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Come s'inizia la serie delle rime filos.

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Convivio, per la filosofia, cominciano con la canzone Voi che intendendo, mentre le rime per la donna gentile della Vita nuova cominciano col sonetto Videro li occhi miei; e concludere che perciò le due donne non siano da identificare ('). Ma si potrebbe rispondere che i quattro sonetti della Vita nuova non sono, sottilmente considerando, rime per la donna gentile; chè non avrebbero potuto trovar luogo nel libello che dovea esser 'loda' della gentilissima. Quei sonetti sono narratori dell' innamoramento del poeta, descrivono il contrasto, fanno semplice menzione', come si legge nel Convivio (2, 2, 9), di quella gentile, pietosa e savia donna che, scacciata, dovea render cosi grande il finale trionfo della gloriosa; ed il poeta non ebbe probabilmente intendimento d' inserirli nella Vita nuova, เ se non in quanto facesse a trattare di quella gentilissima Beatrice' (cfr. VN. 5, 22 ). Veramente, anche nella canzone che cita il sonetto Parole mie, siamo ancora nel periodo del contrasto; e il poeta avrebbe potuto, anzichè la canzone, citare il sonetto della Vita nuova, ultimo dell' episodio della donna gentile, che con la canzone coincide. Ma il sonetto, posto in servigio della loda di Beatrice, chiudeva nella Vita nuova, non iniziava l'amore per la nuova donna; e d'altra parte, era assai povera cosa rispetto alla canzone, dove il trionfo della donna gentile è più solenne e più certo, e più fermo il proposito di celebrarla. Del resto, quando fu scritto il sonetto

(4) Aveva già notato il Fraticelli (Dissertazione sul Convito; cito dalla ott. ed. Barbèra, Firenze 1900, vol. terzo delle Opere minori di D.: p. 26), ma non per negare codesta identificazione, che 'le rime filosofiche dell' Alighieri ebbero nascimento da che ogli incominciò a scrivere la canzone Voi che, intendendo'. Trovo ora che il Barbi (Bull. ns. 9, 33; 10, 97) ha formulato la grave obbiezione, che mi si era parata dinnanzi molto tempo prima ch' io loggessi le sue parole.

Parole mie? Certo molto tempo dopo la canzone Voi che intendendo, e non prima del preteso posteriore adonestamento della donna gentile. Adunque, se particolari ragioni non avessero consigliato il poeta a citare nel sonetto Parole mie la canzone Voi che intendendo, egli avrebbe, anche per rendere più verosimile l'identificazione, citato il sonetto Gentil pensero come prologo delle rime per quella donna in cui errò.

È degno di nota certamente che codesto sonetto che chiude il periodo dell' amor filosofico, ha bene rispondenza col paragrafo 39 della Vita nuova che chiude l'episodio della donna gentile. Si domanderà tra il paragrafo 38 e il paragrafo 39 della Vita nuova vi è dunque una lacuna di tanta estensione da poter accogliere tutte le rime che doveano entrar nel Convivio? È forse probabile. Del resto, non si vede perchè il poeta, dopo avere scritta la Vita nuova, non potesse, sviluppando l'episodio del libello, scrivere altre rime per la donna gentile; nè perchè, dopo aver detto che in quella donna errò, non potesse più tardi commentare quelle rime, e per le ragioni appunto ch' egli adduce. Sono finzioni, se Dio vuole, e l'amore alla donna gentile e il ritorno a Beatrice; e da codesto ritorno fittizio e allegorico non si poteva sentir legato il poeta a non iscrivere più rime per quella donna ch' egli avea chiamata savia, pietosa e gentile; specialmente poi, quando egli chiudeva appunto quelle rime tol noto sonetto che riallaccia il periodo dell' amor filosofico all' episodio della Vita nuova e al ritorno a Beatrice, e incastra tutte codeste rime tra il paragrafo 38 e il paragrafo 39 del libello. Il preconcetto che ci fa trovar tante difficoltà, è questo: di credere che il poeta nello scriver le sue rime, dovesse sempre toglier motivo da un sentimento non solo reale, ma attuale. Tutti sappiamo che nella Commedia egli pone il suo ritorno a Beatrice, alla vita contemplativa, all' ascensione

Le rime filos. sviluppano l'episodio della VN. 39

mistica, nel tempo in cui più si era da Beatrice allontanato, più si era ingolfato nella vita attiva, più precipitava a valle, nella selva erronea di questa vita. E Beatrice nei suoi rimproveri sulla vetta del Purgatorio, comechè intenzionalmente si riferisca allo straniamento della Vita nuova, come vedremo più innanzi; non comprende ella uno spazio di tempo ed una somma di fatti che oltrepassano anche il 1300? Sono finzioni; le quali, trovandosi come in germe nella Vita nuora, il poeta ha creduto di sviluppare nelle due opere che nella Vita nuova hanno le loro prime radici. Egli non poteva certo non tener conto di quel che era la sostanza della cosa, di tutto quel che era venuto poi a colorire e a dar rilievo ed estensione al primo disegno organico dell' opera sua; per la fisima di tenersi stretto ai confini, vaghi e indeterminati del resto, delle figurazioni della Vita nuora. A lui dovea bastare, per l' intento poetico, che in fin dei conti quelle figurazioni adulte conservassero suppergiù i lineamenti della fanciullezza. Come niente gl' impediva di portare il suo ritorno a Beatrice nella primavera del 1300, cosi credeva che gli fosse lecito di allargare e sviluppare l' amore episodico della Vita nuova. Certo, mentre studiava per dir di Beatrice quello che mai era stato detto d' alcuna, ben poteva, ritornando sull' episodio della donna gentile, scrivere altre rime che quell' episodio sviluppassero; certo, nelle sue cogitazioni e concezioni destinate a glorificar Beatrice, si presentava spontaneo quell' episodio; ed è naturale ch'egli pensasse che nell' economia dell' opera sua, ben meritava più largo trattato (1). Insomma, siano codeste rime allegoriche e dot

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(4) Il Fornaciari (Studj, 147) muove questa obbiezione al Biscioni: Non ispiega però il Biscioni la contradizione fra l'addio dato nella Vita Nuora alla Donna gentile, e il ritorno fatto a lei nel Convito, il quale sarebbe composto tanto tempo dopo'. Ma nel Con

trinali per madonna la Filosofia state scritte prima della Vita nuova, siano state scritte dopo, è molto probabile che il poeta abbia voluto con esse colmare la lacuna della Vita nuova. Certo, per cavar da questo particolare, contradizioni, ci vuole molta buona volontà e deliberato proposito di cavillarci sù non poco.

7.

Ma dobbiamo fare una non breve digressione.

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Nicola Scarano, in un suo bel Saggio dantesco ( Beatrice, Siena 1902: p. 76 ss: cfr. Giorn. stor. 40, 208 ss) non dubita punto che la donna gentilesia già nella Vita Nuova immagine della filosofia. Se non dovessimo giovarci delle esplicite affermazioni del poeta per scoprire il congegno delle sue costruzioni, io non saprei, dice argutamente l'amico mio, dove cercare saldo fondamento a' nostri sforzi esegetici'. Sennonchè egli vorrebbe che codesta filosofia della Vita nuova sia una filosofia di terzo ed infimo grado'; giacchè nella Vita Nuova il poeta ci rappresenta il secondo amore come inferiore al primo, sin al punto da dire rilissimo e avversario della ragione il pensiero che parla della Donna gentile, e malvagio il desiderio di lei; laddove nel Convito l'amore della Donna gentile o Filosofia vien rappresentato come più forte e più alto dell'amore di Beatrice'. Osserva che per la superiorità della Donna gentile rispetto a Beatrice giova non dimenticare che Dante chiama la Filosofia figliuola, suora, sposa dello Imperadore dell' universo. E cita molto a proposito questi due luoghi del Convivio: (2, 16, 50) L'a

vivio il poeta non ritorna invero alla donna gentile; commenta le rime fatte, o almeno le rime che considerava come fatto nel periodo del suo secondo amore.

La donna gentile della VN. e la donna del Conv. 41

nima piange. Qui si vuole bene attendere ad alcuna moralità, la quale in queste parole si può notare: che non dee l'uomo per maggior amico dimenticare li servigi ricevuti dal minore; ma se pur seguire si conviene l'uno e lasciar l'altro, lo migliore è da seguire, con alcuna onesta lamentanza l' altro abbandonando; nella quale dà cagione a quello ch' ei segue di più amore'; (3, 1, 82) 'Dico che pensai che da molti di retro da me forse sarei stato ripreso di levezza d'animo, udendo me essere dal primo amore mutato. Per che, a torre via questa riprensione, nullo migliore argomento era, che dire qual era quella Donna che m' avea mutato. Chè, per la sua eccellenza manifesta aver si può considerazione della sua virtù; e per l'intendimento della sua grandissima virtù si può pensare ogni stabilità d' animo essere a quella mutabile; e però me non giudicare lieve e non istabile'.

Certamente lo Scarano tocca qui, un po' speditamente invero, della complessa, anzi ingarbugliatissima questione, un punto assai grave; alla cui soluzione non possono certo bastare codeste citazioni del Convivio, senza pur guardare nè al sonetto Parole mie, nè al noto rimprovero di Beatrice sulla vetta del Purgatorio (33, 85), nè ad altri luoghi del Convivio stesso. D'altra parte, la pregiudiziale che il poeta appunto nel Convivio identifica con la donna gentile della Vita nuova codesta tanto eccelsa donna (che nella Commedia non sarebbe neppure rappresentata, perchè, secondo il critico, Rachele è bensi nella Commedia simbolo della filosofia ma d'una filosofia che occupa rispetto alla Filosofia del Convito un grado più basso e si stende entro confini più stretti'), dovrebbe farci andar cauti nel giudicare della superiorità di essa rispetto a Beatrice. Nè dal fatto che il poeta mostra di non accorgersi della contradizione, è lecito sospettare che egli la contradizione assai aperta e stridente non vedesse; nè, se ancora nessun

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