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SERMONE SESTO

Della eternità della vita beata.

Et annuntiamus vobis vitam aeternam. 1. Io. 1.

Sopra quella parola: E la vita s'è manifestata, fratelli dilettissimi, nel precedente sermone abbiam dimostrato la benignità di Dio verso di noi, dichiarando la vera vita lungamente esser stata rimossa e discosta dagli occhi e intelletto degli uomini, e ignorata da quelli benchè la cercassero, e specialmente i filosofi, e non la trovarono. Dio vedendo da alto l'umana natura da ogni sollazzo abbandonata, le ha dimostro la vera vita e felicità. Abbiamo ancora dichiarato qual fosse questa vita, dimostrando che era esso Dio, il quale è vita nostra, nella cui visione consiste la nostra beatitudine. Dicemmo ancora che questa per la carne assunta l'ha manifestata il Verbo, nel quale l'amor di Dio verso di noi si dimostrava maggiore, mentre a noi si degna manifestar questa vita, per sè medesimo fatto così piccolo e basso in carne. Soggiungemmo ancora, che non solamente la vita ch'è il nostro fine annunciò in carne, ma ancora insegnò con parole e con esempio la via che tener dobbiamo, acciocchè possiam pervenire a questa vita; nella qual cosa dimostrai noi esser ingratissimi, i quali nè seguitiamo questa vita, nè desideriamo la vita eterna. Il beato Giovanni adunque per accendere il desiderio nostro ad apprender questa vita soggiunge, manifestando quale e quanta sia dicendo: E vi annunciamo la vita eterna. Nelle quali parole ne dimostra la sua gran carità, perchè a lui non bastava la propria salute, se ancora non faceva salvi

i prossimi suoi. La qual carità ancora oggi a voi mostro denunziandovi la vita eterna, la qual seguito, tutte le cose mondane e temporali disprezzando, e desiderando che voi con esso meco siate fatti salvi, acciò si adempia quel detto della scrittura: Lo sposo e la sposa dicono vieni, e chi ode dica vieni (1). Oh s'io vi potessi oggi persuadere che lasciate le cose terrene seguitaste le eterne, certamente se Dio facesse questa grazia a me e a voi, mi riputarci felice in questa vita. Ma questo è dono di Dio: Niuno può venire a me, egli dice, se'l padre mio non lo traerà (2). Io non posso illuminare di dentro, ma posso percuotere le vostre orecchie con le voci: ma che giova questo se dentro non è illuminato l'intelletto e sia acceso l'affetto? Udirono i farisei la parola di Cristo, e non fecero alcun profitto. Perchè? Perchè udirono solamente con le orecchie carnali. Udite audienti, dice il Profela Isaia, e non volete intendere, vedete la visione e non volete conoscere. Oh quanti oggidi odono la parola di Dio, e leggono, e espongono, e parlano delle scritture e non intendono ! Pensano conoscer le lettere, e tengono segnato e sigillato il libro. Or gli Giudei non leggono quotidianamente le scritture, e nondimeno, come dice l'Apostolo, fino al di d'oggi quando si legge Mosè è posto un velo sopra il lor cuore (3). Fratelli, pregate il Signore che ne tolga il velo, e apra il cor nostro, acciò ne riveli la faccia sua, perchè se lui non apre, come potrò aprir io vermicello? Dice Paolo apostolo: E starò in Efesi fino alla Pentecoste, perchè mi è aperta la porta grande e evidente, e sono molti avversarii (4). Non è dubbio che lui parla della porta del cuore. Aprite adunque la porta, anzi pregate il Signore che l'apra; ma lui è apparecchiato di aprirla, se noi non facciamo resistenza: ecco che io sto alla porta, dice egli, e picchio, e un' altra volta picchiando dice: Aprimi, sorella mia, amica mia, colomba mia, immaculata mia (5). Tu adunque conosci questa voce, la voce, dice, del mio diletto che picchia. Sta' su adunque con la sposa la qual dice: Sòmmi levata su per aprire al mio diletto. Apri adunque il cor tuo, acciocchè entri in quello qualche cosa grande. Che è questa cosa grande ? La vita eterna. Dice l'Apo

(1) Apocal. 22,

(2) Io. 6

(3) 2. Cor. 3.

(4) 1. Cor. 16.

(5) Cant. 5.

stolo: Vi annunciamo la vita eterna; parola certamente alta, e difficile ad intenderla, e più difficile ad esponerla. Ma cominciamo ad esplicarla, perchè così forse con l'aiuto del Signore comincerò a persuadere. E perchè qual sia questa vita l'abbiamo già dechiarato, niuna cosa resta da dichiarare in questa parola se non che cosa sia eternità, perchè denuncia questa vita esser eterna.

Eternità, dice Boezio, è negli interminabili della vita tutta insieme e perfetta possessione (1). Nella qual diffinizione tocca tre condizioni dell'eternità. Primamente che è interminabile. Secondariamente che è tutta insieme. Terzo che è perfetta possessione. Circa la prima dunque è da sapere, che interminabile può esser inteso in un modo, che non ha principio nè fine, e in questo modo solo Dio è eterno, perchè Dio non ha principio nè fine, perchè essendo prima causa di tutte le cose, non averia potuto esser fatto da altri che da sè stesso, e niuna cosa fa sè medesima; onde bisogna che non abbia principio del suo essere ; però dice: Innanzi a me non è formato Dio, dopo me non sarà (2); e in un altro luogo: lo primo e io novissimo, e senza me non è Dio; chi è simile a me? Nè ha Dio principio di durazione, perchè così avrebbe cominciato ad essere e saria mutabile, e così saria da un altro, ovvero da sè stesso, il che è inconveniente e impossibile, come si è detto. Nondimeno tutte le altre cose hanno da Dio principio di essere e di durazione. Di essere certamente, perchè tutte le cose sono da lui, perchè ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutte le cose che sono in quelli (3); e di durazione, perchè non ha fatto quelle ab eterno, perchè nel principio creò Dio il cielo e la terra. Adunque solo Dio è eterno, perchè non ha termine, cioè nè principio, nè fine. E alcune creature sono eterne in quanto participano la eternità di Dio, come il cielo tra le cose corporali, e gli angeli e l' anima razionale tra le spirituali, e similmente i demonj, perchè queste cose benchè abbiano principio, nondimeno non avranno fine. Le creature adunque che non hanno fine, tanto più si dicono essere eterne, quanto più participano della eternità di Dio; e questi sono i beati che si congiungono a Dio per intelletto e volontà e amore, e questa è la lor vita eterna, perchè sono nel lume di Dio e di

(1) 5. De Consol.

(2) Isa. 42.

(3) Ps. 145.

lettansi in quello; e questa allegrezza loro non avrà fine. Non per parte di Dio, perchè non toglie loro questa beatitudine. Dice promettendo colui che non falla: In verità io vi dico, se alcun serverà il parlar mio, non vedrà la morte in eterno (1); e delle sue pecore dice: Io a quelle do la vita eterna, e non periranno in eterno (2). Nè per parte de' beati perchè se essi volessero terminare quella allegrezza, ovvero questo saria per il fastidio, e questo non è, perchè gli è scritto: Quelli che mi mangiano, ancora averanno fame, e quelli che mi bevono, averanno ancora sete (3); ovvero perchè cercheriano maggior bene; e questo non può essere, perchè questo è ogni bene; onde disse il Signore a Moisè, desiderando veder la gloria del Signore: Io ti mostrerò ogni bene (4). Nè per parte di altra potenza che distrugga questa vita, perchè niuno è più potente di Dio. Alla volontà di quello, dice Paolo, chi farà resistenza? E chi ha fatto resistenza, dice Iob, e ha avuto pace? Tutte quelle cose che ha voluto il Signore ha fatto in cielo e in terra, in mare e in tutti gli abissí; onde esso dice: Non rapirà quelle alcuno della mia mano (5). Perchè o Signor Gesù? Perchè quel che mi ha dato il padre mio è maggiore di tutte le cose: adunque ha dato la divina essenza, della quale niuna cosa è maggiore, e la quale è maggior di tutte le cose. Or hassi adunque privato il padre della onnipotenza? Non mai: ma ha la medesima che ha dato al figliuolo. Onde rettamente ei soggiunge: E niuno la può rapire di mano del padre mio (6); adunque, nè dalla mano del figliuolo nè dalla mano del padre può alcuno rapirla. Perchè Signor Gesù? Perchè io e il padre siamo una cosa (7). Questa vita felice adunque non avrà fine. E però diciamo di tutte le cose che sono al mondo, vanità delle vanità, e ogni cosa è vanità. Che cosa è questa che è stata? Quello che è per venire: niuna cosa trovai nuova sotto il sole. Che fate adunque, o ricchi ? perchè vi affaticate indarno? perchè ingannate le anime vostre? Tutte queste cose hanno fine; edificate le case, congregate i frumenti e i tesori; indarno voi vi fate un nome vano. Ora trattate di maggiorità

(1). Io. 8.

(2) Io. 10.
(3) Eccles. 24.

(4) Exod. 33.

(5) Io. 10.

(6) Ibidem.

(7) Ibidem.

e di reggimento, o cittadini fiorentini; ciascuno vuole ascendere, e non risguarda che tutte queste cose han fine, ma come cieco si sommerge; quasi come un bove menato alla beccaria, e non sa che si tratta del pericolo dell' anima sua, perchè bisogna che quello che vuol regnare in queste cose piaccia agli uomini, faccia molte ingiustizie, c sottoponga sè stesso agli altri: adunque tu sei servo quanto all' anima, perchè ognun che fa il peccato è servo del peccato (1), e però perderai la vita eterna, perocchè il servo non sta in casa in eterno. Item servi corporalmente, e però sei pazzo a servire per non servire, perchè in questo modo sempre sei servo, perchè se sei maggiore ti bisogna star bene con i minori, se sei minore, con i maggiori; perchè adunque servi tu? per quello ch'è niente, perchè presto è terminato. Certamente passa la figura di questo mondo. Ecco adunque perchè la morte vi torrà ogni cosa, non perdonerà al ricco nè al povero. O morte, quanto è amara la memoria tua all'uomo che ha la pace nelle sue sostanze! Che allegrezza dunque è a te, quando ti ricorda che dei lasciar ogni cosa? Tu dirai, mi allegrerò in quelle, e ricorderommi della morte. Veramente ho udito questo di alcuni, che mai non vogliono udir della morte, nè veder morti, nè onorare le esequie; ma se questo è vero, sappino quei tali che questo è mal segno, perchè gli è segno della reprobazione di Dio, il qual dice: Quelli che amo riprendo (2); ma che gli giova? Certissimamente verrà la morte quando non penseranno, quando crederanno vivere saranno tagliati, e diranno Mentre che ancora io era ordito, mi ha tagliato (3). Adunque, fratelli, tutte le cose sono vane, e però affatichiamoci, acciocchè acquistiamo questa vita che è senza termine, perchè se non è proporzione del finito all' infinito, certamente il tempo delle fatiche non averà proporzione col tempo della gloria e del premio. Onde gli è scritto: Non sono condegne le passioni di questo tempo alla futura gloria, che in noi sarà rivelata (4). E perchè s'è detto della infinità della eternità, ora diciamo in che modo è tutta insieme.

È adunque da sapere che noi conosciamo le cose invisibili di Dio per le cose visibili. Onde Dio ha parlato agli uomini per

(1) Io. 8.

(2) Apoc. 38.

(3) Isa. 30.

(4) Rom. 8.

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