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ci voglia confondere di qua e di là, ma non è morte, sed umbra mortis, è ombra di morte; adunque non è vera morte. E detto che ebbe David queste parole, si voltò verso di noi e disse: Fratres, estote fortes in bello, quia si obliti sumus nomen Dei nostri, et si expandimus manus nostras ad Deum alienum ; quasi voglia dire: Noi non ci siamo dimenticati di Dio nelle nostre tribolazioni, e non abbiamo levato le mani nostre allo Dio alieno, cioè all'avarizia e agli onori e alle lussurie, che sono lo Dio de' reprobi. Nonne Deus requiret ista? Non credete voi che Dio queste cose le volesse ricercare e punire quando noi le avessimo commesse? E se voi diceste Dio non ci vedrà e non saprà i nostri peccati, perchè noi li faremo occultamente, voi v'ingannate; dice David, ipse enim novit abscondita cordis. E mentre che David parlava così, sentì una voce che veniva da Dio e diceva: che tribolazioni e che umiliazioni sono queste che voi patite? Nota che Dio non domanda questo perchè e' non sappia le tribolazioni che patiscono gli eletti, ma acciocchè David manifesti questo agli altri per esempio. Rispose adunque David, assorto in contemplazione, a Dio: Signore, tu ci domandi che tribolazioni noi sopportiamo, non sai tu, Quoniam propter te mortificamur tota die, estimati sumus sicut oves occisionis? Questi empii ci stimano tanto poco che e' non pare loro che noi siamo buoni da altro, se non ad essere straziati e mortificati. Ogni giorno adunque siamo mortificati da loro, e siam reputati come pecorelle d'occisione, cioè degni di morte; e noi per amor tuo volentieri sopportiamo ogn' ingiuria. Ora riposiamci un poco e veggiamo come Asaph s'è a questo parlare di David risentito.

Come Asaph ebbe udito queste ultime parole di David, concitato dal zelo suo consueto, non si potè contenere, ma subito presa la citara in mano, interruppe il sermone di David, e convertitosi alla giustizia divina cominciò terribilmente, e con gran voce a intonare e dire: Usquequo, Deus, improperabit inimicus. Insino a quanto, Signore, ci esproberrà l'inimico, dicendo: costoro sono gente vile, Sicut oves occisionis, come pecore di occisione, cioè che sono deputate al macello, e sono degni di morte? Irritat adversarius nomen tuum in finem. E insino a quanto ancora irriterà l'avversario il nome tuo? cioè conciterà la bontà tua in ira acciocchè e sia punito? In finem, cioè, della vita sua, ovvero: In finem cioè in consumazione e perfezione, perocchè la perfetta punizione sarà nell' inferno. Che fai tu adunque, Signore? Ut quid

avertis manum tuam et dexteram tuam de medio sinu tuo in finem? cioè, perchè rimuovi tu e ritiri la mano tua che tu non la rimetta un'altra volta nel seno tuo, acciocchè di lebbrosa la diventi monda? non sei tu quello che desti a Moisè il segno, e dicesti : Pone manum tuum in sinum tuum, e così facendo la estrasse fuora lebbrosa? e di nuovo gli dicesti : Remitte eam; rimettila nel seno, e così fece, e estrassela fuora monda? La mano tua è la chiesa tua, per la quale tu operi e fai cose mirabili; questa nel tempo de' nostri primi padri, tu la mettesti nel seno tuo, tu la riscaldasti d'amore di Spirito Santo, e fu fatta monda; ora tu l'hai tratta fuora del seno tuo, e non la riscaldasti, e però è diventata lebbrosa. Vedi come è ripiena questa tua chiesa dalla lebbra de' peccati e dell'infidelità; adunque Signore un'altra volta riponla nel seño tuo, riscaldala d'amore di carità, acciocchè la venga fuora monda: Ut quid avertis eam de medio sinu tuo? Perchè la ritiri tu e perchè rimuovi tu questa tua mano, che tu non la rimetti un'altra volta nel seno tuo? Nunquid avertes usque in finem saeculi? Indugerai tu, Signore, insino alla fine del secolo, che tu non la rimetta dentro un' altra volta, e riscaldila e cavila fuora a operare cose mirabili a convertire i popoli : e voltandosi a David che piangeva, disse: Signor mio Re, priega lo Dio tuo per la chiesa santa: Deus autem Rex noster ante saecula, ti esaudirà: Qui operatus est salutem in medio terrae. Perocchè e' fu crocifisso per noi nel mezzo della terra. E però se tu che sei perfetto e grande amico di Dio, lo pregherai per la chiesa, perverrà infino a noi questa salute. Vedendo David che gli era così istantemente pregato da Asaph, cominciò a pregare. Ma innanzi che vegniamo all' orazione di David, bisogna solvere una dubitazione, perchè e' sono molti che portano odio al prossimo loro, e per questo parlare che ha fatto Asaph più si confermano nell'odio, perchè non intendono la virtù del parlare de' santi uomini.

Che dicono questi cattivi? Ecco Asaph che priega contro alli suoi nimici, e fa contro all' evangelio, che comanda che e' si prieghi per li suoi nimici; o Asaph adunque ha parlato iniquamente (dicono costoro) o l'evangelio non s'ha a osservare. Ma questi cattivi errano grandemente, non sapendo la scrittura, nè la virtù di quella, e interviene a loro, quello che dice lob al vigesimo capitolo dell' uomo cattivo: Panis eius in utero illius vertetur in fel aspidum intrinsecus. L'ipocrito studia qualche volta

SAVONAROLA, Opere. Vol. I.

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le scritture sacre, e pare che si pasca del pane del Verbo di Dio, nientedimeno e' non le studia per vivere spiritualmente di questo pane, ma solamente per parer dotto, e di qui viene che Dio non gli dà la grazia dell' intelligenza. Anzi questo pane che e' piglia, se gli converte dentro in fiele d'aspidi, cioè in amaritudine e in veleno di peccato, perchè non avendo da Dio grazia d'intendere le scritture, perverte il senso di quelle, e non l'espone come l'avrebbe a sporre, secondo la dottrina de' dottori cattolici, ma secondo il suo cervello, e però inciampa in molti errori e cade qualche volta in eresia, e così il pane che e'piglia se gli converte dentro in amaritudine e in veleno di peccato e d'eresia; di qui è che quando e' sono ripresi della concubina, difendono il peccato suo e dicono che Abraam entrò e copulossi coll' ancilla sua, Iacob si congiunse con due sorelle carnali, e non bastò questo, che gli entrò è si copulò ancora con due sue ancille; e li poeti dicono, e l'Apostolo ancora gli ha allegati, e molte simili pazzie dicono e allegano in defensione del loro errore. Or su, una sola risposta per ora vi basti. Vivete come visse Asaph, Abraam, Jacob, e l'Apostolo, e poi dite ciò che voi volete. Costoro vogliono imitare li patriarchi e li profeti e li santi uomini in una cosa sola; perchè non volete voi imitarli nell' altre opere buone? Nientedimeno io voglio rispondere per Asaph alle obiezioni fatte, perchè veggiamo molti che dicono contro alli nimici il salmo Qui habitat, ovvero il salmo, Deus laudem meam ne tacueris. E primo, dico, che la principale intenzione di questi salmi è fare orazione contra li demonii che sono principalmente e propriamente nostri nimici. Secondo, rispondo che quelli che dicono questi salmi contro alli nimici, è per modo di profezia, e per tanto tutte le maledizioni che sono nel salmo, Deus laudem meam ne tacueris, e nell' altre scritture, sono per modo di profezia; perchè li profeti avevano per rivelazione, che tali maledizioni dovevano venire sopra li peccatori nimici di Cristo Gesù e de' suoi eletti. Terzo, li profeti vedendo per spirito di profezia le punizioni, che debbono venire sopra li cattivi, si confirmano colla divina volontà, e approbano tutto quello che Dio ha determinato contro alli reprobi. E però li santi al di del giudicio, vedendo dare la sentenza contra li reprobi loro parenti, non se ne turberanno, anzi si compiaceranno e lauderanno Dio in tutto e per tutto conformandosi a lui. Quarto, usano simili parole e parlari li profeti e li santi per zelo di giustizia, e il

principale intento loro non è di desiderare male ma bene, e perchè tal bene non può essere senza quelli mali secondo l'ordine di Dio, per tanto, per accidens, desiderando il male; onde quando tu leggi ne' profeti e nell' altre sacre scritture, che gli uomini santi provocano Iddio ad adirarsi e vendicarsi contro agl' iniqui, non è perchè e' desiderino male, ma perchè il bene non sia impedito da' cattivi; onde nel salmo settuagesimo ottavo di David, canta Asaph, e dice: Effunde iram tuam in gentes, quae te non noverunt, et in regna quae nomen tuum non invocaverunt. Non ti maravigliare adunque se li santi uomini desiderano il flagello, perchè lo desiderano per escludere il male, e acciocchè il Regno di Cristo Gesù benedetto prosperi nel mondo, e questo è il zelo col quale si mosse Asaph, e disse: Usquequo, Deus, improperabit inimicus, et irritat adversarius nomen tuum in finem. E che questo zelo fosse secondo Iddio, e non per odio contra del prossimo, si manifesta per questo che prega David che faccia orazione per la salute della chiesa. David adunque pigliando la citara disse: Exurge, quare obdormis, Domine? Tu pari simile a uno che dorme, perchè tu non vedi le nostre tribulazioni, non odi le nostre orazioni, non odori i nostri sacrificii, non ti diletti nell' opere nostre, non senti quando ti tocchiamo nel Sagramento: Ah! Domine exurge, et ne repellas in finem. Non ti dimenticare di noi nel fine, ma qualche volta facci resipiscere nella luce della tua miserazione. Quare faciem tuam avertis? cioè la luce tua, e non c'illumini come tu hai fatto per li tempi passati? Oblivisceris inopiae nostrae. Perchè ti dimentichi tu della nostra inopia e povertà? Non vedi tu che il popolo tuo cristiano è denudato dalle virtù: Et tribulationis nostrae. Oimè Signore Adiuva nos quoniam humiliata est in pulvere anima nostra. Polvere sono i peccatori, secondo che è scritto: Non sic impii, non sic sed tamquam pulvis quem proicit ventus a facie terrae. Perchè sono aridi e asciutti, non hanno in sè umore di devozione. E secondo l'apostolo: Moventur omni vento doctrinae. Non stanno fermi nella dottrina sana; ma vanno cercando maestri che solletichino loro gli orecchi, e però A veritate auditum avertent et ad fabulas convertentur. Sono ancora polvere, perchè cavano gli occhi a' buoni. L'anima nostra sono li giusti perfetti, perchè l'anima è la principal parte nell'uomo: perchè adunque li giusti tra li peccatori, e da' peccatori sono umiliati, pertanto bene dice: Humiliata est in pulvere anima nostra, conglutinatus

est in terra venter noster. Il ventre nostro sono gl'imperfetti della chiesa, e quelli che si danno ancora al senso e alla carne, i quali non possiamo rimuovere e elevare da terra, cioè dagli affetti terreni, perchè c' sono conglutinati, e sono appiccati alla terra: Exurge, Deus, adiuva nos; perchè siamo deboli: Et libera nos propter nomen tuum, e non per li meriti nostri. E nota che tre volte ha detto,exurge, per il mistero della Santissima Trinità; quasi voglia dire: Exurge Pater, exurge Fili, exurge Spiritus Sancle, e liberaci da tante miserie. Or, finito che ebbe di parlare David, ripose la citara, e non parlò più; onde rimase in campo Asaph nostro zelatore. Ma perchè l'ora è tarda, domani tornerete, e udirete il resto del suo parlare, a laude e gloria del nostro Re Gesù Cristo benedetto Salvatore nostro e di tutto il mondo: Qui est benedictus in saecula. Amen.

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