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astrologica quella del Paradiso; laddove il disegno del Purgatorio s'aggira tutto sul concetto della caduta e della rigenerazione spirituale dell'uomo, ed ha per linea principale il Paradiso terrestre, meta da riconquistare con un cammino a ritroso, purgando mano mano quelle reliquie della colpa attuale, rampollata per causa del delitto d'Adamo, le quali la grazia dell'ultima ora non cancellò dall'anima pentita.

IV.

Prova di quanto affermiamo è quello che parecchi padri e dottori antichi e medievali asserirono della cacciata dei nostri progenitori dal giardino dell'Eden. Dante, come ognun sa, e cento prove ne offrono le opere di lui, pose non leggero studio nell'intelligenza della Scrittura, e ne conobbe parecchi commenti, vuoi generali, vuoi parziali.

Tra i commentatori medievali ebbe non poco nome Ruperto abate di Tuizio o Deutz, uomo dottissimo, che lasciò tra i dotti quell' adagio: Experto crede Ruperto. Vero è che l'Alighieri non lo nomina nell'opere che ci rimangono. Ma se de' primi studi di Dante, come fe'lo Scherillo', possiamo trovar la traccia de' libri che consultò, dappoichè ebbe scritto la Vita Nuova, e si pose a studiar quanto poteva per trattare più degnamente della sua donna 2, è impossibile tesserne il catalogo e seguire il genio del poeta, che va scovando per tutti i rami dello scibile medievale, iscegliendo fior da fiore per far più bello e più alto il poema sacro, ed è

di tal volo

Che nol seguiteria lingua nè penna 3.

Molti sono i raffronti tra i concetti danteschi e quelli d'altri

1 Alcuni capitoli della Biografia di Dante, Torino, Loescher, 1896, pag. 448 e segg.

2 Cf. Vita Nuova, § 43 ultimo.

3 Par. VI, 63-64.

scrittori non nominati dal poeta, com'è noto a' suoi cultori ', nè per questo sono meno veri, dato pure che qualcuno sia solo casuale. Casuale invece non ci pare, ma verissimo e fondatissimo il ravvicinamento dantesco con un passo del soprannominato Ruperto; dove questi commenta l'espulsione de' due primi peccatori dall' Eden, e la custodia che Dio vi pose a guardarne l'accesso. Delle tre parti in cui si divide il regno dantesco della purgazione, ivi ci si dà la ragione del vero purgatorio in quanto è connesso col paradiso terrestre. Vedremo poi come vi si allacci l'antipurgatorio de' negligenti.

Il famoso abate, ammette che la via di andare al cielo, è il ritorno al paradiso terrestre donde l'uomo, dopo il primo fallo, fu cacciato in bando, e che la spada di fiamma versatile che lo difende non è altro che il fuoco del purgatorio. Scrive infatti che in quelle parole del Genesi: Et collocavit ante paradisum Cherubim et flammeum gladium atque versatilem ad custodiendam viam ligni vitae, « il divino scrittore toccò più brevemente e più nascosamente che non si faccia in altri luoghi della Scrittura, del giudizio del fuoco, ma in modo più terribile enunciò, chi ben vi riguardi, la difficoltà del ritorno, per cui i figli di benedizione nati in quest'esiglio, sono per grazia di Dio là richiamati 2. » Questo concetto, che non è solo di Ruperto, ma s'incontra sotto la forma letterale o allegorica presso altri padri e dottori, è da lui, meglio d'ogni altro, sviluppato e preso in senso letterale ed oggettivo, così da sostenere che veramente tutti

1 Cf. E. MOORE, Studies in Dante, S. I, II, III, Oxford, 1896 e segg. P. TOYNBEE, Dante, studies and researches, London, 1902.

2 « Igitur, dum dicit scriptor iste divinus: Et collocavit ante paradisum Cherubim et flammeum gladium atque versatilem ad custodiendam viam ligni vitae, brevius quidem ac secretius rem attigit, scilicet judicium ignis, per quod transituri sumus, quam in plerisque Scripturae locis invenitur, sed diligenter intuentibus terribilius enunciavit difficultatem regressionis qua filii benedictionis in hoc exilio generati per gratiam Dei illuc revocantur. » RUPERTI ABBATIS, In Genesim Comm., 1. III, c. 32. Opera Omnia, Coloniae Ag. 1577, Vol. I, pag. 65.

debbano passare la prova del fuoco prima di giungere al luogo di felicità 1.

Due sono le custodie che Dio pose, cacciatine i nostri progenitori, al paradiso terrestre: la spada fiammeggiante ed i Cherubini. « Quando ciò leggiamo; scrive Ruperto, ce ne meravigliamo, quantunque già teniamo per fede e confessiamo che passeremo pel fuoco e non entreremo nel paradiso se non dopo esaminati per ministero degli angeli 2.» Ammette quindi, come molti altri dottori, che la spada fiammeggiante non è che il fuoco che circonda tutto all'intorno il paradiso terrestre 3.

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Nè altrimenti è concepito il vero Purgatorio dantesco nelle sue linee generali. Sulla cima del monte « ove l'umano spirito si purga » fiorisce « la divina foresta spessa e viva » ove fu« innocente l'umana radice », a cui fa di difesa tutto all'ingiro il fuoco dell'ultima cornice, luogo di pena pe' lussuriosi. Alcuni dantisti opinarono, per la somma altezza che l'Alighieri attribuisce, secondo pure la sentenza di molti scrittori, alla montagna del Purgatorio coronata dal Paradiso terrestre, che quella fiamma sia una parte della sfera del fuoco; ma checchè ne sia, il poeta volle che le mura del suo paradiso terrestre fossero fiamme purgative, come le ammette Ruperto. Vero è che negli altri ripiani, ove si scontano i reati di pena de' rimanenti vizi capitali, non più fuoco, ma varietà di altre pene rimbeccanti le colpe ci si offrono davanti 5, e con questo completò Dante il suo

1 Cf. AMBROGIO, in Ps. 118, serm. 3, n. 14; in Ps. 36.

14, in Luc.

1. 3, Histor.,

«

-

LATTANZIO, 1. 7, c. 21.

19.

ORIGENE, Omil. BASILIO, in Isai., c. 4, v. 6. BEDA,

Haec ante paradisum esse posita ad custodiendum ligni vitae aditum cum legimus, miramur, cum tamen publica fide teneamus et confiteamur quod per ignem transituri et nonnisi per angelorum ministerium examinati paradisum intraturi simus. » Loc. cit.

3 Loc. cit. e Ivi, c. 33.

4

Quivi la ripa fiamma in fuor balestra.
Purg., XXV, 112.

Si noti però che l'Alighieri nel principio del poema, quando mette in

disegno, adottando anche l'interpretazione, che altri padri e dottori danno della spada fiammeggiante, la quale, secondo essi, significherebbe le pene temporali, e le molte tribolazioni, per cui conviene entrare nel regno di Dio 1. I gravi pesi, sotto i quali curvi camminano i superbi, la cucitura delle palpebre agl'invidiosi, il fumo denso e soffocante degl'iracondi, la fretta e l'agitazione degli accidiosi, i ceppi degli avari giacenti bocconi per terra, la fame e la sete de' golosi non sono che le pene temporali dovute alla colpa, e non iscontate in questo mondo dall'anime purganti, e però, a quel modo nell'oltretomba, secondo la poetica imaginazione del contrappasso, inflitte dalla divina giustizia ne' ripiani del sacro monte.

E tuttavia il divino poeta seppe, con mirabile arte, nulla omettere di quel che importa, comunque si spieghi, la spada fiammeggiante. Se come fiamma circonda il paradiso, e come pena temporale d'ogni genere fornisce i tormenti delle cornici inferiori, come spada fiammeggiante di bagliori

bocca a Virgilio le perifrasi de' tre regni d'oltretomba, designa solo pel fuoco il Purgatorio:

E poi vedrai color che son contenti
Nel fuoco, perchè speran di venire,
Quandochesia, alle beate genti.

Inf., I, 118-120.

E così parimente, superati i sette cerchi del Purgatorio, sulla riva del Paradiso terrestre, dice Virgilio :

Il temporal fuoco e l'eterno

Veduto hai, figlio.

Purg., XXVII, 128.

Donde deduciamo che l'Alighieri, usando il vocabolo fuoco mentre seguiva il parlar comune e scritturale, che a fuoco accenna per l'inferno e pel purgatorio, comprendeva sotto quella voce ogni altra pena temporale ed eterna che, pur non essendo fuoco, faceva però l'effetto del fuoco, come dicono i padri, o punendo o purificando al par del fuoco. Questa è pur la ragione perchè Dante variò le pene del suo purgatorio, ponendovi, oltre il vero fuoco, anche il fuoco della tribolazione (Cf. S. TOMMASO, I-II p. 89, a. 2 et alibi.). Vedremo in altra trattazione come col fuoco si riconnettano le pene de' sette vizi o peccati capitali.

1 Cf. UGONE DA S. CARO, `Comm. in Gen., c. III. PROCOPIO, Comm. in Octateuchum Gen. III, Tiguri, 1555. S. GREGORIO M., Omil. 10 in Ev. v. f.

insopportabili all'occhio l'affidò a' due custodi della valletta

e all'angelo portiere:

Ed una spada nuda aveva in mano
Che rifletteva i raggi sì ver noi,

Ch'io dirizzava spesso il viso invano 1.

E gli Angeli sono appunto la seconda custodia che noi incontriamo nel Purgatorio dantesco. «Sì fatti ufficiali », come vedremo, non solo stanno a guardia de' vari ripiani, ma fanno pure da giudici delle colpe o dell'ammissione dell'anime alla purgazione.

V.

Queste le linee generali. Ma è da considerar meglio il concetto di Ruperto, com'egli lo spiega nelle sue due parti, del fuoco e de' cherubini, per persuaderci quanta larga ispirazione ne traesse poi il genio dell'Alighieri.

Nella spada fiammeggiante e versatile egli ravvisa l'ira e la misericordia divina. « Qui, scrive, l'ira grande di Dio, non cessa d'associarsi colla misericordia a noi necessaria. Effetto dell'ira di lui è l'aver collocato davanti al Paradiso una spada fiammeggiante; effetto della sua misericordia l'aver voluto che fosse versatile. La spada versatile è la sentenza del giudizio divino, la quale può volgersi in qua e in là, cioè non sempre col medesimo rigore chiude agli uomini l'adito al Paradiso. Vien detta fiammeggiante, perchè veramente il giudizio di Dio è giudizio di fiamma di fuoco che fa vendetta, come dice l'Apostolo, di coloro che male operano... Assai terribile è ciò che da questo passo, confrontato cogli altri della Scrittura, si deduce, per esempio, con ciò che dice l'Apostolo: « Si quis autem superaedificat super fundamentum hoc aureum, argentum, lapides pretiosos, ligna, foenum, stipulam, uniuscujusque opus manifestum erit. Dies enim Domini declarabit quia in igne revelabitur. Et uniuscujusque opus quale sit ignis probabit. Si cujus opus 1 Purg., IX, 82-84.

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