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a quello e fuoco e olio, perchè dimostra l'olio della misericordia, mentre dice: Se alcun peccherà, abbiamo l'avvocato appresso al padre Gesù Cristo giusto (1); il fuoco è mentre dice: Vedete qual caritade a noi ha dato il padre che ci chiamiamo, e siamo figliuoli di Dio. Però fratelli udite quella parola, e riponetela ne' cuori vostri, e operate quel che è buono. Udite quel che denunzia e che testimonio rende. Egli dice: Quel che fu da principio. Certo al diletto Apostolo non conveniva alcun altro principio. Questi è certamente quell'aquila che altissimamente volando ha potuto fissar l'occhio nel sole della giustizia. Della quale Ezechiele convenientissimamente disse: La faccia dell'aquila disopra di essi quattro (2). Imperocchè cominciando l'evangelio disse: Nel principio era il Verbo. Questo è quello del quale dice: Quel che fu da principio; e acciocchè questo meglio e più giocondamente si esplichi, dedurrò in mezzo alcune cose al proposito della odierna festività, per le quali non solamente comunque si può vi si darà a conoscere questo Verbo per fede, ma ancora dolcemente conoscendolo a riceverlo con amore.

Tra gli altri beni che di quella beatitudine de'santi si predicano, grandissimo è il bene della pace; onde quando nacque il Signore gli angeli cantarono: Gloria in eccelso a Dio, e in terra la pace agli uomini di buona volontà (3). I santi certamente hanno la pace con Dio, con sè stessi e con li suoi cittadini, anzi con tutti. Con Dio primieramente, perchè hanno la unità con quello. In che modo? Vedendolo e amandolo; perchè ogni cosa conosciuta è nel conoscente o per similitudine, o per essenza propria; e Dio non è nei beati per similitudine, perchè non conoscono quello per similitudine, ma per propria essenza ; onde Giovanni dice: Vedremo quello sì come egli è (4). Ma veder Dio per similitudine non è vederlo si come gli è, perciocchè niuna similitudine lo può rappresentare si come gli è, conciossiacosachè ogni similitudine sia finita; è adunque nei santi per sua essenza, cioè conosciuto da loro, ed è nell' intelletto di quelli per propria essenza. I santi ancora furono eternamente conosciuti da Dio, sì come e ora si conoscono, onde sono nell' intelletto di Dio da lui compresi. In questo modo adunque Dio è nei santi e i santi con

(1) Jo. 2.3.
(2) Ezech. I.
(3) Luc. 2.

(4) I. Io. 3.

Dio, e per cognizione a quello si uniscono (1). Onde dice l'Apostolo: Allora conoscerò come io son conosciuto. Per la qual unione seguita la unione dell' amore, perchè il bene conosciuto è oggetto e causa dell' amore, e l'amante è nella cosa amata, mentre continuamente pensa di lei ed a lei va, perchè in quella si diletta. Onde disse uno amante: A te ha detto il mio cuore, te ha ricercato la faccia mia; la tua faccia Signore io ricercherò (2). Similmente lo amato è nell'amante, perchè gli è nello affetto di quello ; onde lo sposo disse alla sposa: Poni me come un signacolo sopra il cor tuo, perchè la dilezione è forte come la morte (3). Così Dio è nello affetto de' santi, i quali hanno fame di lui ed in quello si dilettano, perchè dice: Quelli che mi mangiano ancora avran fame, e quelli che mi bevono avranno ancora sete (4); perchè quelli che hanno Dio nello affetto senza tristizia e fastidio si sforzano di cercare non immodestamente nè sfrenatamente le profonde cose di Dio. E ancora Dio è nei santi quando ama quelli e loro distribuisce i suoi beni e la sua luce, anzi a quelli comunica sè stesso che abbino a fruirlo. I santi ancora sono in Dio, cioè nello affetto di lui quando vuole i beni a quelli. Hanno adunque grande unione, perchè dove è grande amore non vi può essere alcuna discordia di volontà; onde Giovanni dice: Dio è carità, e chi sta in carità sta in Dio, e Dio in lui (5). Item i santi hanno la pace in sè stessi, perchè hanno la quiete di tutti i loro desiderj, perchè sono uniti ad uno. La guerra è certamente tra noi perchè non siamo uniti ad uno. Vuoi tu aver pace? guarda solamente un solo e amalo, cioè a Dio. Di una cosa fa bisogno; Maria ha eletto la buona parte, la quale non le fia tolta (6). E i santi riguardano uno e l'amano, e se amano alcuna altra cosa, non l'amano se non per quello. Onde sono fatti uno con quello. Imperò disse il Signore: E non solamente prego per quelli, ma anco per quelli che sono per credere per il parlar loro in me, acciocchè tutti siano una cosa, come tu padre in me, e io in te, a fine che ancor essi siano una cosa in noi (7);

(1) I. Cor. 13.

(2) Ps. 26.

(3) Cant. 8.

(4) Eccles. 24.

(5) 1. Io. 4.

(6) Luc. 10.

(7) Io. 17.

e soggiunge: acciocchè tutti siano una cosa, come anche noi siamo una cosa, imperocchè sono simili a Dio; però dice Giovanni: Quando apparirà, saremo simili a lui (1). Siccome adunque in Dio è somma pace, così ancora è in quelli, perciocchè il padre, il figliuolo e lo spirito santo sono di una essenza e d'una volontà e intelletto, e niuna cosa ivi è dissonante; così adunque è nei santi. Onde conseguentemente ne seguita, che tra loro è grandissima pace, perchè la discordia procede dalla concupiscenza della cosa che insieme non si può avere da più persone. Il perchè Giacomo dice: Onde sono le guerre e liti in voi? or non sono dalle concupiscenze vostre che militano nei vostri membri (2)? Nel vero dalla concupiscenza della eccellenza, cioè quando propriamente alcuno vuol parer più eccellente e più onorato tra gli altri, ovvero non si vuol sottoporre ad alcuno, nasce la discordia; perchè tale eccellenza e onorificenza non può esser posseduta da molti, però che gli è scritto: Tra i superbi sempre sono dissensioni e contenzioni (3). Similmente per la concupiscenza delle ricchezze, le quali non possono insieme da molti esser possedute se non per parti, nasce la discordia in esso uomo, mentre si distrae per molte cose. Onde dal frutto del formento, vino e olio sono moltiplicati (4), e l'Apostolo: Quelli che vogliono farsi ricchi, cascano nella tentazione e nel laccio del diavolo, e in molti desiderj inutili e nocivi (5); le quali cose affondano gli uomini nella morte e perdizione. Ancora dalla concupiscenza delle cose veneree nasce la discordia, e similmente per la concupiscenza degli altri piaceri. Or David per questo non uccise Uria (6)? Or Amnon non stuprò la sua sorella, e nacque discordia tra lui e Absalon, e fu occiso da Absalon (7)? Or non pose la donna discordia tra Dio e gli uomini per la sua concupiscenza (8)? Or non distrusse la pace nel regno di Salomone (9), il quale disse dipoi: Ho trovato la donna più amara che la

(1) 1. Io. 3.
(2) Iacob. 4.

(3) Prov. 13.

(4) Ps. 4.

(5) 1. Thim. 6.

(6) 2. Re. 11.

(7) 2. Re. 13.

(8) Gen. 3.

(9) 3. Re, 11.

morte (1). E nei santi non è alcuna di queste concupiscenze, ma tutti amano Dio e l'abbracciano; e per questo non può essere tra loro alcuna discordia, perchè Dio si può avere tutto da tutti; onde in quello si uniscono l'anime loro. Però ben dice il profeta: Quegli che t'ha posto per tuoi confini la pace e del grasso di formento ti sazia (2). Quale è il formento se non il Signore Gesù, secondo quel detto: se 'l grano di formento che cadrà in terra non sarà morto, esso solo si troverà, ma se sarà morto, produce molto frutto (3)? E che cosa è il grasso del formento se non la divinità nella umanità, per il qual grasso si saziano i santi ?

Per certo adunque ha posto i confini di Hierusalem la pace, perchè sazia quella del grasso del formento, imperocchè ha pace fino ai confini della terra, perchè niuna cosa è appresso di lei che alla pace del Signore possa far resistenza. Ecco adunque come i santi hanno maravigliosa pace con Dio, in sè stessi e con tutti i loro cittadini. Io vi dimando adunque: Chi ha fatto questa pace, e come l'ha fatta? Certamente il Verbo; il quale annunzia l'Apostolo nostro. Onde Paolo dice: Esso è la pace nostra il quale ha fatto di ambidue uno (4); e soggiunge: Venendo evangelizzo la pace a voi che eravate discosto e a quelli che erano appresso; e se cerchi il modo, fu questo, perchè questo Verbo è fatto sposo dell'umana natura; perchè gli è scritto: Esso come sposo procedendo della camera sua (5). Ma benchè quella natura che avea tolto fosse già sposata e unita, non però tutta la natura umana era riconciliata, perchè ella era ancora sotto il peccato. Per reconciliarsi adunque tutta la natura, ha pagato per li nostri peccati. Onde diceva l'Apostolo. Essendo noi inimici, siamo riconciliati a Dio per la morte del suo figliuolo (6). Ma perchè hai tu detto queste cose? e che fanno queste che hai detto al nostro proposito? Io desiderava che intendeste la prima parola di questa epistola non solo sottilmente, ma ancora dolcemente. Imperò dice: Quel che fu da principio. Certamente qui parla del Verbo, e in questo principio commenda la sua divinità. Leva

(1) Eccl. 7.
(2) Ps. 147.
(3) Io. 12.

(4) Ad Efes. 2.

(5) Ps. 18.

(6) Rom. 5.

SAVONAROLA, Opere. Vol. I.

dunque la mente, e non dormire. Questo Verbo non lo può intendere se non l'aquila. Sarai aquila e l'intenderai sottilmente. Deponi il peso de' peccati e delle ricchezze e delle concupiscenze, e potrai volare. Leva gli occhi da terra se vuoi guardare il sole. Certamente se quando dice: da principio, esponiamo da principio del tempo ovvero delle creature, non è dubbio ad alcuno, che fu da principio, perchè gli è scritto di lui: Il Signor mi ha posseduto dal principio delle sue vie, avanti che lui facesse alcuna cosa, da principio, dallo Eterno sono ordinate (1). E se esponiamo da principio, cioè dallo Eterno (perchè la eternità è principio di tutte le cose), nè così ancora sarà malamente interpretato, com' io penso, perché si dice di Dio: Ancora non erano gli abissi, e io era conceputa (2). Item tutte le cose sono state fatte per lui (3). Si può ancora esporre, da principio, cioè dal padre, perchè il padre è principio del figliuolo, quantunque non si dica il figliuolo principiato. Se adunque puoi alzar gli occhi alla intelligenza di questo Verbo, conseguirai grandissime ricchezze. Imperocchè annuncia Giovanni una cosa altissima, la quale, quantunque dal nostro intelletto non si possa comprendere, nondimeno basta sapere che per la sua grandezza non possiamo arrivarla se non per la sola fede, perchè da questa sola fede abbiamo una grandissima utilità, perocchè per questa contemplazione, ovver fede, siamo dedotti al regno de'cieli. Abbiamo l'accesso, dice l'Apostolo, per la fede in questa grazia, nella quale stiamo, e gloriamoci nella speranza di figliuoli di Dio (4). Per questa ancora meglio conosciamo Dio, perciocchè allora meglio conosciamo Dio quando crediamo lui essere sopra tutto quello che da noi pensare si può. Anderà l'uomo, dice il medesimo, al cuore alto, e Dio sarà esaltato. Per questa vien abbassata la nostra presunzione, imperocchè per questo intendiamo, che noi misurar non possiamo tutte le cose col nostro intelletto. Onde coloro che hanno voluto seguitare le cose molto alte sono cascati in molti errori, delli quali si dice: è oscurato lo insipiente cor loro, perchè dicendo loro che erano sapienti, sono fatti stolti e pazzi (5); e però si dà questo consiglio all' uomo nella

(1) Prov. 8.

(2) Ibi.

(3) Ioan. 1.

(4) Rom. 5.

(5) Eccles. 3.

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