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NOTE AGGIUNTE

ALLA PARTE PRIMA E SECONDA : L' EPISODIO DELLA DONNA GENTILE, IL SENSO LETTERALE E L'ALLEGORIA ]

Paride Chistoni (La seconda fase del pensiero dantesco, Tivorno 1903) afferma, che la Vita nuova e il Convivio sono frutti ben diversi di due diversissime età' (p. x); che è accertato e indiscusso che esse sono state concepite e distese in due diversi momenti dello svolgimento psichico del compositore' (p. 9); che ‘il periodo nello scritto giovanile non è plasmato, non è pieno e saldo come nell' opera filosofica' (p. 68); che insomma la Vita nuova fu scritta prima, e il Convivio fu scritto dopo. Il che nessuno invero ha mai negato. Ma nessuno può consentire alle deduzioni del critico, che la donna gentile e pietosa della Vita nuova non è la Filosofia del Convivio, neppure per il preteso posticcio adonestamento. e che le rime allegoriche sono posteriori al libello, per confessione dello stesso poeta. Il critico confonde la prosa costruttiva della Vita nuora con la prosa esegetica del Convivio, e confonde le rime del Convivio col commento alle rime stesse. Egli crede che sia di Dante l''asserzione che, soltanto dopo aver messo insieme questo libretto [ la Vita nuora] e dopo la morte di Beatrice, egli [ Dante ] siasi dato allo studio dei classici e dei filosofi antichi'; e che lo stesso poeta confessi la scarsità delle sue cognizioni durante il periodo della composizione della Vita Nuova' (p. x). Quindi, nessuna maraviglia se egli, con molta sicurezza, conchiude: la seconda fase è rappresentata dal Convivio e dalle rime allegorico - morali, ed ebbe inizio quando, dopo la morte di Beatrice e la composizione della Vita Nuova, l' Alighieri si diede a consultare i dotti capolavori del tempo, distesi nella lingua delle Scuole, gli autori greci nelle traduzioni latine, ed i classici romani nella lezione originale' (p. x - x1). Codesto afferma risolutamente il critico nella Lettera prefazione, codesto va ripetendo per tutto il volume. Ma il ragionamento riposa sull' equivoco. Dante dice bensì di essersi dato agli studi filosoficialquanto tempo dopo la morte di Beatrice, ma non

dopo di avere scritto la Vita nuova; anzi vuole che il periodo degli amori filosofici sia adombrato nell' episodio della donna gentile della Vita nnova; e, stando alle sue affermazioni, quando scrisse la Vita nuora aveva almeno letto Boezio e Tullio, e aveva anche scritto le canzoni allegoriche del Convivio. Altro è negar fede alle affermazioni del Conririo, altro è travisarle. E se siamo sempre da capo, è meglio far giustizia sommaria di tutta la farraginosa letteratura dantesca, e non parlarne più. Nè più saldo fondamento ha l'altra affermazione del critico, che Dante, quando scriveva la Vita nuova, era quasi un mezzo analfabeta. Egli desume tal corollario dalle parole del Convivio (2, 13, 22): ' E avvegnachè duro mi fosse prima entrare nella loro [di Boezio e Tullio ] sentenza, finalmente v'entrai tant'entro, quanto l'arte di grammatica ch' io avea e un poco di mio ingegno potea fare; per lo quale ingegno molte cose, quasi come sognando, già vedea: siccome nella Vita Nuora si può vedere. Buo ne sono certo le osservazioni dello Scherillo (Alc. cap. 448 s), a colesto luogo del Convivio, che a torto il Chistoni rifiuta. Le parole dell'opera temperata e virile, intese con discrezione, non dicono altro che questo: che, prima degli studi filosofici (quindi prima della morte di Beatrice, non già prima della composizione della Vita nuova), Dante vedea vagamente, quasi come sognando, certe verità, che poi, leggendo Cicerone e Boezio, vide ad occhi aperti. Se dunque egli dice, che nella Vita nuova si possono vedere codeste verità sognate prima della morte di Beatrice, bisogna intendere ch' ei si riferisca alle rime della Vita nuora anteriori all' episodio della donna gentile (cfr. Bull. ns. 10, 318). Che fantasia è questa di far come la mula di Florimonte, che, come ricorda lo Scherillo,

Dal più profondo e tenebroso centro

Dove Dante ha alloggiati i Bruti e i Cassi,

faceva nascere i sassi pel gusto di darci dentro e che vantaggio vi è nel sostituire alle pretese contradizioni tra la Vita nuora e il Convivio, altre pretese contradizioni tra una pagina e l'altra, anzi tra un periodo e l'altro d' uno stesso capitolo del Convivio? Ma così non la finiremo più. Il Chistoni trova (p. 18 n), che il Convivio non deroga, ma giova alla Vita nnova, per la medesima ragioper la quale l' Otello del Verdi non deroga affatto alla Traviata, anzi le giova, mostrando l'evolversi di un grande genio mu

ne...

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sicale; ma i criteri melodici e armonici (aggiunge) che ci guidano nello studio dell' un' opera non valgono precisamente per l'altra. Si tratta di due maniere!' Ma, con buona pace del Chistoni, è proprio ragionando così che arriveremo a capir qualche cosa delle figurazioni di Dante ?

Ma il critico ha prove positive e dirette per dimostrare che Dante, quando scriveva la Vita nuova, era ancora uno scolaretto di ginnasio. Nega il Chistoni (p. 45 ss) che sia da far conto dell' erudizione astronomica che ostenta il poeta nella Vita nuova. Non si può dire, osserva il critico, che allora Dante conoscesse Alfragano, perchè nella Vita Nuova non si trova citato lo scrittore arabo'; quelle notizie astronomiche, egli avverte, si trovano anche nei Metafisici commentati da Alberto Magno, si trovano anche nella Teorica dei pianeti di Alpotragio, si trovano anche nella spiegazione dei libri de Caelo et Mundo' di s. Tommaso. Dunque parrebbe che, so non Alfragano, sarà stato Alberto Magno, Alpetragio, o s. Tommaso. No, signore; neppure Alpetragio! Dante molto probabilmente, qualora si voglia tener conto, intendendola a dovere, della sua stessa confessione al c. 13o, tr. II del Convivio, non era in grado, quando poneva mano a narrare le sue avventure amorose, di capire dimostrazioni astronomiche, tanto più se esposte in lingua latina' (p. 49 s). Si tratterà dunque di qualcuno dei compendi scolastici del tempo'; e infine, osserva il critico, bisogna sempre tener conto di quel patrimonio comune a tutta un' età, composto di apoftegmi, proverbi, nozioni scientifiche che corrono sulle bocche di tutti' (p. 50). Insomma, l'astronomia della Vita nuova sarà stata, sul cader del dugento a Firenze, come oggi La vispa Teresa, Chi cammina con lo zoppo impara a zoppicare, La terra è rotonda, e simili. Lo stesso si dica della citazione della Metafisica di Aristotele (VN. 41, 23), e di qualche altro riferimento vago' a dottrine filosofiche (p. 52 ss). Nel paragrafo 25 del disgraziato libello, vede il Chistoni termini trascritti senza variaziono alcuna da un compendio di stilistica' (p. 58). Dante, secondo il critico, non era allora neppure molto forte nel suo latinuccio da scolaretto; giacchè, i brani latini' che nella Vita nuova occorrono, evidentemente messi insieme dall' autore stesso, non brillano certo per eleganza e non mancano di solecismi' (p. 64). Sicchè, se Dante a 27 anni non intendeva bene il latino del De amicitia, e non era 'molto pratico neppure nella parte grammaticale della lingua latina (p. 66), e 'slatineggiava' scrivendo in un latino sgrammati

cato' quello suo proposizioncelle con cui lardellò la Vita nuova; si può conchiudere che non doveva avere neppure quel po' d' ingegno ch' egli si attribuiva; perchè allora appunto gli era saltata la fantasia di scrivere epistole in latino ai principi della terra, ed aveva anche la sciocca pretensione di potere scrivere la Vita nuova in latino. Povero Dante! dirò anch'io col Chistoni (p. 45); e dire che è campato meno di Matusalemme!'

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Quanto al senso letterale ed all' allegoria, il critico divide, suddivide, distingue, e definisce. Avremmo, da una parto l'allegoria retorica, e dall' altra parte l'allegoria filosofica; poi avremmo, da un lato l'allegoria filosofica fantastica, e dall' altro lato l'allegoria filosofica reale; e poi avremmo, per un verso l'allegoria filosofica reale teologica, e per un altro verso l'allegoria filosofica reale poetica (pp. xII e 197 s). Ed io credo che si potrebbe continuare ; ma senza cavarne alcun costrutto. A ogni modo, ecco le conclusioni del Chistoni: l'allegoria della Vita nuova è retorica, quella del Convivio e della Commedia è filosofica reale poetica. Ma che cosa intende il critico per allegoria retorica? Una metafora protratta, quale viene definita ed esposta in tutti i trattatelli retorici'; per esempio, dice il Chistoni, nel proemio della Vita Nuova per relazioni di similitudine la memoria è assomigliata ad un libro, formandosi perciò una metafora; questa poi viene continuata col discernimento di due parti nella memoria, e di conseguenza nel libro, poichè nell' una si addita un punto culminante, al quale nell'altro corrisponde una rubrica' (p. 73 s). Ma con buona pace di 'tutti i trattatelli retorici' dei nostri tempi leggiadri, codesta non è allegoria, cioè alieniloquium'; è un parlare ordinario per similitudini. Dicendo nel libro della mia memoria', non si vuole dire altro che, nella mia memoria che è come un libro'. Qui non c'è un altro intendimento, dunque non c'è allegoria. Ma non è la stessa cosa per l'indovinello del cuore mangiato. 'Amore personificato, spiega il Chistoni, ha tra le braccia Beatrice, il cui sonno ne raffigura, per metafora, l'inconsapevolezza ; quogli ha in mano un cuore ardente, quello del Poeta, e ciò, per metafora, significa grande affetto, mentre il tenerlo in mano Amore è indizio, sempre per metafora, della sua potenza. Così (conchiude il critico) continuando nell' analisi di queste fantastiche visioni, troviamo che, fondate principalmente sul primo traslato e sulla prosopopea, diventano poi allegorie, che noi chiamiamo retoriche' (p. 74). Ma, lasciando stare che la prosopopea

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non è metafora, o cho Dante non proponeva certo ai fedeli d'amore la soluzione d'una 'protratta metafora'; come mai si può dire che il sonno di madonna raffigura' questo o quello, per metafora? che il cuore ardente significa quello o quell' altro, per metafora'? e che cosa è un indizio per metafora? La vera sentenza di quella visione non è nella lettera, nel significato proprio o traslato dei vocaboli e nel loro nesso logico, ma bisogna cercarla sotto la lettera; dunque abbiamo una vera allegoria. E che cosa è poi pel Chistoni la vera allegoria, cioè l'allegorismo, cioè l'allegoria filosofica? L'allegorismo, egli scrive (p. 80 s), o allegoria filosofica, è data dalla figurazione per mezzo di un essere umano, o considerato come tale, di un concetto superiore, al quale si sale per una scala omogenea, di modo che questo contiene quello nella sua estensione e ne è contenuto nella comprensione. Per esempio Catono è rappresentazione allegorica di Dio'. Ma, anche stando alla definizione del critico, perchè madonna dormente nelle braccia d' Amore non può essere rappresentazione allegorica di qualche concetto superiore? perchè manca forse la scala omogenea? ovvero perchè il senso letterale deve contenere un avvenimento realmente accaduto per poterne poi significare un altro' (p. 216)? E non è apertamente negata dallo stesso poeta l'affermazione del critico (p. 206), che per Dante non vi può essere allegorismo od allegoria filosofica senza fondamento di senso storico o letterale, che inchiuda realmente un' assoluta verità'? [Cfr. Bull. ns. 10, 322.] Ma la vera ragione che persuade il Chistoni a negar recisamente che nella Vita nuora vi sia un'allegoria vera e propria, è questa: Dante apprese l'allegorismo dopo la composizione della Vita nuova, secondo la profonda convinzione del critico (p. 92 ss); solo allora egli apprese la teoria dei quattro sensi principali' (p. 142; cfr. p. 195 s ) ; egli, nel tempo che riordinava l'operetta amorosa, era completamente allo scuro del metodo allegorico', perchè era la teoria allegorica propria esclusivamente, come affermano Planciade ed Ugo da San Vittore, di gente dotta e familiare coi misteri della scionza' (p. 202). Tuttavia, checchè dica Planciade, il poeta vuole che la canzone allegorica Voi che intendendo sia stata scritta prima della Vita nuova. Del resto, si richiedeva grande dottrina per l'ese gesi allegorica, specialmente dell' Eneide e della Bibbia, non già per imbastire qualche allegoria. Certo, è più facile fare un indovinello che risolverlo, come è più facile imbrogliare una matassa che dipanarla.

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