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natamente nel modo che testè per lui stesso è narrato'; cioè con l'amore alla filosofia. Siccome rimaneva tuttavia una questioncella', spiegare perchè il poeta chiama nella Vita nuova vilissimo e avversario della ragione e desiderio malvagio e vana intenzione il pensiero che gli parlava della pietosa donna, cioè della Filosofia, mentre nel Convivio dice che cotale pensiero era virtuosissimo; il disinvolto critico speditamente se ne sbarazza spiegando che nella Vita Nuova prevalse la memoria e 'l lutto per la dipartenza del primo suo amore; e però, soggiunge, non è meraviglia, se 'l pensiero che voleva distoglierlo dal deplorarne la perdita per lui troppo amara, gli sia paruto in allora vilissimo, e alla ragione contrario. Ma in processo di tempo la vittoria si dichiarò in favore della nuova donna consolatrice, come si narra nel Convito; e allora fu che 'l vittorioso pensiero meritò d' esser appellato virtuosissimo... Ed ecco sciolta la questione', conchiude il marchese. Ma lasciando da parte codesto ingenuo accomodamento, e il lutto, e la pazzia, ed altre questioncelle; e lasciando eziandio da l'un dei lati, che non si vede bene come di due amori appajati nello stesso racconto, l'uno sia reale e l'altro allegorico; notiamo che l' egregio Gian Jacopo, buon canonico forse nel cospetto di Dio, non molto loico certo nel cospetto del Diavolo, non curò di porre un'altra questioncella e di farci sapere come concepisse egli mai la Filosofia che litiga con la memoria di Beatrice estinta; e che, dopo aver trionfato della rivale per un po' di tempo, finisce coll' averne la peggio ('). Ma probabilmente il Dio

(1) Non pare tuttavia che il Dionisi vedesse nella Beatrice della Vita nuova soltanto la figlia di Folco; pari anzi, ch' egli sia il capo. stipite di quella numerosa famiglia di critici che vedono parecchio Beatrici nella Vita nuova. Cfr. Prepar. 2, 48 68 n. Del resto, voler trovare coerenza nei ragionamenti del marchese canonico, a me pare

La filosofia che litiga con la memoria di Bice 13

nisi avrebbe risposto che il poeta, quando scriveva il libello (non prima del 1293, secondo il critico, Prepar. 2, 51), forse soffriva tanto ancora di quella sua pazzia erotica, da non saper bene quel che si dicesse. E cosi sarebbe sciolta davvero la questione ('). Tuttavia non si può ragionevolmente, nonchè al misurato e ponderato scrittore della Vita nuova, ma al più scapigliato e stravagante verseggiatore, attribuir questa strana concezione, porre in contrasto, far litigare la filosofia con la memoria d'una cara estinta. Ben possiamo pensare che un amore reale, anzi una forte e

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impresa affatto disperata. Il Fraticelli ( Diss. VN. 8) nondimeno sen. tenziava che il fantastico edifizio del Biscioni incominciò a ruinare per opera del valoroso Dionisi'. Maria Zamboni (La critica dante sca a Verona nella seconda metà del sec. XVIII, Città di Castello 1901: Collez. di opusc. dant. N. 63: pp. 23-104) non rileva le incoerenze, le incongruenze, le contradizioni dionisiane; nota soltanto (p. 85) che il Dionisi non dimostra... che una conoscenza molto su perficiale del Canzoniere, non distinguendo in esso che due cicli di poesie'. Ma ci fornisce utili notizie sui collaboratori' del marchese, il Perazzini ed il Fontana. Il Barbi (Bullettino della Società dant. ital., ns. 8, 269) lo chiama una 'cornacchia che si veste delle penne del pavone'; e non sono tutte penne di pavone quelle di cui si veste il Dionisi.

(4) Scrive il Pelli (Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri ed alla storia della sua famiglia, sec. ed. Firenze 1823: p. 71): 'Basta osservare, per concepire la follia del suo amore, che egli faceva consistere la sua felicità nel sentir lodar la sua Donna'! Altra cosa è certamente la frase alata dal Carducci (Op. 8, 67), Tutto deve piangere quando questo povero grande pazzo di poesia e d'amore che si chiama Dante piange'. Più discreto tuttavia e carezzevole, lo Scherillo (Alcuni capitoli della biografia di Dante, Torino 1896: p. 390) chiama l'amore del poeta un così inebriante sogno d'amore e di poesia'. Ma col Dott. Antonio Canepa (Nuove ricerche sulla Beatrice di Dante, Torino 1895: p. 88) ritorniamo ai furori d'Orlando: 'Povero pazzo d'amore egli ha creduto che tutti i cieli avessero concorso nel creare quel miracolo di bel lezza'.

sfrenata passione, ci allontani dall' amore allo studio ed alla filosofia; ma non che l'amore alla filosofia e allo studio affievolisca, o peggio scacci il pietoso e mesto ricordo d'una cara estinta; e molto meno poi, che codesto affettuoso ricordo, ritornando più vivo e insistente, tolga di seggio l'amore allo studio e lo chiami vilissimo e avversario della ragione. Certo non bene il Renier, nel suo bello studio del 1879 ( VN. e F. 187), vedeva nell' episodio della donna gentile la traccia palese d'una lotta combattutasi fra l'amore per Beatrice estinta, che non era affatto ancora l'individuazione della teologia, e l'amore per la filosofia'; comechè già fin d'allora il dotto critico riconoscesse (non evitando, a dir vero, nuove difficoltà e contradizioni) che (p. 189) una seconda Beatrice... la Beatrice trasumanata, la Beatrice della Commedia' scaccia la donna gentile dalla mente del poeta (').

(4) Il Lubin nel 1881 (Commedia di D. A. preceduta dalla Vita e da Studi preparatori, Padova: p. 41 ) trovava naturalissima la lotta tra i due amori. Beatrice, argomentava il critico, era morta, ma non era in Dante spento l'amore che le aveva portato; anzi a quello s'aggiunse l'amore intellettuale per Beatrice celeste, di certo non ancora ben compresa da lui che non sapeva se non un po' di grammatica latina ... Posto ciò, l'apparire della bellezza della Filosofia e l'affezionarsi ad essa doveva essere contrastato dal primo amore; e più dall'amore di Beatrice fiorentina, che dalla celeste, non ancora compresa. Ma nel 1884 (Dante spiegato con Dante e polemiche dan tesche, Trieste: p. 18) la pensava un po' diversamente: 'Chi nella Beatrice della Vita Nuova non vuol vedere se non la Beatrice storica, non riuscirà mai a farsi un'idea chiara degli ultimi paragrafi della Vita Nuova... In quella lotta era già la Beatrice allegorizzata, la Beatrice della Commedia. Che vorrebbe dire una lotta così aspra tra l'amore per una donna gia morta e l'amore per un ideale? Questi amori possono sussistere in pace e senza gelosia'. Alla buon'ora, dunque! Già fin dal 1862 (Intorno all'epoca della Vita Nuova di Dante Allighieri, Graz: p. 41) egli vedeva nell' episodio della Vita nuova la lotta tra gli amori della donna gentile e di Beatrice

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L'ipotesi del posteriore adonestamento

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Poichè adunque l'accomodamento del Dionisi era puerile, e il concedere d'altra parte, che vi siano intendimenti allegorici nell' episodio della Vita nuova, o apriva l'adito a ben più grande ed aperta contradizione, ovvero portava all' allegoria di tutto il libello (1); parve ben presto ai critici miglior consiglio, anzichè ritornare al Biscioni e chiarir meglio la sua interpretazione allegorica, procedere addirittura contro le affermazioni del Convivio. A mali estremi, estremi rimedi.--Troppe, si disse e si dice tuttavia, sono le contradizioni tra la Vita nuova e il Convivio. Liberiamoci una buona volta da questo laberinto; cerchiamo di navigar lontani da codesti aequora interfusa nitentes Cycladas del Convivio. Il poeta nel Convivio tentò, cercò, s' industriò di ritorcere a senso allegorico quel benedetto episodio della Vita nuova; tentò, cercò, s'industriò di adonestare quell' amore episodico della Vita nuora; 'errò, grida pien di amarezza il buon Giuliani ( Dell' attinenze della Vita Nuova di D. A. col Convito e colla Divina Commedia : in Rassegna Nazionale, 15, 373), errò pertanto l'Allighieri e doppiamente, cantando per cagione e in risguardo della Donna gentile; dapprima, perchè l'ebbe amata d'un amore vilissimo e malvagio, disviandosi anco dall' onesto Amore a Beatrice; e secondamente, per aver voluto farcela supporre

del simbolo cioè della Filosofia e di quello della Teologia'. Ma al Prof. Alberto Scrocca (Il peccato di Dante, Saggio critico con un'Appendice intorno a La donna gentile, Roma 1900: pp. 54 62 67 s) sorride ancora l'ipotesi della strana lotta tra la memoria di Beatrice estinta e la filosofia.

(1) Ben a ragione il Perez (La Beatrice svelata, Palermo 1865 e 1898 cito dalla sec. ed., p. 137 s), Se altri argomenti non fossero per darci l'assoluta certezza che simbolica sia la beatrice della Vita Nuova, quest' uno varrebbe per tutti: ella deve significare tal cosa di cui potesse dirsi da un uomo sano di mente che, rispetto all'amore per essa, quello per la filosofia riusciva abietto e malvagio'.

nella Vita Nuova e poi richiamarla nel Convito come Immagine della Filosofia, i cui atti gli s'eran meglio dimostrati nella Donna, che fu il primo suo amore' — .

L'identità adunque tra la donna del Concicio e la donna gentile e pietosa della Vita nuova, è negata da Balbo, Tommaseo, Giuliani, Ruth, Wegele, Selmi, Carducci, D' Ancona, Witte, Gaspary, D' Ovidio, Rajna, Del Lungo, Scherillo, Poletto, Casini, Zingarelli, Barbi, e da molti altri. Sicchè da tal generale consenso che, direbbe Dante, può dirsi quasi cattolica opinione, pare non sia nè lecito, nè ragionevole allontanarsi senza gravi e ben ponderate ragioni.

2.

E gravi d'altra parte devono essere le ragioni che persuadono tanti valentuomini a negar fede alle aperte dichiarazioni dello stesso poeta. Veramente molti (forse poco convinti essi stessi della gravità delle loro ragioni), mentre parlano di posticcio adonestamento della donna gentile ed accusano il poeta di mendacio, cercano tuttavia, valendosi d'un luogo del Conricio, dimostrar che il poeta non neghi nell'opera temperata e virile d'aver parlato nel fervido e passionato libello, d'amore, diciamo così, reale. Dice il luogo del Convivio (1) (1, 1, 111): ‘E se nella presente opera, la quale è Conrito nominata e vo' che sia, più virilmente si trattasse che nella Vita Nuova, non intendo però a quella in parte alcuna derogare, ma maggiormente giovare per questa quella; veggendo siccome ragionevolmente quella fervida e passionata, questa temperata e virile essere conviene. Chè altro si conviene e

(4) Cito dall'ed. del Moore, Tutte le opere di D. 4., Oxford 1897.

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