Page images
PDF
EPUB

fu lacerata internamente dalle eresie, così dette da una parola greca, che tanto in greco suona quanto suona scelta nel nostro idioma: vuol dire che, standosene all'etimo-greco, i primi eresiarchi fecero scelta col loro privato giudizio delle opinioni a seguitare contro ai dommi dell' universale credenza, sostituendo per tal guisa al genere l'individuo. La chiesa intenta a serbare intatto il sacro deposito affidatole dalla tradizione, anatema disse a'dissidenti, li scac-' ciò dal suo seno, quando citati a comparire ne'concilî (assemblee o stati generali, in cui tutta la chiesa era rappresentata), non ebbe da essi la ritrattazione de loro errori. Ma il turbar le coscienze, importando anche al riposo della società civile degli uomini, il poter temporale intervenne in cotesta faccenda, perchè non fosse dato a chicchessia di alterare le cose pertinenti alla fede. Come la bisogna per molto tempo andasse, non tace la storia, e a me non tocca ripetere, contento ad averne mostrata la sua fontale origine. Ma bene importa al mio proposito rammentare, che nel quarto concilio Lateranense, dodicesimo concilio ecumenico, l'anno di salute 1215, tra molte altre cose, che si stabilirono nella chiesa, fu anche questa. Vi si prescrisse, ogni vescovo, almeno una volta l'anno, visitasse da sè stesso o per mezzo d'idonee persone, que'luoghi della sua diocesi, ove corresse voce si ricettassero eretici, e coloro che nella pratica si allontanassero dalla comune osservanza de'fedeli. Fu statuito inoltre, per facilitare la ricerca delle persone infette di eresia, vi fossero in

ogni diocesi uomini a ciò deputati, i quali avessero obbligo di riferire a' concili provinciali, che per siffatto fine si stabilirono. Notabile è la maniera di procedere che determina l'ottavo canone di questo concilio, come quello che ha poscia servito di regola a'tribunali secolari ne' criminali giudizi. In esso ottavo canone è stabilito, sulla pubblica diffamazione dovere il superiore informare per ufficio, presente colui contr'al quale informava, se pure questi non si fosse fatto assente per contumacia; dovere il giudice proporgli gli articoli, di che veniva incolpato, e udirne le discolpe. Una inscrizione legittima, secondo prescrive il dritto romano, dovea sempre precedere l'accusa, ma la denuncia dover sempre, secondo prescrive il Vangelo, precederla un'amorevole ammonizione. Più notabile ancora si è che in quel concilio medesimo fu proibito a' clerici di pronunziare una sentenza di sangue : il farne la esecuzione, lo assistervi, sino lo scriver lettere, per tal sorta di esecuzioni, venne loro severamente inibito. Ma in Ispagna la Inquisizione accese i suoi roghi: deduzione terribile del principio dell' unità della fede, venne colà accettata a totale esterminio della razza mora e giudaica, come rimedio politico. Perciocchè molti di quella nemica razza, chiamati Marrani dagli Spagnuoli, abbracciato avendo fintamente il cristianesimo, e larvati cristiani essendo, conservavano nel fondo delle anime loro le antiche abbominazioni. Necessità forse più che ragione di stato poteva il barbaro uso spiegare in Ispagna, non giustificare (da

poi che in qual modo si possono tali cose giustificare?) in Napoli non mai. In ciò i napoletani giureconsulti mostrarono tal forza di dottrina ed efficacia di argomentazioni che non resta a noi, venuti si tardi, che ad ammirarli.

Fu consuetudine in Ispagna dal 1492 in poi per tutti gli stati di quella penisola il re nominasse un grande Inquisitore che da Roma veniva confermato. Il grande Inquisitore eleggeva gl'Inquisitori particolari per ciascun luogo, i quali prima di esercitare il loro spaventevole ufficio avevano l'assenso del re. Il re instituiva il consiglio, che risiedeva nel luogo stesso che il grande Inquisitore. Questo consiglio aveva una giurisdizione sovrana: alta, estesa, terribile in tutto che formava obbietto d' Inquisizione : l'eresia, il giudaismo, il maomettismo, come lo chiamavano, il sortilegio (notisi l'ignoranza alla barbarie in questi errori tramescolata e commista), la poligamia, e l'abbominevole vizio contro natura. Alla parola per parte del Santo Tribunale (così avea nome quel tribunale di fede, che a'frati dell'ordine domenicano venia affidato), a quella parola, dico, tutti allibivano. Niuno osava resistere, qualunque fosse il suo grado, e qualunque l'autorità. Il padre consegnava i figliuoli, il marito la propria moglie. Strascinati in tetro carcere, mesi e mesi passavano, e di loro più non si udiva novella. Nè interrogati erano, nè confrontati co'testimonî. Volevasi, il che pone il colmo all'enormità, che da sè stessi confessassero il loro delitto. Ciò (scrive un autore ecclesiastico) è il

maggior capo d'accusa che i nemici dell'Inquisizione le fanno, come d' una imitazione viziosa d'una cosae sommamente eccellente, della penitenza sacramentale, in cui debbe il reo da sè stesso rendersi in colpa. Così un antico ecclesiastico e gesuita; vero è che i gesuiti, usi con altre arti a dominare le menti e assoggettare le volontà, abborrirono mai sempre dai roghi della Inquisizione.

La sentenza che il tribunal pronunziava chiamavasi Auto-da-Fe, cioè sentenza di fede. Questo è quel tribunale, detto anche del S. Uffizio di Spagna, il cui solo nome mette spavento. Così si allontanarono gli uomini da'precetti del Divino Maestro, alla persuasione sostituendo la forza, alla legge d'amore una legge di sangue, alla carità e al perdono le arsioni de' corpi vivi, e gli spettacoli degni delle orde più selvatiche ed inumane. Questa è la tetra e sanguinosa idea, questa la pellegrina scoperta, che niuna nazione mai ha disputato alla Spagna, anzi ond' ella è fra moderni popoli male infamata.

Ma non erano ancora cinque anni passati dalla instituzione di questo tribunale tremendo, ch' esso cagionò in Ispagna stessa per verità vivi rumori. Dolevansi i popoli del suo rigore eccessivo, e delle forme tanto insolite che adoperava. Veramente non era più sicuro nissuno. Sotto pretesto di giudaismo e di maomettismo, ed anche senz'alcun pretesto del mondo, erano le persone gittate ne' sotterranei carceri, più degli stessi sepolcri abborriti (1). Il délatore (1) Surit. Annal. t. IV. lib. 20, c. 65.

contato fra' testimonî, ed i testimonî non confrontati fra loro, ciò dicevasi ed era un andare direttamente contro ad ogni idea di giustizia. Gli stati d'Aragona, usi in certo modo a restringere il troppo della potestà regia, rappresentarono al trono le loro doglianze. Per Dio il tribunale di fede sul modo degli altri tribunali si conformasse, l'orrendo abuso cessasse, ed il barbaro procedere si mitigasse; la confiscagione de' beni, che seguiva sempre gli Auto-da-Fe, e simili esecuzioni di sangue faceva dubitare della integrità di coloro i quali pure non altro nelle loro bocche pretendevano, se non l'integrità della fede. Ma il re non si lasciò punto muovere. La Inquisizione stette, di tanto momento era che i Maomettani e gli Ebrei non si mostrassero, e non osassero di formare quasi uno stato negli stati del monarca spagnuolo. Tali ostacoli tolti via col solo terrore che il nome dell'Inquisizione ispirava, niente al mondo potè attraversare a Ferdinando il compimento de' suoi disegni.

la

Queste cose erano molto lontane da noi, quando venne la conquista del Cattolico a ravvicinarle. Sentì quasi per istinto il popolo che il pericolo s'approssimava. Però volle che quando Consalvo prese possessione del regno, fra le altre immunità, anche questa della Inquisizione giurasse (1). Ma poi ben presto di ciò il governo dimentico, porse sospetto non mulinasse una tal faccenda, quantunque pares

(1) Giannon. Stor. civ. I. XXXII, c. V.

« PreviousContinue »