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Il rimar sopra materia amorosa

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mor, non è certo di materia amorosa, giacchè non era buono sotto alcuna figura parlare'; nondimeno la figura e l'amorosa materia non sono del tutto bandite, grazie a quella specie di cornice allegorica, materiata d'amore, in cui s'inquadra la materia dottrinale ('). D'altra parte, una

(4) Non pare si possa negar che il poeta allarga nel De Vulgari Eloquentia i confini della poesia volgare segnati nella Vita nuota. Nondimeno, la contradizione appare a primo aspetto più stridente di quel che in realtà forse essa non è. Nella Vita nuova si tratterebbe d' un' affermazione troppo assoluta e troppo recisa, consigliata dall' opportunità, ed includente un sottinteso, per giunta ; nel De Vulgari Eloquentia invece, d'una classificazione dottrinale, che, a ben considerare, non è fatta che per soggetti, degni, per così dire, di materia poetica; poichè, giova notare, la voce materia' occorre, non nel testo, ma nella didascalia del capitolo ( VE. 2, 2). E ben potrebbe la materia amorosa' di cui parla la Vita nuora, abbracciare anche la Virtus e la Salus, o pel fatto dell' allegoria, o pel fatto del solito accenno a madonna, consuetudine trovadorica, anche in rime di contenuto non amoroso; o pel fatto del parlare a donne innamorate', anche in rime di contenuto dottrinale, com'è il caso della canzone Doglia mi reca, citata in De Vulgari Eloquentia per la Rettitudine; la quale canzone, come anche l'altra Poscia ch' Amor, è tutta di motivi amorosi risonante. Anche a proposito della Divina Commedia si potrebbe forse dire che la visione dantesca, nella sua impostatura, non è che la rappresentazione d'un rapporto amoroso verso madonna, che il mistico viaggio non è, come infatti dice il Del Lungo (Dal sec. 331), che un 'arrivare alla donna della Vita nuora, alla donna delle rime del nuovo dolce stile d'amore. Si chiarirebbe così qualche curiosa circostanza, si toglierebbe via l'occasione a qualche dubbio o incertezza, e non ci sorprenderebbe qualche omissione. Se, come si vuole, il poeta avea sulla coscienza tante rime d'argomento suppergiù erotico (e in VE. sono citate: le due sestine pietrose, Al poco giorno e Amor tu vedi ben; le canzoni Donna pictosa, Donne che avete, Amor che nella mente, Amor che mori, e Traggemi de la mente Amor la stiva [? VE. 2, 11, 3]), nonchè l'erotico libello, si proclamava egli cantore della Rettitudine per le tre canzoni dottrinali (solo due citate in VE.: Doglia mi reca e Poscia ch' amor)? Ci aspetteremmo

poesia amorosa che non abbia intendimenti allegorici, è materiata d' amore, ha per ' materia' amore, appunto come quella che, materiata allo stesso modo, ha tutt' altro intendimento. Un' astrazione può esemplarsi in questa o in quella materia, e vige nella materia scelta dal poeta che parla sotto veste di figura, che rappresenta quell' astrazione in un' allegoria. Un pittore, potendo in mille modi rappresentar la Pietà, incarna e materializza la sua idea in quelle figure che gli pare che meglio s' attaglino al suo concetto, o che meglio sa disegnare e colorire, o che più predilige, o che i compratori più prediligono. Pel poeta, poniamo, la materia sarà l'amore, e specificatamente gli effetti della presenza dell' amata, la dolcezza del saluto, la lode della sua donna; se egli vi farà circolar dentro. l'altro suo intendimento, se vi soffierà dentro il suo bravo senso riposto, la materia sarà sempre amorosa, ma sarà soltanto soggetto della sentenza allegorica, del verace intendimento; se invece quella materia sarà come un bastone piombato, non sarà che il soggetto di se stessa, e sarà parimenti materia amorosa; sarà, per dir così, materia inorganica, come nell' altro caso sarà materia organica, anzi animata. Tizio, insomma, è sempre Tizio, sia che pensi colla sua testa, sia che si lasci suggestionare da Sempronio; la materia amorosa è materia amorosa, sia quando non è mossa nè commossa e nemmeno molestata dall' allegoria, sia quando ubbidisce all' ascosa verità e si atteggia secondo i voleri dell' altro intendimento. Or se il poeta non concedeva che si potesse rimar sopra altra materia

anche nel De Vulgari Eloquentia, come vediamo in altri casi, una esplicita ritrattazione della teoria della Vita nuova. A me pare, insomma, che si vogliano stringer troppo i panni addosso al poeta, senza tener conto neppure dei motivi che gli avranno potuto dettare e l'affermazione forse maliziosa, e la classificazione certo dottrinale.

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che amorosa, è naturale che di quella materia dovea servirsi chi volea parlar veramente d'amore, come chi volea parlar d'altro; con questa differenza, che chi volea parlar d'altro, doveva assumere la materia amorosa come veste indossata dalla verità che volea significare (1). Sennonchè, codesta verità dovea esser tale, o dovea esser concepita come tale, che non fosse troppo goffa in quell' abbigliamento; epperò, se la materia amorosa non rappresentava un amore reale, un reale sdilinquimento erotico, la 'sen

(1) Non molto lontano dal vero parrebbe il sospetto, che il poeta, con la sua massima che si tirava dietro anche una censura, volesse riprovare le dissertazioni e le prediche in versi di Guittone ; mostrando coll'esempio che ben si potea cantar di Dio, cantando di madonna o a madonna. Non sarà invero senza significato il fatto che del religiosissimo Dante non una canzone, non un sonetto abbiamo d'argomento religioso. Comunque sia di ciò, certo non solo Guittone meritava quella tiratina d'orecchi. Voleva Dino Compagni, per esempio, aver dal giudice Lapo Saltarelli un parere legale? e naturalmente poneva mano a un sonetto. E cantava il cliente (vd. Del Lungo, Dino Compagni e la sua Cronica, Firenze 1879-80: 1, 327 ss): Per Dio. me date una sentenza vera D'una quistion leggiera Ch'è nata di diritto maritaggio'. Una donna ebbe tre mariti, l'un dopo l'altro; un figlio del primo letto e una figlia del terzo letto; e morì. Il terzo marito, rimasto vedovo, sposò un' altra donna, dalla quale ebbe un'altra figlia; e morì anche lui. La questione è intorno ai beni dotali. A queste dote ogni figliuol s' apiglia, Dal primo al terzo, com' avete udito: Ciascun si crede aver dritto pulito. Piacciavi dir se torto vi somiglia'. Rispondeva per

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le rime il sommo saggio di scienz' altera', messer Lapo: 'Vostra quistione è di sottil matera'; e, fatto lungo preambolo per salvar la modestia e gratificar di qualche reverenza Dino, d'ingegno lumera', risolveva brevemente e in fretta la sottil matera, Di ragione stranera', cominciando: Dico dunque che 'l caso è difinito '; suppergiù come il dottore Azzeccagarbugli diceva a Renzo; e forse anche il Saltarelli come il suo tardo plagiario, non aveva ben capito di che si trattasse. Ma vedete un po' che generazione di rime andavano escogitando quegli uomini gravi di mercatanzie e di toghe!

sibile dilettazione ', insomma; ma da qualche contrassegno dava indizio d'altro intendimento; l'ascosa verità non poteva essere altro che un amore allegorico. Sicchè a ben riguardare, la materia amorosa, anche quando era soggetto della sentenza allegorica, d'amore a ogni modo veramente parlava, e poteva sempre ben dirsi materia d'amore.

Se così stanno le cose, come a me veramente pare che stieno, dal luogo controverso non c'è da cavare grande costrutto per l'intelligenza della Vita nuova. Giacchè, appunto questo è da dimostrare, che le rime e la narrazione del libello siano suggetto e materia' della sentenza allegorica, d'una qualunque sentenza allegorica, che critici autorevoli non vogliono ammettere; ovvero, che rime e narrazione non siano suggetto e materia' di niente altro. che di quello che letteralmente dicono, perchè quello che dicono letteralmente è verosimile, e non richiede altro intendimento, e non accenna in nessun luogo e in nessun modo a sensi riposti. Dall' essere il libello materiato d' amore, non si può certo dedurre, nè che il verace intendimento del poeta fosse quello di raccontarci la singolare istoria del suo amore per una donzella o per la moglie altrui, nè che la vera sentenza del libello sia l' amore per un' astrazione. Da ben altro che dall' interpretazione della parola 'materia' potrà aver soluzione il secolare problema della Vita nuova.

Ma sarà bene a ogni modo notare, che par poco probabile che quel precetto, non forse senza intenzione cosi assoluto ed esclusivo, sia venuto per caso e quasi di soppiatto ad adagiarsi nella dotta digressione giustificativa della personificazione d' amore.

LE RIME E IL RACCONTO

DELLA VITA NUOVA.

1.

Grande sarebbe la delusione di chi si accingesse a leggere, spoglio d'ogni commento, il giovanile libello del ‘pazzo d'amore'; senza aver niente delibato e senza niente sapere di quella critica lattiginosa che investe oramai la Vita nuova come torrente ch'alta vena preme, ma pur col presupposto di trovarvi la storiella d' una passione amorosa, o almeno un poetico e sentimentale racconto d' una platonica passioncella romanzesca. Però che questo, allo stringer dei conti, è il costrutto del giustamente giudicato 'terribile' libello. La gloriosa donna de la mente', 'da molti chiamata Beatrice, li quali non sapeano che si chiamare dal principio del suo nono anno', 'apparve' a un fanciulletto di quasi anni nove, vestita di nobilissimo colore umile ed onesto sanguigno'; e 'in quel punto ' grande fu il commovimento e conturbamento dei novenni 'spiriti' del miracoloso ragazzo; i quali, certo compresi della gravità del momento, emisero sentenze latine. Dopo nove anni appunto, nè un giorno di più, nè una notte di meno, codesta gloriosa donna apparve'

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