Page images
PDF
EPUB

L'ipotesi del doppio senso

107

Codesta molto comoda e sbrigativa soluzione, accolta dapprima con diffidenza dal Fraticelli (Diss. VN. 44 ss), che vedeva probabilmente compromessa la sua vezzosa Bice da codesto compromesso trivulziano; con più considerazione dal Torri (VN. Introduzione, p. 16), che non sapeva rassegnarsi a veder tutto piano nella Vita nuova ; certo sedusse e seduce, giacchè si trova anche in fondo ai ragionamenti dei realisti; i quali pare non possano divincolarsi altrimenti dalle strette degli allegoristi, che infilando quella scappatoja del doppio senso ('). Veramente sarebbe curiosa storia codesta, a rovescio simbolico e a risvolti al

:

(1) Scrive il D' Ancona (Disc. 32), confutando il Perez: Nè noi negheremo che il simbolismo prevalesse nell' età di mezzo, e si estendesse ad ogni genere di discipline e ad ogni forma di artistica e dottrinale manifestazione; neghiamo bensì che il significato simbolico distruggesse al tutto la espressione letterale e la reale sembianza degli obbietti ai quali si sovrapponeva, e senza cui, anzi, non poteva sussistere. Certo, vuolsi, secondo le dottrine dell' età media, chiaramente espresse da Agostino, « anteporre il senso recondito al letterale, come l'anima al corpo »; ma ciò non vuol dire che l' uno, sebbene abbassato e diminuito di pregio, venisse dall' altro interamente annullato e Dante stesso nel Convito esplicitamente professa che sempre lo litterale dee andare innanzi ... ». Or noi concederem. mo che Beatrice allegoricamente raffiguri l' Intelligenza attiva o Sapienza... .......: ma non possiamo punto concordare col Perez quando egli non appoggia il simbolo a nulla di reale e di vivente'. Certo, dovea il d'Ancona giudicar molto importante per la sua tesi il luogo del Convivio che tratta del senso letterale; giacchè quel passo, con un altro di s. Tommaso dello stesso tenore, è posto in fronte a tutto il Discorso, come il più importante postulato nella dimostrazione della realtà di Beatrice nella Vita nuova. Anche il Mazzoni (Bull. ns. 6, 61 s) concede ben volentieri che la Vita Nuova abbia un senso mistico e morale voluto da Dante'; e non nega che la donna gentile è la Filosofia; ma, osserva, il significato morale o il vero della figura non potrà addursi contro il racconto reale o il velo, che ben potè e dovè anche in questo caso preesistere'.

legorici; e ammesso che sia vero il concetto che il Trivulzio, e molti con lui, mostrano di avere del senso letterale, non sapremmo vedere come in quelle particelle semplicemente allegoriche, si salvi codesto senso letterale che dicesi anche istorico'. Ma lasciando stare il curioso piccolo miscuglio di particelle semplicemente istoriche e di particelle semplicemente allegoriche, che solo Iddio, che sa bene scegliere i suoi, potrebbe nella Vita nuova sceverare; il Trivulzio pretenderebbe dimostrare che il verace intendimento del poeta nella Vita nuova sia doppio, e nella corteccia della lettera e nel senso riposto sotto la corteccia; che il velame' non sia finzione trovata per nascondere la vera intenzione', ma vera intenzione anch' esso, anzi storia vera; che la Vita nuova insomma, sia come un tappeto a due facce, un coltello a due tagli, una specie di arca di Noè impeciata di dentro e di fuori. Egli ha il torto di saltare a piè pari quanto nel Convivio si legge del senso allegorico; di non considerare che il poeta, nel passo citato, ragiona sopra un esempio della Bibbia; di confondere l'allegoria dei teologi con l'allegoria dei poeti.

È noto a tutti che la Sacra Scrittura, dettata o ispirata, non so bene, dallo Spirito Santo, è cosa affatto diversa dalla Vita nuora e da qualunque altra opera di umano ingegno (1). Scrive Vito Fornari (Dell' arte del dire, lib. 2,

(4) Gregorio Magno, Moralia, praef. 2 Sed quis haec scripserit, valde supervacue quaeritur: cum tamen auctor libri Spiritus sanctus fideliter credatur. Ipse igitur haec scripsit, qui scribenda dictavit. Ipse scripsit, qui et in illius opere inspirator extitit, et per scribentis vocem imitanda ad nos ejus facta transmisit... Scriptores igitur sacri eloquii, quia impulsu sancti Spiritus agitantur, sic de se in illo testimonium tamquam de aliis proferunt. Ergo sanctus Spiritus per Moysen locutus est de Moyse: sanctus Spiritus per Johannem locutus est de Johanne'. In primum Regum, 5, 1, 1, Cum sacrae hujus historiae profunditatem asserere in istius operis Prae.

L'allegoria dei teologi e l'allegoria dei poeti

109

lez. 29): 'tutte [le allegorie descritte, mitologica, fisica, poetica, didascalica, retorica ] convengono in queste due cose che argomentano un difetto d'intelligenza; e che hanno il vero mescolato di falso, giusta il detto di Esiodo. Il vero è il concetto che giace chiuso nell' intelletto nostro, e che si vuole indurre nell' altrui intelletto. Il falso è l'immagine che covre il concetto, la quale ancorché non sia finta di peso, ma traggasi dalla natura, è nondimeno sempre mendace, in quanto non significa sè medesima, ma alcun che altro. Così per non uscire del consueto esempio, avvegnachè la luce sia una real natura, non pertanto mentisce in certo modo colui che la nomina per dinotare o la verità o l'intelligenza. Or ci ha, sappiate, un' allegoria pura di ogni mendacio, nella quale sono il concetto e l'immagine, il senso occulto e il senso palese ugualmente veraci; si che tu debba pigliare e intendere alla lettera un fatto avvenuto, e credere ad una verità che sotto il velo di quel fatto s'insegna. Questa è l'allegoria di cui parlano i teologi; e consiste in un fatto storico o in un reale avvenimento, il quale sia pure segno, figura e vaticinio di un fatto o avvenimento futuro. Comprendete che allegoria si fatta è onninamente diversa da tutte le altre; perchè non vi è lega di sorte alcuna tra il vero e il falso, e tanto la parte apparente, quanto la velata, vo

fatione voluissem, in eo potissimum videri posse asserui, quod scripta fuerit a Prophetis. Ipsi quidem mystica dicere, non solum verbis, sed etiam rebus consueverant: plana proferre, sed alta signare. Quia enim per eos Spiritus sanctus loquebatur, et planum erat, quod ipsi, velut homines dicebant; sed profundum et mysticum ; quia locutionem hominibus summus et incircumscriptus Spiritus suggere bat. Quia ergo Prophetam Samuelem loquentem exponimus, tanto majori studio indigemus, quanto ipse in Spiritus sancti gratia sublimiter assumtas, exteriora dixit, sed interiora vidit. Carnalia plerumque asseruit, sed intima et spiritualia signavit'.

glionsi credere del pari'. Altra cosa dunque è l' allegoria dei teologi, altra cosa l'allegoria dei poeti; e Dante stesso bene avverte la distinzione (cfr. Perez, Beatrice, 73; Giorn. stor. 15, 274; Bull. ns. 8, 162). Certo, scrivendo 'avvegna esser vero secondo la lettera sie manifesto', si riferiva all' accennato passo biblico; e non poteva ragionevolmente aver l'intenzione d' inculcare che vi possa essere una poetica allegoria in cui la lettera non sia pura finzione, ma verità o storia; quando neppur nella Sacra Scrittura, pei teologi, il senso letterale è sempre storia o verità (1). Ognun vede che, se poniamo nel passo del Convivio, in luogo del solito versetto della Bibbia, i tre primi versi della Commedia, non potremo più dire 'esser vero secondo la lettera '; e non andremo certamente a cercar nell' Appennino toscano, o altrove, la selva reale in cui il poeta si sia veramente smarrito.

[ocr errors]

(4) Gregorio Magno, Epistola ad Leandr. coepisc. (prem. ai Mor.). 3 Aliquando vero exponere aperta historiae verba negligimus, ne tardius ad obscura veniamus; aliquando autem intelligi juxta litteram nequeunt; quia superficie tenus accepta, nequaquam instructionem legentibus, sed errorem gignunt... Aliquando etiam, ne fortasso intelligi juxta litteram debeant, ipsa se verba litterae impugnant... Sed nimirum verba litterae, dum collata sibi convenire no. queunt, aliud in se aliquid quod quaeratur ostendunt, ac si quibusdam vocibus dicant: Dum nostra nos conspicitis superficie destrui, hoc in nobis quaerite, quod ordinatum sibique congruens apud nos valeat intus inveniri'. Mor. 4, praef. 3Quia igitur verba haec in su perficie a ratione discordant, ipsa jam littera indicat, quod in eis sanctus vir juxta litteram nihil dicat... Hoc nimirum tanto intrinsecus majori mysterio plenum est, quanto extrinsecus humana ratione vacuum. Nam si quid exterius rationabile fortasse sonuisset, nequaquam nos ad studium interioris intellectus accenderet. Eo ergo nobis plenius aliquid intus innuit, quo foris rationabile nihil ostendit'. Homiliae in Ezech. 2, 1, 3 'Si ergo cum aliquid deest historiae, aperta ratione ducimur ad intellectum allegoriae; quanto magis illa spiritaliter accipienda sunt, in quibus juxta rationem litterae nihil historicum sonat?'

Il senso letterale è finzione mendace

111

A me pare evidente che dove vi è un senso allegorico, che è la verace intenzione dell' autore, la lettera, per questo appunto, non possa mai essere anch'essa verità. Chi scrive un' allegoria assume come vero, non quel che la lettera mostra, ma quel che la lettera nasconde. Il senso letterale non è qualcosa che stia da sè e per sè, che abbia valore finito in sè, propriamente e generalmente parlando. E benchè nelle rime allegoriche del Convivio, come deduce il Gaspary (St. 1, 217) dal noto congedo della canzone Voi che intendendo, vi sia lo sviluppo indipendente dell'immagine, la quale come allegoria propriamente è pur destinata ad accennare ad altra cosa'; tuttavia non bisogna pigliar troppo alla lettera l'affermazione del critico, e molto meno poi non intender con dantesca discrezione la condizionale concessione esortativa del poeta. Anche nella canzone allegorica del Convivio, l'immagine non è cosa che stia da sè tanto da non esser necessario ricercarne il senso nascosto; nè il poeta dice che si può prescindere da tale appiattamento, che si può considerar come accidentale codesta investigazione. Dice solamente che ( Conv. 2, 12, 60), chi non sia da tanto da poter vedere la 'sentenza della sua canzone, non la rifiuti però, ma ponga mente alla sua bellezza, ch'è grande, si per costruzione, la quale si appartiene alli grammatici; si per l'ordine del sermone, che si appartiene alli rettorici; si per lo numero delle sue parti, che si appartiene a' musici. Le quali cose in essa si possono belle vedere, per chi bene guarda'.

Ed invero, il senso letterale in tanto è, in quanto si manifesta come funzione del senso allegorico. Il raggio, per esempio, del circolo, in tanto è raggio, in quanto si considera come generatore della superficie circolare; non ha insomma, esistenza a sè, ma un' esistenza funzionale; che se pigliamo una retta determinata, non è raggio, ma retta. Così, nelle scritture dove non si nasconde allegoria, non v'è propria

« PreviousContinue »