impetró dal re, che tutti li giudei ch'erano dispersi per le provincie del re Assuero in un medesimo di fussino morti. E questo ancora più l'incitò, che non una volta sola Mardocheo fece questo, ma più volte. E una volta infra le altre, tornando dal convito che Ester avea fatto al re e a lui, si scontrò in Mardocheo, il quale non fece segno alcuno di reverenzia; del che molto indegnato, e dissimulata l'ira se ne tornò a casa, e chiamò a sè tutti i suoi amici ed espose loro la grandezza della gloria sua sopra tutti i principi e la moltitudine delle ricchezze e l'abbondanza de' figliuoli, e la grazia ch' avea con la regina Ester, che più volte l'avea invitato, e disse: con tutto ch'io abbia tanta gloria e tante ricchezze, io non sarò mai contento, nè mi pare aver niente, mentre che io veggo Mardocheo frequentare il palazzo del re; e ordinò che 'l fosse morto. Ma Iddio puni eziandio questa sua superbia e invidia e ambizione di qua, c mori in quel medesimo patibulo che lui aveva ordinato a Mardocheo. Vedi che fa l'ambizione e la superbia, che non si contenta e non si quieta mai, abbia quanta gloria si voglia. Questa ancora è significata per la mignatta, che succia il sangue, cioè consuma la vita degli empii; significa ancora la superbia del diavolo. Due sue figliuole, sono l'avarizia e la lussuria; delle quali l'una, cioè l'avarizia, la dette già per moglie al popolo ebraico; la seconda al popolo gentile; ma ora tutte due l'ha date per moglie al popolo cristiano, e massime agli ecclesiastici. Per questi adunque innumerabili desiderii inordinati, gli empii beono ogni di la feccia amara del calice dell'ira del Signore, e non hanno eziandio in questo mondo bene o pace, come gli stolti si pensano, ma sempre sono in amaritudine. Non si può dire adunque che Iddio faccia loro bene di qua, sebbene e' da loro ricchezze e piaceri, perchè loro hanno queste cose con grandi affanni, e così hanno un'arra dell'inferno di qua. Concludiamo adunque e diciamo, che se questi cattivi hanno tante passioni in questa vita, che avranno eglino poi alla morte e nel di del giudiciò? E però conclude Asaph nel salmo, e dice: Hoc intelligam in novissimis eorum. lo intenderò questa dubitazione che hanno molti, se Dio fa bene a' cattivi di qua, o nò, ne'novissimi loro, cioè, aspetterò la morte che e'faranno, ed cziandio i novissimi giorni del giudicio, e allora perfettamente conoscerò questo nelle punizioni che aranno i reprobi, e ne' premii de' giusti. In questo mezzo, amici miei ed eletti di Dio, nolite emulari in malignantibus neque zelaveritis super facientes iniquitatem. Non abbiate invidia, o compagni miei, a questi empii, che malignano, i quali vi pare che e' prosperino, e non v'adirate e non mormorate contro a Dio sopra a quelli che fanno l'iniquità, quasichè Iddio favorisca gl' iniqui. Quoniam tanquam foenum arescent, et quemadmodum olera herbarum cito decident. Perchè costoro in un tratto si seccheranno come fieno, mediante la morte, e come l'erbe presto cadranno dalla loro vivacità; e così gli eletti di Dio vedranno esaltare la giustizia di Dio, il che ci conceda il nostro Signore Gesù Cristo, qui cum Patre et Spiritu Sancto vivit et regnat per omnia saecula saeculorum. Amen. SAVONAROLA, Opere. Vol. 1. 43 PREDICA DECIMA Del bene che hanno i peccatori e falsi uomini Veruntamen propter dolos posuisti Psal. 72. Dilettissimi in Cristo Gesù, nel precedente sermone dicemmo come il nostro Asaph fu illuminato da Dio della verità della questione, e non tanto perchè gli empii sono constituiti in questa vita in doppia miseria, cioè nella miseria del peccato, la quale loro non conoscono, che sia vera miseria, e nella miseria degli affanni e tribolazioni di questo mondo, ma ancora perchè di qua eglino hanno l'arra dell' inferno, dove noi dicemmo che i dannati nell' inferno avevano tre precipui mali. Il primo, la carenzia della visione divina; il secondo, il verme della coscienza che continuamente gli crucia; il terzo, infiniti desiderii, che loro non possono adempiere; e di questi tre mali dicemmo che gli empii di qua participano, perchè e'sono ciechi e non hanno alcuna cognizione di Dio; secondo, hanno cattiva coscienza che gli rimorde dentro, e sanno che e' fanuo male e che e'n'hanno a esser puniti poi nell'inferno; e questo detta loro la sinderesi, e però non hanno pace; terzo, abbondano d'infiniti desiderii di cose mondane e carnali, e non possono adempiere questi loro desiderii. Per le quali ragioni noi concludemmo che loro erano in maggior miseria che i giusti, che non avevano se non la miseria temporale; ed esconsequenti eziandio si conclude, che Dio non fa bene a'cattivi, e male a'buoni in questa vita; ultimo, dicemmo che li ministri che erano dalla sinistra, mettevano sopra la feccia degli empii il favo del mele, acciocchè e' non sentissino così l'amaritudine; nè per questo seguitava che e' non fossino miseri per le similitudini che di sopra ponemmo. E questa fu la somma di ciò che abbiam detto nella lezione e sermone precedente. Io vorrei, dilettissimi, che ne' tempi nostri s'adempiessino quelle parole scritte in Isaia all'undecimo capitolo: Et delectabitur infans ab ubere super foramina aspidis, et in caverna reguli qui ablactatus fuerit, manum suam mittet, non nocebunt et non occident in universo monte sancto meo quia repleta est terra scientia Domini. Il fanciullo che è innocente e senza malizia, è il predicatore buono, che non è doppio, ma semplice, perchè nel predicare suo non sta in su li punti di rettorica. Costui si deletterà della poppa del Nuovo e Vecchio Testamento, e verrà dallo studio delle Sacre Scritture. Super foramina aspidis, sopra la buca dell'aspido; questo è il peccatore pieno di veleno mortifero del peccato, il quale è duro, come aspido, e non vuole udire le saJubri ammonizioni e confortazioni che fanno li predicatori, ma colla coda della sua malizia, con la durezza e cattiva consuetudine de' peccati preteriti, si tura un orecchio e l'altro pone in terra, cioè all' affezione delle cose terrene. Dice adunque che l'infante si diletterà sopra le buche e cave dell' aspido per trarlo fuora della sua caverua. Così il predicatore si diletterà sopra il cuore del peccatore per aprirlo, acciò che il verbo di Dio entri dentro e cavilo della caverna del peccato. Et in caverna reguli qui ablactatus fuerit manum suam mittet, cioè l'uomo perfetto già nella vita spirituale allattato, metterà la mano sua in caverna reguli, cioè nel cuore de' gran maestri, perchè in tal modo opera, che e' caverà il regulo, cioè il serpente, della sua tana de' peccati. Non nocebunt et non occident in universo monte sancto meo; e perchè? Quia repleta est terra scientia Domini, non della scienza de' pocti, nè degli astrologi, nè de' filosofi, ma della scienza del Signore, che è la Scrittura Sacra. Questo vorrei e desidererei che la terra della Santa Chiesa e li predicatori di quella, oggi fossino pieni di questa scienza santa: o pure veggiamo un poco se noi mediante questa scienza potessimo tirar fuora della buca e caverna de' peccati qualche aspido e qualche serpente, cioè qualche peccatore; state adunque a udire la scienza del Signore, ascoltate quello che Ei ci parla per il medesimo profeta. |