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SERMONE SETTIMO

Della carità del puro cuore e della sollecitudine della carità e della dolcezza della esortazione del beato

Giovanni.

Quod vidimus et audivimus annuntiamus vobis, ut et vos societatem habeatis nobiscum.

1. 7o. 1.

Il beato Giovanni discepolo diletto del Signor nostro Gesù Cristo sempre ricordevole del testamento di quello, e del comandamento che nell' ultima sua partita lasciò ai suoi discepoli, dicendo: Figlioletti ancora un poco sono con esso voi; cercherete me, e, come dissi a' Giudei, dove io vado voi non potete venire; e così a voi dico ora: io vi do un nuovo comandamento che voi vi amiate l'un l'altro, com' io ho amato voi acciocchè ancora voi vi amiate l'un l'altro. In questo conosceremo tutti che voi siete miei discepoli, se fra voi avrete carità. E questo è il mio comandamento che vi amiate l'un l'altro, come ho detto, con grande affetto amava il prossimo. Però per tirarlo alla vita eterna in molti modi ha testificato di quella agli increduli e quella commenda, acciocchè così almanco sia tirato e acceso all'amore di quella, e si sforzi di proseguirla e abbracciarla; perchè dimostra la causa di questa vita essere il Verbo di Dio, e questa vita già essere a noi manifestata per la carne di quello e per la predicazione e esempi, e commenda quella dicendo: Vi annunciamo la vita eterna, quella, dico, che era appresso il Padre ed è apparsa a noi. Abbiam dichiarato quella essere eterna, e perchè ella era perfetta possessione e perchè

era tutta insieme e perchè non aveva fine. Ora dunque il beato Giovanni volendo mostrare la sincerissima sua carità soggiunge la causa di tanta sollecitudine e cura che lui ha dell'altrui salute dicendo: Quel che abbiam veduto e udito annunciamo a voi, acciocchè ancora voi abbiate compagnia con noi. Nelle quali parole, come abbiam detto, dimostra la sua carità, la qual procede da puro cuore e buona coscienza, e da fede non finta e simulata; perchè in lui era perfetta la carità, nel quale abbonda il fine e perfezione del comandamento; perchè dice l'Apostolo: 11 fine del comandamento è la carità di puro cuore e coscienza buona, e buona fede non finta (1). Dimostra certamente in dette parole la sollecitudine che lui ha per la salute degli altri. Item con queste ancora dimostra la dolcezza della vita eterna per accendere più che prima l'affetto di coloro ai quali scrive. Primamente lui ha mostrata la sua sincera carità quando dice che questo annunzia loro non per alcuno temporal comodo, ma acciocchè loro in tanto bene abbino compagnia con esso lui. Alcuni certamente predicano il Verbo per guadagnare: Il ventre de' quali è il loro Dio; alcuni per vanagloria; alcuni per qualche altra sua utilità, come dice l'Apostolo. Alcuni veramente predicano Cristo per invidia e contenzione, e alcuni per buona volontà. Ma l'Apostolo a noi predica per mera carità, cioè acciocchè siamo partecipi della gloria eterna con lui e col Padre e figliuolo Gesù Cristo. Nella qual cosa possiamo conoscere come si dee amar il prossimo, perchè si dee amare in questo modo, acciocchè gli vogliamo il vero bene giustamente, santamente e con opera.

Che cosa è il vero bene? È la beatitudine; onde esso san Giovanni a quelli desidera la vita eterna. Vedi adunque in che modo tu ami, se tu sei vero amico: se tu l'ami per tua utilità ovvero per tua delettazione tu non l'ami veramente nella necessità; e tu sarai fallace, come è scritto: È amico compagno della tavola, e non sarà permanente nel dì della necessità (2). Tu adunque che hai l'amico, sta' in guardia: vedi come sei amato, se ei vuole a te la vita eterna, e non creder a tutti, perchè gli è amico secondo il tempo suo, e non persevererà nel dì della tribolazione. Oh quanti pochi si trovano che vogliano il vero bene! Nè anche i padri amano i figliuoli, come bisogna amarli, cioè rettamente e

(1) 1. Timot. 1.

(2) Eccles. 6.

santamente e ordinatamente. Primamente, che tu vogli a loro la vita eterna, dipoi le virtù morali, dipoi le altre virtù, poi la sanità, poscia le cose esteriori, e che primamente perdano i beni minori che i maggiori. Ma solamente il pensier loro è delle ricchezze perchè se giocano, se lussuriano, se fanno i mali, se le figliuole hanno amatori, non si curano, e però tutti piuttosto gli sono inimici che amici. Non ti fidar adunque di alcuno; perocchè pochi amano veramente, giustamente e santamente, cioè per Dio; ma assaissimi amano per sè; e però ben dice Michea profeta: non voler credere all'amico, e non ti voler confidare nel duca; da quella che dorme nel tuo seno chiudi i serragli della bocca tua, perchè il figliuolo farà villania al padre, e la figliuola si leverà su contra la madre sua, e la nuora contra il socero suo, e dell' uomo inimici sono i suoi domestici (1). Adunque, figliuolo, di quel che seguita immediate e io guarderò al Signore e aspetterò Dio Salvator mio. Abbi Gesù per amico, perchè gli è fedele amico e difesa fedele, e chi quello ha trovato ha trovato il tesoro. Item all'amico fedele non è comparazione alcuna, e non è degno il peso dell' oro e argento contra la bontà della fede di quello. Item l'amico fedele è medicamento della vita e dell' immortalità; però prova l'amico. Se possiedi l'amico, provalo nella tentazione, e acciocchè non gli credi facilmente, discaccialo. Non ti voler consigliar con tutti. Siano a te molti pacifici, e consigliere ti sia uno di mille. Il vero amico si diletta piuttosto di amare e far bene che di esser amato. Quello adunque che veramente ama il prossimo, non solamente gli vuol bene, ma ancora fa e estende la sua carità fino agli amici, non solamente mettendo i beni esteriori, ma ancora la vita, traendolo alla beatitudine non solamente con piacevolezza, ma etiam con asprezza. Correggi l'amico, dice l'Ecclesiaste, acciocchè forse non abbia inteso, e dica, non l'ho fatto, ovvero se l'averà fatto, che non aggiunga un'altra volta di farlo (2). Il beato Giovanni adunque a noi ha mostrato la sua carità massimamente in sollecitudine, perchè egli considerando la durezza del cor nostro e la infedeltà, spesse volte replica: Quel che abbiamo veduto e udito; quasi dicendo, non vogliate esser increduli, perchè vi annuncio la vita con gran testimonio. Ecco che voi siete increduli. In che modo? Perchè non

(1) Mich. 7.

(2) Eccles. 19.

operate, e siete freddi e inviliti. E perchè non credete? perchè cercate la gloria del mondo. Tutti vogliono esser soprastanti, e signoreggiare, ciascuno vuol esser superiore, come vi ho detto. E che dice essa verità? In che modo, dice, potete creder voi, che togliete la gloria l'un dall'altro, e non cercate la gloria che è dal solo Dio? Ora dicovi io queste cose? Il Signor Gesù è quello che le dice. Che sia vero che non credete, qual è di voi che non sostenga molte fatiche per il guadagno? Ecco che circuite il mare e la terra per guadagnar quello ch'è cosa vana. Ecco che l'avaro sostiene l'assenza dei danari sperando il guadagno sotto le usure. Ecco che quei conduce i danari di lontano per guadagnare, e con molti pericoli e più altre cose. Perchè? Perchè ha fede nel guadagno. Se adunque per questa fede l'uomo patisce tante cose, or non ti pare che se ei credesse la vita eterna, sosterrebbe per quella cose molto maggiori? Risguarda i martiri, quante cose hanno patito perchè avevano la vera fede. Per la fede Mosè fatto grande negò se esser figliuolo di Faraone, eleggendo piuttosto di esser afflitto col popolo di Dio che aver la giocondità del temporal peccato, istimando maggior ricchezza l'improperio di Cristo, che 'l tesoro degli Egizj; perchè lui riguardava la remunerazione. E però il beato Giovanni, sollecito della salute delle anime nostre, più volte replica: Quel che abbiamo udito e veduto; e noi abbiamo udito il suo testamento e non crediamo. Ecco quanto ne ha confuso oggi quel che si legge nell' evangelio di san Matteo, perchè il Signor Gesù andando appresso al mare chiamò Andrea, Pietro, Giacomo e Giovanni; i quali subito lasciate le reti, seguitarono quello. Certamente non l'aveano ancor visto far miracoli, non aveano ancor udito cosa alcuna del premio della eterna retribuzione, e nondimeno ad un solo comandamento del Signore lo seguitano, e non solamente lo seguitano, ma si smenticarono quello che parea che possedessero. E noi se non abbiam veduto i suoi miracoli, ne abbiamo udito infiniti, e per bocca dei predicatori siamo chiamati ogni giorno, e siamo percossi da molti flagelli, e siamo spaventati dall'asprezza delle minacce, e nondimeno dispregiamo di seguitarlo. Ecco, dice san Gregorio, che già siede in cielo quei che ne chiama, e abbiam veduto maravigliosa conversion delle genti. Vediamo che egli ha gettato a terra la gloria del mondo, che Roma è suddita a Cristo, e che ne denunzia, appropinquarsi il di del giudicio, e nondimeno la superba nostra mente non vuol

spontaneamente abbandonar quello che ogni giorno perde nella vita. Che diremo adunque nel giorno del giudicio che nè per comandamenti, nè per flagelli siamo piegati? In noi s'è compiuto quel detto di Geremia profeta: Questa è gente che non ha udito la voce del suo Signore, nè ha ricevuto la disciplina; è perita la fede, ed è tolta dalla bocca loro (1). Perchè non conoscete questo tempo? Non vedete che Dio in molti modi vi ammonisce che non amate il mondo, nè quelle cose che sono nel mondo? Ma voi non volete credere alle sue parole. Voi dite di fuori che queste cose far si dovrebbono e laudate la povertà di Cristo e dispregiate il mondo, ma di dentro in voi fiorisce il mondo, e seguitate il mondo e con l'operare e col desiderio; perchè questo popolo mi onora con la bocca, e il cuor loro è discosto da me (2). E però è sollecito per voi l'Evangelista, affermando a noi la vera vita nel futuro. Soggiunge ancora della dolcezza dicendo: Acciocchè abbiate compagnia con noi; ec. Che cosa è più dolce della compagnia de' santi nella gloria? È compagnia piena di ogni santità. Alcuni veramente sono compagni al male, come oggidì molti si accompagnano la notte in questa città e fanno molti mali. Ognuno che fa male ha in odio la luce, e non viene alla luce, acciocchè non sia ripresa l'opera sua (3). Altri sono compagni nelle mercanzie, ma questa compagnia ha molti fastidj e tribolazioni del mondo e molte suspicioni. Altri sono compagni in scienza, altri in virtù, e questa è migliore, ma nondimeno in questa vita niuna compagnia ha la vera dolcezza. E nella compagnia de' santi non è male alcuno, niuno travaglio, niun timore, ma v'è ogni pace, perchè si uniscono in uno il quale è sufficiente a tutti. Onde dice il profeta: Ha posto i fini suoi la pace, e del fior di farina ti sazia; e acciocchè forse non dileggi dicendo: che compagnia è la vostra? Voi siete pescatori, e ogni giorno afflitti, secondo quel detto: Infino a quest'ora abbiamo avuto fame, e abbiamo avuto sete, e siamo nudi e siam battuti, e andiamo vagabondi, e ci affatichiamo operando con le nostre mani; siam fatti come immondizie di questo mondo, spazzatura di tutti fino a questo di (4); e soggiunge san Giovanni: E la compagnia nostra sia col padre, e col figliuol suo Gesù

(1) Ier. 7.

(2) Isa. 29.

(3) Io. 3.

(4) 1. Cor. 4.

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SAVONAROLA, Opere. Vol. I.

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