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NELLA PRIMA

EPISTOLA DI SAN GIOVANNI

ED IN ALTRI LUOGHI

DELLA SACRA SCRITTURA

SERMONI DIECINOVE

SERMONE PRIMO

Della pace della superna città.

Quod fuit ab initio.

1. Io. 1.

SE

E fosse facil cosa, fratelli dilettissimi, a persuadere pur la millesima parte della gloria de' beati, non saria poi difficile trar gli animi al dispregio del mondo e delle concupiscenze di quello, ed abbracciare le tribolazioni e persecuzioni per Cristo. Veramente al villano, credendo per certo raccogliere il frumento per conservar la vita, non è grave votar li granari e mandar le semenze alla immonda terra e tollerare molte fatiche. Il soldato ancora non teme i pericoli della guerra considerando la vittoria e l'onore, ovver il guadagno, qual per certo crede conseguire; e li mercatanti vanno per mille pericoli del mare per la speranza che hanno di congregar la pecunia. Imperò colui che fermamente crede la vita futura esser gloriosissima, e con qualche sottil lume la risguarda, sostiene ogni cosa e disprezza ogni cosa per acquistarla. Uno veramente che a questa parte avea l'occhio illuminato diceva: entri la marcia nell' ossa mie, e esca di sotto a quelle, acciò ch' io mi riposi nel di della tribolazione (1). Paolo ancora il qual vidde i secreti di Dio diceva: Tutte le cose che m'erano di guadagno, ho pensato che mi siano di danno, e le stimo come sterco, acciò guadagni Cristo (2).

(1) Habac. 3.
(2) Ad Phil. 3.

Ma perchè ogni nostra cognizione dipende dal senso, e già la natura pel peccato di Adamo è corrotta, e la sfrenata sensualità grandemente repugna alla ragione di modo che è eziandio costretta a gridare: Io veggo un' altra legge nelle membra mie che repugna alla legge della mia mente (1); imperocchè il corpo che si corrompe aggrava l'anima, e la terrena abitazione deprime il senso che pensa molte cose); però questo non si può elevare alle cose celesti quantunque oda alcuno che predichi e persuada con ogni efficacia; perchè esso vede le cose sensibili che dilettano, e le spirituali non vede; e l'amore seguita l'occhio. Onde lasciate le cose spirituali e lasciato il vero lume, seguita quelle cose che fanno adulterare l'anima sua. Imperò ha perversi e cattivi pensieri, e dorme alle cose dello spirito. L'anima sua è ferita da' peccati e non sente. Del quale si può benissimo dir quel detto di Salomone Gli occhi tuoi vedranno gli strani, e il tuo cuore parlerà cose perverse, e sarai come quello che dorme in mezzo il mare, e quasi addormentato governatore, perso il temone, dirai: mi hanno battuto, ma non ho avuto dolore, mi hanno tirato per forza, e non ho sentito (2). Di qui è che l'uomo è instabile e si move ad ogni vento, perchè perso il temone e governo, è portato secondo l'impeto dell'appetito. Ha peccato il peccato Hierusalem, dice Hieremia, ed è fatta instabile (3). Ma i santi perchè aveano fissi i loro cuori nel Cielo, erano stabili, e per niuno impeto di venti o di onde si movevano; perchè la loro speranza era come l'ancora della nave di quelli dei quali dice l'Apostolo: Siamo ricorsi a tener la proposta speranza la quale abbiamo come l'ancora dell'anima sicura e ferma, e che va fino agl' interiori del velame (4). Questa è la gloria per la quale i santi hanno tollerato tante persecuzioni e guerre dal principio del mondo, fino al presente. Nel vero non è alcuno che quella in qualunque modo abbia visto che non volesse patir mille morti per acquistarla. Però il Signore Gesù Cristo nel principio della sua predicazione, quella narrando, dice a' penitenti: Fate penitenza, perchè s' appropinquerà il regno de' cieli. Del quale dice l'Apostolo: Riguardate nell' autor della fede e consumatore Gesù, il quale propostagli

(1) Rom. 7.
(2) Prov. 23.
(3) Cap. 1.
(4) Hebr. 6.

l'allegrezza, sostenne la croce, disprezzata la confusione (1). Mando ancora gli Apostoli e predicatori nell' universo mondo, perchè annunciassero questa salute. Delli quali è scritto: Quanto son belli sopra i monti i piedi di quello che fa udir la pace, di quello che evangelizza il bene, di quello che fa udir la salute (2). E benchè nella primitiva chiesa per questo tutto il mondo fu con grandissimo fervore convertito alla fede, niente di meno oggi, cioè a' tempi nostri novissimi, o per la gran lunghezza de' tempi, o per la troppa familiarità delle cose, o per il defetto de' predicatori e prelati così s'è raffreddata la carità che appena si trova uno che sia tepido in terra, non dico caldo o fervente; onde ancora le predicazioni già sono venute in dispregio, perchè alcuni per curiosità, alcuni per certa consuetudine, alcuni per altre cause inutili odono le predicazioni, di modo che mi pare che i predicatori siano assai costretti per quel comandamento per il quale s'è detto: Aratevi il campo, e non seminate sopra le spine (3). Io adunque minimo e indegnissimo fra gli annunciatori del verbo, desiderando esortarvi al disprezzo del mondo, e ad abbracciare la somma felicità, perchè non sono sofficiente nè per scienza, nè per la vita, ho deliberato di menar uno con esso meco nel mezzo di voi, il quale certissimamente vi può di quella gloria rendere testimonio, e insegnarvi la via per la quale andiate senza alcun errore; perocchè questi è alto di contemplazione, dolce nel parlare, e nei comandamenti discreto. Questi è quel discepolo che Gesù amava, il quale vidde, e con le mani toccò il Verbo di Dio. S' io vi leggerò le sue parole, quasi lui udirete che legga, e se forse la mia vita, dottrina e modo del dire non vi è grato, non dimeno quando udirete le parole del discepolo diletto di Gesù Cristo, non me, ma quasi Cristo presente udirete, e con reverenza riceverete i comandamenti e consigli suoi, perchè dice il Signore: Chi ode voi, ode me (4). Questa è la prima epistola di S. Giovanni come un favo di mele dolcissimo perchè la è tutta piena di carità. Se alcuno adunque è qui presente che abbia il fuoco della carità, questa epistola a quello sarà in olio, perchè l'olio nella fiamma non la estingue, ma più l'accende; e se alcuno non ha carità, sarà

(1) Hebr. 12.

(2) Isai. 5. (3) Jer. 4.

(4) Luc. 10.

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