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con Totila; d'aver fatto nascer Dante sotto papa Urbano IV, morto fin dal 2 ottobre del 1264; d'aver fatto andare l' esule, nel primo fuggire', presso Alberto della Scala, morto prima dell' esilio di Dante, nel settembre del 1301; quando s' invoca appunto la testimonianza del Boccaccio a sostegno dell' identità della Beatrice di Dante con la Bice Portinari, quando quella sua notizia appunto impiglia e svia l'interpretazione della Vita nuova, del Convivio, della Commedia; non si può prescindere dal fatto che il Boccaccio non mostra di avere attentamente esaminato nè la Vita nuova, nè il Convivio; e nessuno si dovrebbe dissimulare che, per questo appunto, la sua identificazione è poco probabile.

Il buon Certaldese non avrebbe mai creduto che la sua affermazione fosse di tanto peso, e dovesse accender si gran lite. Egli faceva quel che sapeva fare, della ‘retorica novelliera', per servirmi delle parole del Del Lungo; e chi fa quel che sa, più non gli è richiesto' dice lo stesso biografo scusandosi dell' operetta sua. Quel che si può ragionevolmente e sicuramente desumere dal Boccaccio è questo, che verso il 1350 germogliava o fioriva a Firenze la storiella della Portinari, non altro; e, se altro si vuole aggiungere, che quella storiella germogliò e fiori come germogliano e fioriscono tutte le storielle di questo mondo; la quale ebbe molto propizie le stelle, se tra i suoi fattori è entrato, e di lieto animo, anche chi, come il Boccaccio, avrebbe forse dovuto meno di ogni altro favorirne lo sviluppo. Certo, il Boccaccio in questo particolare si mostra meno sollecito, meno diligente, meno critico che non in altre occasioni. Ma se di questa sua negligenza noi non abbiamo alcun diritto d' incolparlo,.abbiamo bene il dovere di esaminare attentamente le sue parole, e di non veder più di quello ch' egli ci lasciò scritto.

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3.

Oltre il Boccaccio, fa cenno dell' amore di Dante per la Portinari la così detta terza redazione del Commento di Pietro Alighieri, la oramai famosa lezione del codice Ashburnhamiano 841, che sulle prime tanto sconcertò e mortificò il povero Bartoli. Non è questo il luogo di trattar della paternità, spesso negata, del commento o dei commenti che portano il nome di Pietro di Dante: ricordo soltanto che, se qualche ragione o parecchie ragioni militano in favore di tale paternità per la prima redazione che abbiamo stampata e che molti codici conservano, è assai discutibile e malferma l'ipotesi che siano anche di Pietro le altre due redazioni posteriori che soli tre codici contengono; e che i dubbi più gravi cadono appunto sulla terza redazione, che reca la notizia della Portinari come si legge nel trattatello del Boccaccio. Il Rocca stesso, che conchiude proponendo di riconoscere l'autenticità di tutte le tre redazioni del commento, non si dissimula che per le ultime due redazioni dubbi vi sieno; e, che a noi più importa, non pare ch' ei voglia del tutto escludere che nell' una o nell'altra 'sia entrata una mano estranea ' ('). D'altra parte,

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(4) Alc. comm. 400 confrontandole attentamente l'una coll' altra [la redazione stampata e la redazione Ashburnhamiana), si trova che concordano non solo circa l'indirizzo generale e il metodo che seguono, ma ancora nello svolgimento dei singoli passi e nel succedersi delle idee; sebbene non ci occorra mai nep. pure una pagina, in cui le due lezioni convenga. no perfettamente alla lettera... Gli autori citati, tran ne poche eccezioni, sono gli stessi nell' una e nell' altra redazione...; tuttavia, e questo pure è d'avvertire, non sono sempre gli stessi i testi che troviamo riportati

notò il Rocca che una buona metà dei fogli del codice Ashburnhamiano portano impressa una marca di fabbrica

nell'una e nell'altra'; p. 402 il commento del codice Vaticano non è molto diverso dell' Ashburnhamiano, ma ci offre in più luoghi una lezione dalla quale sembra derivata l'Ashburnhamiana : in generale quella è più ampia, questa più compendiosa, e raramente avviene il contrario; quindi, dato che nè in questa nè in quella sia entrata una mano estranea, dobbiamo ritenere che il codice Vaticano contenga la seconda redazione del commento di Pietro, e che l' Ashburnhamiano contenga la stes sa seconda redazione, ma ritoccata, riordinata, e qua e là rifatta. Potremmo anche dire, che il Vaticano ci offre la seconda redazione, e l' Ashburnhamiano la terza; ma in tal caso dovremmo soggiungere, che tra la seconda e la terza redazione non hanno luogo le diversità continue, che si riscontrano tra la prima e le altre due '; p. 404 Ma sono veramente opera di Pietro tutt' e due queste nuove lezioni?... Il dubbio non può essere tanto per la Vaticana, quanto può essere per la Ashburnhamiana; perchè mentre riesce difficile giudicare quella come un rifacimento d'altra mano della Ashburnhamiana, può invece sorgere facilmente il dubbio, che que sta sia opera di qualsiasi altro scrittore, il quale abbia creduto bene di ritoccare qua e là il commento del codice Vaticano. Tale dubbio parrebbe anzi aver buon fondamento, se ci fermassimo solo a certi passi del commento, in ispecie a quelli ne' quali la reda zione Ashburnhamiana compendia o altera l'al· tra, rendendola anche meno chiara'. A tutto questo si aggiunge, che un codice Barberiniano, il quale riproduce la lezione del codice Ashburnhamiano, ha in principio: Quamvis librum comedie Dantis Alegerij de Flor. mei precessoris... nonnulli tentaverint aperire... nitar et ego post eos ad presens, non tam fiducia scientie quam quodam zelo et caritativo motu accensus, si potero...'; in luogo di queste parole del codice Ashburnham: Quamvis librum comedie Dantis Alegerii de Floren cia Petri mei genitoris... [non]nulli temptaverint totaliter calamo aperire... nitar ego post eos ad presens, non tam fiducia scientie, quam quodam zelo et caritate filiali accensus, si potero...' In fine poi del Barberiniano non si ha l'ego Petrus prefatus' che si ha nell' Ashburnhamiano (vd. Rocca, in

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che si trova anche in carte scritte a Padova tra il 1361 e il 1369. Or bene, giacchè il codice non è certo un autografo del figliuolo di Dante (cfr. Giorn. stor. 7, 371 n ), a me pare che niente impedisca di supporre che sia stato scritto tra il 1365 e il 1370, e che la notizia della Portinari sia entrata nel commento appunto allora, quando le due redazioni del trattatello del Boccaccio l'avevano già divulgata fuor di Firenze; e tale ipotesi parrà molto verosimile, se si consideri che quella notizia nel commento ci sta un po' a disagio, e che è monca come nel trattatello (').

Giorn. stor. 7, 382). Insomma, il codice Barberiniano, anch'esso del secolo decimo quarto, non attribuisce la lezione Ashburnhamiana a Pietro di Dante (cfr. Cesareo, in N. ed A. 1, 198).

(1) Lezione del cod. Ashb. (vd. Rocca, Appendice): Inf. 2 'Venio ad quartum et ultimum, ubi auctor mistice valde loquitur, vedelicet partim ad literam, partim allegorice, partim anagogice, et partim tropologice, prout infra patebit. Et quia modo hic primo de Beatrice fit mentio, de qua tantus est sermo maxime infra in tercio libro pa. radisi, premittendum est quod revera quedam domina nomine Beatrix, insignis valde moribus et pulcretudine, tempore auctoris viguit in civitate Florentie, nata de domo quorundam civium florentinorum qui dicuntur Portinarii, de qua Dantes auctor procus fuit et amator in vita dicte domine, et in eius laudem multas fecit can tilenas; qua mortua, ut in eius nomen in famam levaret, in hoc suo poemate sub allegoria et typo theologie eam ut plurimum accipere voluit'; Purg. 31 Post hoc auctor mistice loquens, scili cet ad literam in hoc passu et allegorice, inducit ipsam Beatricem non sub typo theologie, sed ut animam ipsius Beatricis mulieris iam corporaliter defuncte ad reprendendum eum, ut olim eius procum, cur post eius mortem ad aliam rem mortalem amandam et sequendam processit, ut fuit pargolecta, eius sequens domina in procando, cum nunquam natura vel ars, id est pictura, sibi in hoc mundo presentaverit puleriorem formam mulieris, quam fuerit sua morta. lis extincta'. Questi due soli luoghi del commento del codice Ashburnhamiano accennano alla realtà storica di Beatrice. A me pare che si tratti proprio d'interpolazioni. Beatrice non è mai intesa dal

Ma concediamo tutto quel che si vuole; concediamo che proprio Pietro, figlio di Dante, verso il 1355, postosi per la terza volta a quella sua fatica, abbia fatto cenno della Portinari; concediamo pure che verso il 1355 non fosse scritto il così detto Compendio del Boccaccio; non si potrà conchiudere altro che questo, che verso il 1355 circolava già la storiella della Portinari, e che, come l'accolse in quel torno di tempo il Boccaccio nel suo trattatello, l'accolse anche Pietro Alighieri nella terza redazione del suo commento. Si dirà per questo che la notizia è più attendibile? Certo, Pietro nel 1341, quando scriveva la prima redazione, non ne sapeva niente; e neppure quando scriveva la seconda redazione, posteriormente al 1348; giacchè, come fin dalla prima redazione non tacque della contessa Matilde, non avrebbe aspettato, per identificare la Beatrice del poema con la Portinari, che gli fosse venuto il talento, stavo per dire il ticchio, di rifare, non si vede bene con quale intenzione, per la terza volta il suo faticoso commento. Concediamo dunque tutto quel che si vuole; in fin dei conti, la tardiva attestazione di Pietro Alighieri che non avea, come pare, notizia alcuna della Vita nuova, non è certo più autorevole dell' attestazione del Boccaccio. Dal fatto poi, che nella redazione Ashburnha

commentatore nel solo senso letterale, come insinuerebbe la chiosa del secondo canto dell' Inferno. Quanto alla chiosa del Purgatorio, non si vede come mai il commentatore cominci il capitolo con lo spiegare allegoricamente tutto il contenuto del canto trentesimo pri mo, venga poi a dire che il poeta parla secondo la lettera e secondo l'allegoria, e, toccato della lettera, torni da capo con l'allegoria. Il commentatore non nega espressamente la realtà storica di Beatrice, ma non conosce altra Beatrice che l' allegorica, così nella prima redazione, di cui ha curato la stampa il Nannucci (ed. cit. vd. pp. 57 ss, 512 ss, 516 ss, 523), come nella seconda del codice Vaticano (vd. Rocca, Appendice).

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