'Jesse. Quasi che voglia dire: questi tali imperfetti cristiani, cominciando a viver bene e a servire a Dio, cominciarono eziandio a esser tribolati; nè è da maravigliarsi, quia bene vivere, est bene facere et mala pati, et sic perseverare usque in finem. Ma loro non sapendo la causa che chi fa bene è tribolato, e non potendo sopportare, cominciano a mormorare. Conciossiachè innanzi che venisse la tribolazione cantassimo a Dio laude, e iubilassimo nelle consolazioni spirituali, ma sopravvenendo le tribolazioni, defecerunt hymni David, cioè cominciarono a mancare gl' inni e le laudi solite di David, cioè del fedele imperfetto figliuolo d'lesse, cioè sottoposto ancora agl' incendi delle concupiscenze. Hymnus autem est laus Dei cum cantico; l'inno è un modo di laudare Dio col cantico, cioè con esultazione: Quia canticum est esultatio mentis habita de eternis. Cantico non è altro che una esultazione di mente delle cose eterne. I perfetti adunque non mancono nelle tribolazioni, ma sempre più laudano Iddio, e in quelle si gloriano, imitando l'apostolo Paulo, il quale scrivendo ai Romani, si gloriava, non solo per la speranza che egli avea di conseguire la gloria de' figliuoli di Dio, ma nelle tribolazioni. Onde diceva: Non solum autem, scilicet gloriamur in spe gloriae filiorum Dei, sed et gloriamur in tribulationibus, scientes quod tribulatio patientiam operatur, patientia autem probationem, probatio vero spem, spes autem non confunditur, quia charitas Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum Sanctum qui datus est nobis. I perfetti adunque si gloriano nelle tribolazioni; le tribolazioni sono materia e occasione d'acquistare la pazienza, dalla quale procede poi la probazione, perchè così come l'oro e l'argento si provano nel fuoco, così l'uomo giusto nel cammino della tribolazione si prova, dico, perchè non mancando in esse tribolazioni dal bene cominciato, è manifesto che lui ama più i beni eterni che temporali. La probazione genera la spe ranza di vita eterna, secondo che è scritto: Beatus vir qui suffert tentationem, quoniam cum probatus fuerit accipiet coronam vitae, quam repromisit Deus diligentibus se. E questa speranza dei perfetti, causata dalla perfetta pazienza e probazione, non li confonde, ma certamente conforta, e dà certezza di conseguire la gloria, per la quale in questo mondo tollerauo diverse tribolazioni. Il parlar nostro adunque, ovvero il parlar di Asaph, cioè de' perfetti, si distenderà agl' imperfetti. Ma innanzi che Asaph parli, voglio che prima intendiate le condizioni de' perfetti e imperfetti. L'uomo perfetto è descritto dall'Apostolo nella seconda epistola ai Corinti al quarto capitolo: Sed licet his qui foris est noster homo corrumpatur, tamen is qui intus est renovatur de die in diem. Cioè sebbene l'uomo nostro esteriore, cioè il corpo con tutta l'anima sensitiva si corrompe nelle tribolazioni, nei digiuni, astinenze e vigilie, niente di manco l'uomo interiore che è la ragione e la mente, munita della speranza del futuro premio, ogni di si viene più a renovare, perchè mediante le tribolazioni esteriori et eziam interiori con pazienza tollerate, si purifica e mondifica l'anima, deponendo la vetustà del peccato, e assumendo la rinnovazione della giustizia. Nelle parole adunque precedenti S. Paolo dimostra l' uomo perfetto essere quello il quale deposta la vetustà del peccato, dentro si è rinnovato nell' interiore uomo. In modo che questo tale è pieno di lume divino, e tanto assorto nell'amore superno, che si sente tirare sospeso a Dio, e quantunque la carne e l'esteriore uomo manchi e indeboliscasi, non dimancó diventa più gagliardo dentro e continuamente più si rinnova nell' interiore uomo. E questo uomo così perfetto non teme le tribolazioni, ma dice quello che seguita l'apostolo nel medesimo capitolo: Id enim quod in praesenti est momentaneum et leve tribulationis nostrae, supra modum in sublimitate aeternum gloriae pondus operatur in nobis non contemplantibus nobis quae videntur sed quae non videntur, quae enim videntur temporalia sunt, quae autem non videntur aeterna. Dice san Paolo in persona de' perfetti: quello poco che noi sopportiamo di tribolazione nella presente vita, breve e leggeri, sopra modo nel futuro stato sublime opera in noi uno eterno peso di gloria. Nota bene ciascuna parola. L'uomo perfetto considera cinque cose circa le tribolazioni che lo fanno forte e costante a sopportare. Primo considera che le tribolazioni sono piccole, e però dicc Iddio questo poco. Secondo considera ch'egli è necessario a ciascuno in qualunque stato si sia in questa vita patire tribolazioni, onde dice: Quod in praesenti, cioè nella presente vita nella quale noi siamo nati alle fatiche. Terzo considera che le sono brevi; onde dice: Momentaneum. Quarto che le sono leggeri perchè quello che è modico, alle volte è molto grave, come è un poco di piombo, e però non gli bastò aver detto delle tribolazioni che le sono piccole, che soggiunse, levi, cioè leggeri. Quinto, che le tribolazioni di necessità bisogna che punghino, come i triboli che da ogni parte pungono. Così piglia che tribolazione tu vuoi, se è tribolazione, la ti punge ma non ammazza. Onde quanto a questo dice: Tribulationis nostrae. Per l'opposito poi, circa la consolazione della speranza, che egli ha della futura gloria, considera cinque altre cose. Primo, che questa gloria è grande e sopra la capacità umana, però dice: supra modum. Secondo, che questa gloria è fuor della presente vita sopra il Ciclo, dove si mostra che la non può mancare, come manca la gloria di questo mondo; onde dice: In sublimitate, cioè nello stato sublime e superno. Terzo, che è eterna, e però dice: Eternum. Quarto, che la è preziosa, e veementissimamente tira l'affetto dell'uomo a sè, onde dice, Pondus, perchè le cose preziose noi le ponde riamo, e le cose ponderose tirano giù e aggravano coloro che le portano. Così la gloria celeste si dice essere ponderosa, non però come i corpi, ma perchè la tira a sè l'affetto umano, in modo che gli è tanto, che appena si possa sopportare e tollerare. Onde se la mano del Signore non conservasse i beati, e se non desse loro la gloria secondo la capacità loro, non potrebbono sopportare, dico se Dio si diffondesse tutto in loro; però è scritto: Qui scrutator est maiestatis opprimetur a gloria. Cioè chi vuol temerariamente scrutare, pigliare e intendere tutta la gloria di Dio, cioè più che non è capace, sarà oppresso e annichilato da essa gloria. Quinto, che è una chiara notizia di Dio, e dolce all'anima del beato, e però dice: Gloria. L'uomo adunque santo e perfetto, posto nella tribolazione, quando lui pone a riscontro della tribolazione la gloria eterna, non solo la sopporta, ma rallegrasi in quella, perchè quando e' considera ch' ella è sopra la capacità umana, giudica la tribolazione essere piccola; similmente quando e' pone a riscontro il luogo, dove lui è, al luogo del Cielo empireo dove lui ha a ire, volentieri sopporta nella presente vita: Quia militia est vita hominis super terram; c con sidera che tal vita penosa ha aver fine qualche volta, e finalmente 'verrà poi quella sublime vita angelica. Item considerando la gloria essere eterna, stima ogni cosa di questo mondo quantunque lunga essere momentanea. Dipoi pensando quella gloria superna empiere tutto il desiderio umano, ogni grave tribolazione stima leggera. Ultimo, considerando la chiara, aperta e manifesta notizia di Dio, stima niente le tribolazioni, quantunque le pungano. L'uomo adunque perfetto, il quale mediante il lume della grazia e l'affetto della carità è elevato alle cose eterne, dice queste tribolazioni sono molto piccole e leggieri, contemplantibus nobis quae non videntur etc. E in effetto l'uomo perfetto dice continuamente coll'Apostolo: Non sunt condignae passiones huius temporis etc. Ma il cristiano buono che è imper fetto, è come il continente. Il continente è molto differente dal casto, perchè il casto ha già sottoposto la carne allo spirito in modo che poco o quasi niente gli repugna ; ma il continente sente ancora la carne fortemente combattere contro allo spirito, ma colla ragione nou consente, ma supera la carne. Così l'uomo buono imperfetto è quello che già ha cominciato a vivere bene, e non vuole in alcun modo offendere Iddio, pure ei combatte con pravi desiderii e da ogni parte sente la concupiscenza insurgere, benchè ei non consenta, massime nel peccato mortale. L'imperfetto ancora è quello che non ha ancora fermi e stabiliti gli abiti delle virtù gratuite, nè è ancora assuefatto al bene. E acciò che questo meglio l'intendiate lo mostreremo per una figura. Nel libro de'Giudici è scritto di Aioth che gli era ambidestro, perchè egli usava la sinistra come la destra e la destra come la şinistra, in modo che l'una e l'altra mano usava per la destra. E questo significa il perfetto cristiano. Dove tu debbi notare che si può fare una distinzione quadrimembre. Perchè alcuni cristiani sono ambidestri. D'uno de' quali è scritto per tutti gli altri: In die mandavit Dominus misericordiam suam et nocte canticum eius ; cioè nel giorno Iddio ha comandato la sua misericordia e nella notte il cantico. Il cristiano vero e perfetto appetisce solamente le cose spirituali, così nelle prosperità come nell' avversità. Onde perchè a quelli che amano Dio tutte le cose loro cooperano in bene, l'uomo perfetto nella prosperità non si eleva, e nell' avversità non va per terra, ma sempre usa la destra e nella prosperità laudando Iddio e nell'avversità cantandogli e ringraziandolo, però dice: In die cioè, nella prosperità ha comandato Dio che |