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Beato sei, grifon, che non discindi

Col becco d'esto legno dolce al gusto,

Poscia che mal si torse il ventre quindi 1.

E l'animal binato, che finora avea sempre taciuto, parla e risponde questi pochi accenti:

Si si conserva il seme d'ogni giusto.

Poscia lega il carro all'albero dispogliato, e questo subito si rinnovella, e si copre di foglie d'un color tra la rosa e la viola. Si canta un inno, e Dante s'addormenta.

Come ognun vede, la scena è mutata ed i personaggi si trasfigurano di nuovo senza perdere il lor carattere fondamentale. Dante e Beatrice hanno compita la loro scena, tutta speciale, e tutta propria, benchè alla luce di un simbolo superiore; questo ora succede in tutta la pienezza de' suoi misteriosi movimenti. In quell' eccelso giardino, dove avvenne la catastrofe dell'uman genere, si fa pure la simbolica sua ristorazione.

Dante ha già rivestito la persona dell' umanità intera, e dall' al di là del fiume dell' obblìo, che lo separava da Cristo apportator della Verità rivelata, si fa seguace di lui. Il Grifone era venuto, non dal cielo, sì per la foresta fino al fiume Lete ad incontrar l'uomo viatore, ma traendo il carro vuoto, preceduto da ventiquattro seniori, a' quali andavan davanti sette candelabri d'oro con fiammelle,

Lasciando dietro a sè l'aer dipinto,

E di tratti pennelli avean sembiante;

1 Purg., XXXII, 43-45. I commentatori moderni leggono l'ultimo verso così

Poscia che mal si torce il ventre quindi ;

e lo spiegano: «poichè chi ne ha gustato si dibatte in fieri dolorì ». Cosi con molti il CASINI. Ma torcere significa pure deviare, e male torcersi quindi vorrà dire allontanarsi di qui con danno. Pertanto il verso ci par debba leggersi come fanno altri col verbo di tempo passato, e significa che il ventre, ossia chi ne mangiò (Adamo), se ne allontanò con danno. Questo senso, che ci pare il più ovvio e naturale, s'accorda con ciò che precede in cui si dice beato il grifone che non descinde o mangia dell'albero, perchè, così facendo, non se ne partirà con danno. Che il frutto dell'albero proibito causasse fieri dolori viscerali è assai difficile provarlo.

BUSNELLI, La concezione del Purgatorio dantesco

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Sì che li sopra rimanea distinto

Di sette liste, tutte in quei colori,

Onde fa l'arco il sole e Delia il cinto 1.

Questo è l'influsso divino dello Spirito Santo, simboleggiato ne' suoi doni sotto la forma di lunghissime lingue di fuoco, spiranti da' sette candelabri, le quali si estendono sopra tutta la mistica processione, perchè lo Spirito Santo, spirito d'amore infinito e prima fonte d'ogni bene divino venuto all'uomo protegge colla sua ispirazione i ventiquattro seniori, simboli de' ventiquattro libri del Vecchio Testamento; i quattro animali, dentro al cui spazio si contiene il Grifone col carro, tipi ricevuti de' quattro Evangeli, fiancheggiati dalle sette ninfe o virtù teologali e cardinali; e infine i sette << abituati col primaio stuolo », imagini degli altri libri del Nuovo Testamento raggruppati per autore 2, coronati non di gigli, ma « di rose e d'altri fior vermigli ».

Ma cotal influsso che si estende pur sopra il Grifone nasconde ne' suoi colori e nel suo intreccio con l'ali della fiera il mirabile simbolo dell'Incarnazione del Verbo; e mentre da un lato ricorda i sette spiriti che, secondo il presagio d'Isaia, sarebbersi posati sopra l'Emmanuele, dall'altro nella vaghezza dell'iride richiama « quell'unica sposa dello Spirito Santo » 3, colei che, promessa nell'Eden, fu il segno della futura alleanza e pace tra Dio e gli uomini, la Vergine Beata la quale per opera dello Spirito Santo concepì il Redentore. L'iride delle fiammelle, simboleggia Maria. E ciò è tanto vero, che il divino poeta mette in bocca a' ventiquattro seniori,

3

1 Purg., XXIX, 74-78.

2 Gli Atti degli Apostoli per S. Luca; le 14 Epistole di S. Paolo per S. Paolo; l'Epistola di S. Giacomo per S. Giacomo; le due Epistole di S. Pietro per lui; le tre Epistole di S. Giovanni per questo Apostolo; l'Epistola di S. Giuda per S. Giuda; e l'Apocalissi di S. Giovanni pel medesimo. S. Giovanni è quindi rappresentato in tre maniere: come evangelista (aquila); come scrittore d'Epistole; come profeta; S. Luca in due forme; come evangelista (uno degli animali coronati); come storico della primitiva Chiesa. 3 Purg. XX, 97-98.

che sotto i variopinti stendali venian dietro a' candelabri, il canto del saluto angelico, e scrive:

Sotto così bel ciel, com'io diviso,
Ventiquattro seniori a due a due
Coronati venian di fiordaliso.

Tutti cantavan; « Benedetta tue

Nelle figlie d'Adamo, e benedette

Sieno in eterno le bellezze tue » '.

Non è infatti Beatrice, non peranco scesa di cielo, che qui si lodi, sibbene Maria, a cui va il canto de' ventiquattro seniori dell'antico Patto, l'inno della fede e della speranza, che li sostenne per tanti secoli nell'aspettazione della Madre del promesso Redentore. Ond'è che

Tra la mezzana e le tre e tre liste

il Grifone tende in su l'una e l'altr'ale, avanzandosi sotto la fiammella centrale, che nella disposizione dell'iride brilla del color verde, come pur son verdi in veste e con verdi ali i due angeli che ogni sera contro il serpente dell'antipurgatorio « vegnon del grembo di Maria ».

E cresce l'ammirazione dell'arte dantesca, ove si ponga mente all'intreccio dell'ali del Grifone, ali d'aquila simboleggiante nella biforme fiera la persona e natura divina, con le fiammelle iridescenti, imagini del connubio dello Spirito Santo con l'unica sua Sposa. Quasi assurgessero al trono della Divinità infinita, le ali

Tanto salivan che non eran viste,

ed il Grifone le tendea in su fra le sette liste

Sì ch'a nulla fendendo facea male 2.

Chi non vede, in questo disegno, raffigurato il dogma così dell' incarnazione del Verbo, per opra dello Spirito Santo, nel seno della Vergine, come della sua nascita temporale, senza che per ciò ne rimanesse in nulla offeso il claustro verginale della Madre?

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A così mirabili concetti e simboli non potè l'Alighieri levarsi che col lungo e profondo studio, che gli fe' cercare, più che dell'abate Gioacchino 1, il Commento del Card. Ugone da S. Caro a quel medesimo luogo dell' Apocalisse donde tanto accenna d'aver attinto per la mistica processione 2. L'iride delle sette fiammelle è tale un tocco di divina tavolozza che, mentre ci fornisce la ragione del canto della salutazione angelica, « sotto così bel cielo », completa insieme e a mille doppi rabbella il gran quadro della venuta di Cristo, introducendovi quella persona che solo a noi parea mancarvi, ma non potea sfuggire al vigile pennello dell'Alighieri, già sì devoto del « bel fiore », di cui sempre e mane e sera invocava il nome, di quella « fontana vivace di speranza », la cui lode ei fa risonare per tutto il pendio della sacra montagna fino al trionfo oltre le sfere e nella candida rosa dell'empireo.

Nato dunque di Maria per lo Spirito Santo il Verbo incarnato sotto la forma di Grifone trae il trionfal veicolo fino al Lete per la selva. Perchè Cristo col vestire l'umana natura e col nascere quaggiù di donna venne e passeggiò tra noi, e benchè preannunziato da tante profezie condusse i suoi primi anni nell'oblio della casa di Nazaret sempre operando, almeno coll'esempio e col merito d'ogni virtù, per la sua Chiesa.

Prima d'annunciare la buona novella, adunò intorno a sè i suoi apostoli e circondato da loro, eredi delle profezie dell'antico Patto, uscì nella sua vita pubblica, manifestò all'uomo la verità soprannaturale, da Dante simboleggiata in Beatrice, alla luce de' suoi portenti, affermando ch'essa scendeva dal cielo e menandola quasi in trionfo per la terra già promessa ad Israele. Ma colla passione di Cristo cessa la pubblica proclamazione della verità; e Beatrice scende

2

1 AB. IOACHIM, Exposit. in Apocal. IV, v. 3, Venetiis, 1527.

<< Beata Virgo dicitur Iris quae circuit Christum, sicut mater filium. Et haec in coelo posita est in signum faederis et pacis inter Deum et homines.., ». UGONE DE S. CARO, Comm. Apocal. IV, v. 3.

dal carro trionfale, quando, « forse tre voli » di saetta, ricordanti i quasi tre giorni della sepoltura di Cristo, era lungi dalla pianta dispogliata. Nè in quel tempo cessò il Redentore dall'opera sua, liberando i Padri dal Limbo, per aver lavata col suo sangue la colpa dell'umana natura '. Egli risorge, e nella sua Chiesa pone i mezzi della rinnovazione dell'amicizia di Dio coll'uomo: il Grifone trae il carro, e legandolo all'albero dispogliato, simbolo dell'impero divino, la cui Legge violò Adamo 2, ne ristora i danni, onde s'innova, mettendo foglie d'un color accennante la cruenta redenzione compiuta. Si canta allora il dolcissimo inno del trionfo; e l'uomo viatore e spettatore s'addormenta, perchè prima dell'ascensione di Cristo e della Pentecoste, agli occhi de' profani, come a' quelli de' due discepoli d'Emmaus il Redentore risorto, rimase nascosta l'istituzione della Chiesa. Ma salito al cielo il Grifone, uno splendore « squarciò il velo del sonno » all'uomo pellegrino, che sulle prime non vede Beatrice ossia la verità rivelata, nascosa quasi nell'ombra del Cenacolo cogli Apostoli, e chiede: « Ov'è Beatrice? ». Però scompare ogni dubbio, quando l'amica voce gli risponde:

<< Vedi lei sotto la fronda

Nuova sedersi in su la sua radice

Vedi la compagnia che la circonda »...

Sola sedeasi in su la terra vera,

Come guardia lasciata lì del plaustro,

Che legar vidi alla biforme fiera.

1 S. TOMMASO, III, q. 52, a. 5; q. 49, a. 1 ad 3.

2 Tale è l'interpretazione che noi diamo della famosa pianta dispogliata, e in ciò ci accostiamo a Ms. POLETTO (Alcuni studi su Dante Alighieri ; Siena, 1892, pag. 201 e segg.) che ne fa il simbolo della divina volontà. Essa fu accolta dall'illustre dantista F. FLAMINI nel suo bel libro: I significati reconditi della D. C., Livorno, Giusti, 1904, II, pag. 248. Notiamo inoltre che l'albero rappresenta il comando del Padre, come il Grifone Cristo, o sia il Verbo Incarnato, e i sette candelabri cogli stendali lo Spirito Santo. Onde tutte e tre questi simboli hanno dell'infinito. Dell'albero non si vede la cima, perchè tanto « si dilata più quanto più è sù »; le ali del Grifone << tanto salivan che non eran viste »; e gli « stendali retro eran maggiori che la mia vista ».

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