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X.

Abbiamo già visto, sulle tracce di Ruperto abbate, come il vero Purgatorio dantesco, ossia le sette cornici, rispondano alla custodia di fuoco posta da Dio al paradiso terrestre, dopo scacciatine Adamo ed Eva. Ma, come ragionevolmente avvertono i Padri e i commentatori, insieme coi primi padri ne fu espulso anche il tentatore, il serpente, principio di ogni male 1.

E difatti noi incontriamo fuor della porta di S. Pietro, nell'antipurgatorio, appunto « il serpente », << il serpente », una biscia

Forse qual diede ad Eva il cibo amaro

<< Vedi là il nostro avversaro » dice Sordello a Virgilio, drizzando il dito perchè in là guardi 3. Niun dubbio però che questa serpe non sia l'astuto tentatore dell'Eden, che ancora insidia a' reduci mortali, fuor della custodia del paradiso terrestre, o del Purgatorio.

Ma qui il poeta, che tante volte ci mette innanzi le cose, senz'avvisarci che per noi ne cerchiamo il significato recondito, qui ne ammonisce in tono solenne:

Aguzza qui, lettor, ben gli occhi al vero,

Che il velo è ora ben tanto sottile,

Certo che il trapassar dentro è leggiero 4.

Noi però, per trapassarvi meglio, ricorderemo ancora le parole fulminate da Dio nell'Eden contro al serpente, prima di cacciarnelo: Inimicitias ponam inter te et mulierem, inter semen tuum, et semen illius: ipsa conteret caput tuum et tu insidiaberis calcaneo ejus 5. Affermazione solenne della promessa d'una novella Eva, e d'un novello Adamo; e fondamento della speranza consolatrice de' primi peccatori. L'ini

' Cf. PROCOPIO, Comment. in Octat. Gen. III.

3 Purg. VIII, 99; 39.3 Purg. VIII, 94-97. 5 Gen. III, 15.

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4 Ivi, 19-21.

micizia tra la donna e il serpente, tra il seme della donna e quello del serpente, che fa del Protoevangelo il più bell'argomento biblico per l'asserzione del dogma dell'Immacolata Concezione, il poeta teologo l'incarnò nella scena della valletta dell' antipurgatorio 1.

Il giorno sta per finire, e per « la piccola vallea » si diffonde un inno soave, la Salve Regina, cantato dall'anime sedute in sul verde e in sui fiori » di quel piccolo Eden, sì squisitamente dipinto dal pennello dell'Alighieri.

Era già l'ora che volge il desio

Ai naviganti e intenerisce il core

Lo dì c'han detto a' dolci amici addio,

E che lo novo peregrin d'amore

Punge, se ode squilla da lontano

Che paia il giorno pianger che si muore 2;

e s'intona da un'anima il le lucis ante terminum, e si canta da tutte

Avendo gli occhi alle superne rote.

Ed ecco scender dall'alto

Due angeli con due spade affocate
Tronche e private delle punte sue.
Verdi come fogliette pur mo nate,

Erano in veste che da verdi penne
Percosse traean dietro e ventilate...
<< Ambo vegnon del grembo di Maria »
Disse Sordello a guardia della valle
Per lo serpente che verrà via via » 3.

E si posero alle due opposte sponde in mezzo si contenne ».

E già

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<< si che la gente

Tra l'erba e i fior venia la mala striscia
Volgendo ad or ad or la testa al dosso
Leccando come bestia che si liscia.

1 Cf. Ms. A. CIMMINO, Il vero svelato a' dantisti nell' VIII del Purg. in Scuola Cattolica di Milano, marzo, 1905. Intende l'autore mostrare che Dante ammetteva l'Immacolata Concezione di Maria V.

9 Purg., VIII, 1-6. 3 Purg., 25-39.

Mossero allora i due custodi della valle:

Sentendo fender l'aere alle verdi ali

Fuggio il serpente, e gli angeli dier volta

Suso alle poste rivolando eguali 1.

Sotto questo velo, « tanto sottile », il vero che si na sconde è l'inimicizia, promessa nell' Eden, tra la « Donna del cielo »« del cui» ventre, >>

Che fu albergo del nostro desiro,

2

spira l'alta letizia » e il serpente infernale, che inspirò all'uomo ogni malizia. Per ciò l'anime cantano la Salve Regina, in cui Maria è invocata come « spes nostra », perchè fu realmente la speranza che brillò nell' Eden a' nostri progenitori; ed ora, su ne' cieli, è

meridiana face

Di caritate, e giuso, intra i mortali
È di speranza fontana vivace 3.

Quindi i due angeli, che vengono dal grembo di Maria, sono in verde vesta, e con verdi penne, simbolo di spe ranza; e le due spade affocate, tronche delle punte sue, mentre ricordano la fiammeggiante spada dei custodi dell'Eden, simboleggiano l'inimicizia di Maria contro il serpente, e la sua misericordia verso gli uomini. Per contrario l'Angelo, portiere del Purgatorio, che siede giudice, qual vicario di Pietro e vindice della giustizia di Dio, ha una spada sfolgorante, e col suo << puntone » descrive sulla fronte de' pentiti mortali la vendetta della colpa.

Ma poichè ogni grazia che ci vien per Maria, procede dall'Eterno Lume, a cui Ella drizza « gli occhi da Dio diletti e venerati » ', l'anime dell'antipurgatorio cantano pure il Te lucis ante terminum, nell'ora del vespero e della compieta, o, come i più intendono, del suono dell'Avemaria vespertina; e subito dopo, scendono dal grembo di Maria i due custodi della valle e dell'antipurgatorio, pronti alla caccia del serpente.

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Sotto sì mirabil forma poetica traspare il vero adombrato dall'Alighieri, il quale seppe tanto innalzare la sua materia, da far dell'episodio biblico della maledizion del tentatore una delle più profonde scene del secondo regno, in cui contro il serpente cacciato dall' Eden combattessero i messi della seconda Eva.

XI.

Per tal modo introducendosi il serpente nella scena dell'antipurgatorio, ci si fa chiara pur anco la ragione delle sue insidie alle anime della valletta, le quali non significano già che l'anime del Purgatorio ancor soggiacciano a tentazione, come non insegna neppur Dante 1, ma simboleggiano il castigo della negligenza, per la legge del contrappasso, sì cara a Dante, opposto al non aver vigilato in quella vita << che è un correre alla morte ». In vetta al Purgatorio dirà Beatrice agli angeli:

Voi vigilate nell'eterno die,

Sì che notte nè sonno a voi non fura
Passo che faccia il secol per sue vie 2;

ma i negligenti non vigilarono nel giorno transitorio, e dal sonno delle colpe e dalla notte della noncuranza si lasciarono furare i passi del viver loro, procrastinando all'ultim'ora il convertirsi a Dio. Onde in pena di ciò, quando muore il giorno, sono ammoniti di vigilare e pregare, perchè

1

Nostra virtù che di leggier s'adona,

Non spermentar con l'antico avversaro,
Ma libera da lui che si la sprona.
Quest'ultima preghiera, Signor caro
Già non si fa per noi, chè non bisogna,
Ma per color che dietro a noi restaro.
Purg., XI, 19-24.

Fagli per me un dir di paternostro,

Quanto bisogna a noi di questo mondo,
Dove poter peccar non è più nostro.

2 Purg., XXX, 103-105.

Ivi, XXVI, 130-132.

Iddio tenga sempre lungi da loro la tentazione 1; ed è giusto che chi non vigilò in vita contro le insidie del demonio, ora stia in sollecitudine e vigilanza, benchè non possa più peccare, nel regno dell'espiazione, come è ragionevole che quegli il quale allora non s'affrettò di rappacificarsi con Dio e ritornare all'oggetto della sua felicità, donde s'era dilungato, ora si rimanga addietro nel cammino, e sconti la sua negligenza nel far il bene col tardare a soddisfare il male.

Ma un'altra ragione ci par di vedere nelle insidie del serpente dell'antipurgatorio, la quale ci viene suggerita dal commento del Card. Ugone, contemporaneo e confratello dell'Aquinate. Egli dice che Iddio cacciò dal paradiso l'uomo, quasi scomunicandolo, come si espellono dalla Chiesa i malvagi. E come scomunicati temporaneamente dal Purgatorio sono i negligenti che ne stanno fuori, vessati dal serpente o da Satana, che loro insidia, secondo il concetto della scomunica offertoci da S. Paolo, quando scrive d'aver consegnato a Satana alcuni peccatori ostinati perchè tornino a salute e a migliori consigli . Certo gli abitatori dell'antipurgatorio non sono in odio a Dio, perchè morti pacificati a lui; tuttavia furono peccatori fino all'ultim'ora, e trascurarono ciò che far doveano, per la loro salute eterna. Onde tutti quanti son fuori della porta di S. Pietro, vivono nella regione, ove s'annida il serpente, ministro di Satana, che li vessa in quel maggior grado sebben minimo ed esterno che il ciel consente, e sono ancora in luogo non << libero da ogni alterazione » e dove cade, come nell'emisfero de' vivi, pioggia, grandine, neve, rugiada e brina, le quali non vanno più avanti

1

« Vigilate et orate ut non intretis in tentationem ». Matth. c. 26, 41. << Et emisit eum Dominus Deus de paradiso voluptatis, supple quasi excommunicando; sic homines nunc quoque pravi emittuntur ab Ecclesia ». Comm. in Gen. III, n. 23. Cfr. Ius Can. Dec. P. I, d. 50, c. 64.

3 I, Cor. 5, 5; I Tim. 1,20. Cf. S. TOMMASO, Comm. in Ep. D. Pauli a questi luoghi.

BUSNELLI, La concezione del Purgatorio dantesco

3

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