...Le quattrocento: essai sur l'histoire littéraire du XVe siècle italien, Volume 2Perrin et cie., 1908 - 806 pages |
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Popular passages
Page 337 - Sovra l'asin Silen, di ber sempre avido, con vene grosse, nere e di mosto umide, marcido sembra, sonnacchioso e gravido; le luci ha di vin rosse, infiate e fumide; l'ardite ninfe l'asinel suo pavido pungon col tirso, e lui con le man tumide a' crin' s'appiglia; e mentre sì l'aizono, casca nel collo, e
Page 273 - Ben confesso quella antiqua latina lingua essere copiosa molto e ornatissima, ma non però veggo in che sia la nostra oggi toscana tanto d'averla in odio, che in essa qualunque benché ottima cosa scritta ci dispiaccia. A me...
Page 272 - J'avoue bien que cette antique langue latine est très copieuse et ornée. Mais je ne vois pas, non plus, pourquoi il faut tellement haïr notre langue toscane d'aujourd'hui, de façon à ce que tout ce qui y est écrit, quoique excellent, nous déplaise... Et je sens ceci, c'est que, qui serait plus savant que moi et tel que beaucoup veulent être réputés, celui-là trouverait, dans notre langue commune d'aujourd'hui, autant d'ornements que dans celle qu'ils prônent tant euxmêmes et désirent...
Page 328 - ... nostri passi estremo segno : poi tenete di noi più lungo regno. Così la ninfa mia per voi si serba, quando sua morte gli darà natura. Or la tenera vite e l'uva acerba tagliata avete con la falce dura. Chi è che mieta la sementa in erba, e non aspetti ch'ella sia matura? Dunque rendete a me la mia speranza: io non ve 'l chieggo in don ; questa è prestanza.
Page 365 - E i fiumi de unda, e me colma di doglia. Piovea da tutti e cieli Amore in terra, E ralegrava l'anime gentili Spirando in ogni parte dolce foco; E i giovanetti arditi ei cor virili Sanza alcun sdegno e sanza alcuna guerra Armegiar si vedean per ogni loco; Le donne in festa, in alegreza, in gioco, In danze perregrine, in dolci canti; Per tutto leti amanti, Zente lezadre e festegiar giocondo. Non sarà più (che io creda) e non fu avanti Fiorita tanto questa alma cittade Di onor e di beltade E di tanto...
Page 273 - E sento io questo: chi fusse più di me dotto, o tale quale molti vogliono essere riputati, costui in questa oggi commune troverebbe non meno ornamenti che in quella, quale essi tanto prepongono e tanto in altri desiderano.
Page 308 - I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino Di mezzo maggio in un verde giardino. Eran d'intorno violette e gigli Fra l'erba verde, e vaghi fior novelli Azzurri gialli candidi e vermigli: Ond'io pòrsi la mano a còr di quelli Per adornar e' mie' biondi capelli E cinger di grillanda el vago crino.
Page 179 - L'altra, di che ho preso quieta, si è della grazia e dell'arme che Nostro Signore gli die a quel punto della morte, di rendersi in colpa, di chiedere la confessione e comunione e la strema unzione: e tutto intendo che fece con divozione; che sono segni tutti da sperare che Iddio gli abbia apparecchiato buon luogo. E pertanto, sapendo che tutti...
Page 337 - Candida è ella, e candida la vesta, ma pur di rose e fior dipinta e d'erba: lo inanellato crin dell'aurea testa scende in la fronte umilmente superba. Ridegli attorno tutta la foresta, e quanto può sue cure disacerba. Nell'atto regalmente è mansueta; e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Page 273 - Più tosto forse e prudenti mi loderanno s'io, scrivendo in modo che ciascuno m'intenda, prima cerco giovare a molti che piacere a pochi : ché sai quanto siano pochissimi a questi dì e litterati.