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Ma la prova più certa che fino al 1334 nessuno aveva ancora pensato a porre o proporre o suggerire la candidatura della figliuola di Folco, ce l'offre l' Ottimo Commento. L'Ottimo si mostra pratico delle cose di Firenze' (R. 318), e non solo toscano, ma fiorentino' (R. 330); conobbe il commento di ser Graziolo (R. 243), e non gli mancava dunque l'incentivo; non è meno di Jacopo della Lana vago di raccontar novelle, e non gli mancava dunque la voglia; ma neppure lui sa nulla della Portinari. Scrive il Rocca (p. 336 ss): Quanto a Beatrice, l' Ottimo ne presuppone la realtà storica, e non dubita punto che Dante abbia veramente amato una donna di tal nome; quindi per lui i canti xxx e xxxi del Purgatorio, ne' quali ella rimprovera al Poeta d'averla dimenticata, oltre al significato allegorico, ne hanno uno reale e storico; un significato più laicale », com' egli dice, in confronto del

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riale; o l'amore divino mi illumina ad amare teologia, e questo si è senso allegorico' (3, 425). Sennonchè, dice il commentatore: Sorra candido vel cinta d'oliva... Quasi a dire: io pogno Biatrice per allegoria essere la scienzia di Teologia e introducola a tale essere un sermone poetico, e però l' adorno di segni poetici' (2,361); Alla quinta cosa si è da sapere che l'autore pone Beatrice tra l'altre alme sante per adornare sua poetria, avvegnachè l' allegoria d'essa sia da intendere la teologia sì come più volte è detto, e perchè teologia è scienzia più contemplativa, pone Beatrice essere in simile grado o scanno di Rachel mogliere che fue di Jacob, la quale figura in la santa Scrittura la vita contemplativa' (3, 471 ; efr. 485). Il Della Lana avea notizia delle Rime di Dante, ma non conosceva, come pare, nè la Vita nuova nè il Convivio: Qui è da sapere che l'autore fe', fuori che questa Commedia, molte altre cose in rima e suoni, e sonetti, e ballate canzoni, e canzoni distese, e fra le altre vogliendo alcuna cosa toccare d'amore concupiscivo fingen. do poeticamente la opinione, della quale è fatta menzione nel prin cipio del presente capitolo [VII], sì cominciò e disse: Voi che intendendo il terzo ciel movete' (3, 137).

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l'altro spirituale» ... L' Ottimo Commento dunque potrebbe essere addotto in sostegno della realtà storica di Beatrice, ma solo in quanto il commentatore presuppone tale realtà storica, basandosi sopra le parole stesse del Poeta; perchè sembra non ne abbia altre notizie all' infuori di quelle ch'egli ricava dalle opere di Dante' (').

(1) Commento volgare ai tre primi canti della DC. del codice di San Daniele del Tagliamento: Propugnatore, 1, 332 - 335 e 435 - 464 (vd. R. 290 ss): p. 443 · E donna, dice Virgilio, mi chiamò beata e bella... E qui è da notare la persona di costei essere eccellente in tre cose, in beatitudine, in bellezza e in autoritate: e la persona di Virgilio essere laudabile a discrezione e quanto a subiezione. Vuole l'autore questa donna avere nome Beatrice, della quale gli sponitori diversamente sentono. Perocchè alcuni la vogliono [ alcuno la vuole ] interpretare per uno lume di fede che sia infuso nel batte simo da Dio in colui che si battezza [e l'autore nella disposizione ch'elli stesso fece su una sua canzone che comincia:] Voi che `ntendendo il terzo ciel movete — cioè in quella parte della sposizione, ch' egli chiama allegorica, dice che per Beatrice egli intende la filosofia, e gli occhi suoi sono le sue [di]mostrazioni le quali diritte nell' intelletto inamorano l'anima libera. Alcuni dicono, che questa Beatrice s'intende per la teologia, e qui essi [e questi] pajono me‐ glio sentire. Nè osta, che l'autore la prese per la filosofia, perocchè, come io di sopra dissi, avendo diversi rispetti una persona, li poeti quella chiamano per varj nomi. E questo medesimo pare fare l'au tore in questo libro di questa medesima donna; che alcuna volta pare volere, che Beatrice sia quella Beatrice bella che e in carne umana egli tanto amò. E così [intendere ] pare volere il nome a lettera sanza altra allegoria, come quivi: Quando di carne a spirto era salita, capitulo xxx purgatorii. Alcuna volta pare ch'o'la voglia porre per la beatitudine, quivi: Come degnasti d'accedere al monte?... capt. xxx purgatorii. E il più pella scrittura di teologia, onde quivi capitulo VI purgatorii: Veramente a così fatto sospetto..." L'Ottimo Commento, ed. del Torri citata: Introduce qui [Purg. xxx] Beatrice, la quale pone per la teologica scienza... la quale innanzi a ogni altra dimostrazione dichiara o dimostra, come l'autore amò certo primo e poco tempo lei, la cui cagione fu il poco

Ma codeste insistenti supposizioni intorno a un' ipo tetica fanciulla fiorentina, doveano pur dare il loro frutto;

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conoscimento che ebbe della cosa amata; e poi procede, come per amore delle cose temporali e sensibili abbandonò l'amore delle eterne ed invisibili; quasi dica: Tu apprendesti della scienza di teo- . logia certi principi intelligibili, e quasi per sè noti; ma quando la lettura pervenia alle cose divine e profonde, tu abbandonasti la scuola e 'l maestro e donastiti a cose lascive, e con esse ottenebrasti la memoria e lo intelletto... E più laicamente si potrebbono sporre a lettera le parole di Beatrice, prendendo lei semplicemente per quella madonna Beatrice, ch'egli amò con pura benivolenza (siccome mostra nelle sue Canzoni, e nella sua Vita Nuova), la quale partita dal mortale corpo tosto dimenticò, ed amò quella, per la quale disse: Io mi son pargoletta bella e nova, ecc. Onde disse Beatrice se tu m'amavi prima quand' io era al mondo, molto mi dovevi più amare quando io era salita al Cielo, dove li Angeli hanno pace, poich'io era venuta a quel sommo grado di beatitudine, ch'è l'ultimo fine:... e ch'io vi fossi pervenuta, tu stesso il provi quivi: Ita n'è Beatrice in l' alto Cielo, Nel reame ove li Angeli hanno pace' (2, 525); Alcun tempo il sostenni col mio volto... Dice qui Beatrice in reprensione di Dante, che declinando l'autore a la scivia e vanitade, ella il sostenne per alcuno tempo con la bellezza del volto suo conducendolo in parte diritta e virtuosa. E questa lettora ha due sposizioni: l'una puoi riferire, ch'elli parli di Beatrice, in quanto ella fu tra' mortali corporalmente, che aveano tanta forza le sue bellezze in Dante, che toglievano di lui ogni malo pensiero, e inducevano e cercavano ogni pensiero buono, secondo che appare in sue canzoni e in suoi sonetti, e ancora di messer Cino da Pistoia, dove elli disse di lei; e qui cadrebbe una lunga dimostrazione, la quale per brevitade è da lasciare l'altra è da riferire a spirito ed intelletto, che l'Autore incominciando lo studio di teo. logia infino da fanciullo, al quale era ottimamente abituato, come dice capitulo xv Inferni, quivi: Veggendo il cielo a te così benigno ecc.; che questo studio per più tempo il sostenne e difese da non cadere nelle lascivie e viziositadi del secolo' (2, 539 s); Ben ti dovevi per lo primo strale... Dice Beatrice poichè la mia carne e le belle membra, che tanto piacere ti rappresentarono, erano fallite (il quale fu il primo strale delle cose fallaci, che più ti punse), tu

Giovanni Boccaccio

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e l'Ottimo, col ricordare ch' ei fa la canzone Li occhi dolenti e la consolatoria di Cino e la stessa Vita nuova, sebben vagamente, e il Convivio, benchè questa volta a sproposito, dava già un buon avviamento alla cosa; veniva, quasi con prove di fatto, a giustificar la lacuna di ser Graziolo. E quel che ne seguì, è cosi naturale e necessario, che ci maraviglieremmo se, in mezzo a tante storielle corse allora sulla vita e gli amori di Dante, non fosse nata anche la storiella della Portinari, o qualche altra storiella simile.

2.

Il Boccaccio, che scriveva il suo Trattatello in laude di Dante passata la prima metà del trecento, si fece autorevole banditore di codesta storiella, come di molte altre storielle che udiva; e si compiacque di colorirla così, che si direbbe abbia avuto intenzione di renderla ancora più storiella di quel che per fama non corresse.

Pare che il così detto Compendio del trattatello del Boccaccio sia redazione meno meditata, anteriore alla cosi detta Vita intera ('); e pare che la notizia sugli amori di

non dovevi attendere, nè operare, sì che un altro te ne fosse saettato. E dice, che nè quella giovane, la quale elli nelle sue Rime chiamò pargoletta, nè quella Lisetta, nè quell' altra montanina, nè quella, nè quell' altra li dovevano gravare le penne delle ale in giù, tanto ch' elli fosse ferito da uno simile, o quasi simile strale' (2, 549 ). (1) La Vita di Dante: testo del così detto Compendio attribuito a Giovanni Boccaccio, per cura di E. Rostagno, Bologna 1899: Bibl. stor. crit. d. lett. dant. N. 2-3. La Vita di Dante scritta da Gio

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vanni Boccaccio: testo critico con Introduzione, Note e Appendice di Francesco Macrì - Leone, Firenze 1888. [Cito da queste due edizio. ni, prima la pagina e poi la linea.] Per la priorità del Compendio, vd. le buone ragioni addotte dal Rostagno nella sua Prefazione, p. 35 ss.

Dante per la Portinari, sia passata via via per un processo di elaborazione e di integrazione, che si rispecchia nei tre luoghi boccacceschi dove quella notizia occorre, Compendio, Vita, Commento.

Nel Compendio si legge (p. 14, 15): ' Fu questo amore di Dante onestissimo, qual che delle parti, o forse amendue, fosse di ciò cagione; e quantunque, almeno dalla parte di Dante, ardentissimo fosse, niuno sguardo, niuna parola, niuno cenno, niuno sembiante, altro che laudevole, per alcuno se ne vide giam mai'. Nella Vita ( p. 16, 3): Tanto solamente non voglio che non detto trapassi, cioè che, secondo ch'egli [Dante] scrive e che per altrui a cui fu noto il suo disio si ragiona, onestissimo fu questo amore, nè mai apparve, o per isguardo o per parola o per cenno, alcuno libidinoso appetito nè nello amante nè nella cosa amata'. Il biografo nella Vita non si contenta più dell' indeterminato alcuno del Compendio, ma più avvedutamente chiama a testimonio di tanto miracolo, alcuno a cui fu noto il desio del poeta. Chi infatti poteva sicuramente dire che Dante, in cui truovò ampissimo luogo la lussuria, e non solamente ne' giovani anni, ma ancora ne' maturi' ( Vt. 61, 31), non mostrò in quella fierissima e importabile passione d'amore' (Vt. 13, 16), neppure con uno sguardo, neppure con una parola, neppure con un cenno, alcuno libidinoso appetito? Certo colui, a cui fu noto il desio del poeta. Ma nel Commento si viene a determinazione maggiore, che pare svolgimento della notizia della Vita. Chi poteva aver conosciuto il desio del poeta, e assicurar degli atti onestissimi di quell' amore, se non colui che aveva conosciuto Beatrice? Soltanto Beatrice poteva confidare a qualche sua amica o sorella la delicata riservatezza di Dante. Ed ecco nel 1373 l'accenno a testimonianza più determinata e più attendibile. Si legge nel Com

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