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SERMONE TERZO

Della celsitudine del Verbo di Dio per il senso

del toccare.

Et manus nostrae contractaverunt.

1. Jo. 1.

Della celsitudine del Verbo di Dio, fratelli carissimi, testificato san Giovanni non solamente dall' udito, ma ancora dal vedere e odorare, e dal gusto del buon odore e sapore delle cose mirabili che ha fatto esso Verbo in cielo e in terra. Restava adunque il testimonio del toccare, il quale piuttosto abbiamo tralasciato interrompendo il parlare che terminandolo per la brevità del tempo. Resumendo adunque del Verbo, che esso sia quel Verbo che ha fatto ogni cosa e per il quale acquistiamo la vita eterna nel sangue della carne sua, lo abbiamo testificato con san Giovanni, e al presente lo testifichiamo con gran testimonio, perchè le nostre mani hanno toccato e maneggiato questo Verbo. Il tatto nell' uomo veramente è certissimo, perchè l'uomo ha più nobil tatto degli altri animali per la complessione più nobile. Onde quelli ancora che hanno più nobil tatto, hanno più nobile ingegno, perchè quelli che sono molli e teneri di carne sono alti della mente, e quelli che sono duri sono inetti, come dice il filosofo (1). In questo adunque vuol dimostrare certissimo testimonio del Verbo, perchè l'ha toccato con le proprie mani. Ma conciossiachè per il toccare non conosciamo se non i corpi che sono soggetti alle qualità, cioè caldo, freddo, umido e secco,

(1) Arist. 2. de anim.

duro e tenero e simil cose, in che modo san Giovanni ha maneggiato il Verbo di Dio? Forse dirai che ha spesse volte toccato la carne soggetta a simili qualità? Ma questo testimonio non è sofficiente testimonio del Verbo, perchè il Verbo non si può loccare, perchè Dio è spirito, e il Verbo è esso Dio, perchè si dice: E Dio era il Verbo (1). Esso Verbo adunque è spirito. Se tu non dicessi che l'ha toccato, come san Tommaso, cioè colle mani e con l'intelletto; onde dice: Signor mio e Dio mio (2). Ma è cosa certa che san Giovanni ha toccato il Signor Gesù, però che si riposo sopra il suo petto. L'ha toccato certamente in questo perchè altro ha veduto e toccato, e altro ha creduto come san Tommaso. Quivi adunque vuol dire il beato Giovanni: Non crediamo leggermente, perchè chi presto crede è leggiero di cuore (3); ma toccandolo e maneggiandolo spesse volte, vedendo e investigando le opere sue e la sua vita, e conferendo queste cose con le scritture abbiamo conosciuto non esser fatto a caso, ma da Dio con grande considerazione, cioè da quello che tocca dal fine infino al fine fortemente, e dispone ogni cosa soavemente; il quale ha costituito ogni cosa in numero, peso e misura; e questo testimonio ancora rendiamo in parte. Imperocchè quantunque mai non abbia dubitato nella fede, nondimeno ho investigato diligentemente le ragioni della fede e quelle cose che le vengono opposte (perciocchè questa cosa è meritoria posta la radice della fede); e posso dire per certa mia ragione ch' io ho toccata e maneggiata la fede con le mie mani, perchè io non vedo cosa alcuna, che le possa efficacemente contrariare, anzi tutte le cose sono consonanti. Onde io parlo audacemente. Perchè? perchè credo. Perocchè gli è scritto: Io ho creduto, per il che ho parlato (4). Onde ancora l'Apostolo avendo il medesimo spirito di fede, disse come è scritto: Ho creduto, e però ho parlato (5); e noi crediamo, però ancora parliamo. Questo maneggiare si può ancora intendere altramente. Però sono molti, alla perfezione dei quali non siamo ancora pervenuti, che con le mani l'hanno certissimamente maneggiato, perchè la mano prende e tiene; e duc cose sono in noi le quali prendono e tengono il Verbo, cioè

(1) Io. 1.

(2) Io. 20.

(3) Eccles. 19.

(4) Psal. 115.
(5) 2. Corint. 4.

l'intelletto e la volontà, ma non in qualunche modo prendano il Verbo si dicono maneggiarlo, perchè molti intendono molte cose del Verbo, e nondimeno non credono, e altri l' amano, ma non rettamente perchè vogliono insieme possedere le ricchezze, perocchè dice il Salvatore nostro: Niuno può servire a due Signori. Ma in che modo l'intelletto tocca il Verbo ? quando si inalza sopra di lui, secondo quel detto della scrittura: Sederà solitario e tacerà, perchè si è elevato sopra di sè (1); e questo è quando vede un lume inusitato che passa tutte le creature per il lume della grazia di Dio, come è scritto: Nel lume tuo veggiamo il lume (2); cioè quando parla con Dio familiarmente, come san Giovanni a quello era familiare, e dice con la sposa: Il mio diletto a me, e io a lui (3). Perocchè questo uomo, qualunque si sia, prende il Verbo per la fede viva, e maneggialo mentre che con lui parla familiarmente, e lo tiene mentre che fermamente crede, dicendo: Io so a chi ho creduto, e son certo che gli è potente servar il mio deposito in quel giorno (4). Costui si leva sopra l'altezza della terra come è scritto: Io te inalzerò sopra le altezze della terra (5); perchè niente ei stima le cose terrene, anzi si umilia fino al centro della terra, perchè si reputa esser niente. Onde ancora Abramo quando pregava per quelli di Sodoma disse: Parlerò al Signor mio essendo polvere e cenere (6); e David ancora, avendogli promesso tante cose il Signore, disse: Chi sono io, Signor Dio, e che è la casa mia; che tu mi hai condotto fin qui (7)? Onde in Ezechiel al secondo capo si dice: Ho veduto, e son cascato nella faccia mia, e così il parlare si adempie di David, il qual dice: E sono esaltato, poi umiliato e conturbato (8); conturbato in me perchè offendo a tanto Signore. Onde quanto alcuno è più santo, tanto è più umile, e si compunge ancora per i peccati minimi. Questi adunque con mano apprende Dio. Prendesi ancora con l'altra mano e si tiene cioè con la volontà, mentre che Dio è amato e desiderato, e

(1) Thren. 3.

(2) Psal. 35.
(3) Cant.3.

(4) 2. Timot. 1.

(5) Isai. 58.

(6) Gen. 18.

(7) 2. Re, 7.
(8) Psal. 87.

in quello grandemente si allegra l'uomo e dilettasi in quello. Ma intendi d'un amore inusitato, cioè perchè ama quello che non conosce e quello che non vede, nel quale nondimeno crede, e cerca, e il cuore dentro per amore si consuma e si dissolve, come dice la Sposa : Vi scongiuro, figliuole di Hierusalem, se troverete il mio diletto, che me lo annunciate, perch' io mi consumo per amor suo (1). Desidera ancora dissolversi e esser con Cristo (2); e solamente in quello si diletta. Dico adunque che questo è toccare e maneggiare il Verbo, perchè questo intelletto e questo amore può esser da solo Dio; perchè è sopra la natura creata che l'uomo, lasciate le cose visibili, seguiti con tutto il cuore le cose invisibili con tanto lume, tanto amore e desiderio. Questi adunque tocca con le mani il Verbo e può render testimonio di lui, e questo ancora è il testimonio di san Giovanni, perchè l'ha veduto chiaramente. Onde nella sua rivelazione al primo capo dice: Fui in spirito nel dì della domenica (3); e seguitò il Signore. Onde era ed è il discepolo, il quale amava Gesù. Questo è adunque il testimonio di san Giovanni. Per il che, fratelli, siate solleciti e sforzatevi di pervenire a questa contrattazione, perchè l'orazione è la contemplazione vi daranno quella. Ma queste cose diciamo ogni giorno, e pochi le odono; tutti le laudano, ma pochi le operano. Di qui è adunque che molti dubitano nella fede. Di qui è che i libri de' gentili più volentieri si leggono che le scritture. Di qui risuona Giove nelle bocche dei cristiani, e in queste cose si nutriscono i fanciulli. Di qui molti parlano contro la fede, dileggiando i buoni. Di qui molti cantano versi contro la fede. Di qui non si trova alcuno zelo. Dio parla a voi, e non l'udite. Voi esorta alla orazione e contemplazione di sè, e voi seguitate le cose terrene. Che cosa più dolce vi si può dire da Dio, che dire: parla meco e sii meco? Non vi dovrebbe lui scacciare per i vostri peccati, e dirvi: Amico, come sei entrato qui non avendo la veste nuziale? E se noi vi abbiamo dato un tale e tanto testimonio della fede, perchè seguitate voi le cose terrene? Certamente sapete che di breve tutte le cose si lasceranno; sii uomo felice quanto il mondo può concedere, che cosa è poi ? Or non morrai tu? Nel vero noi tutti moriamo, e

(1) Cant. 5.
(2) Phil. 1.
(3) Apoc 1.

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