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sofia discacciava il ricordo di Beatrice, ma non l' avea ancora fugato e allontanato. Ora questo tempo è di trentotto mesi se si conta dalla morte di Beatrice, di trenta se dal momento in cui il poeta passò dalla lettura di Boezio e Cicerone agli studi filosofici'. Ingegnoso accomodamento, senza dubbio. Ma abbiamo già veduto che i trenta mesi si compivano quando la donna gentile trionfava già di Beatrice, quando il novello amore 'cacciava e distruggeva ogni altro pensiero', quando il poeta si sentiva 'levare dal pensiero del primo amore alla virtù di questo '; e che invece le due rivoluzioni di Venere si compivano quando la nuova donna, mostrandosi pietosa, prendeva soltanto alcuno luogo nella mente del poeta; che non è lo stesso, con buona pace dello Zingarelli. Giacchè il poeta, dopo d' aver detto che erano passate due rivoluzioni di Venere quando la donna gentile gli apparve e prese alcun luogo nella sua mente, aggiunge: ' Ma perocchè non subitamente nasce amore e fassi grande e viene perfetto, ma vuole alcuno tempo e nutrimento di pensieri, massimamente là dove sono pensieri contrari che lo impediscono, convenne, prima che questo nuovo amore fosse perfetto, molta battaglia intra 'l pensiero del suo nutrimento e quello che gli era contrario, il quale per quella gloriosa Beatrice tenea ancora la rocca della mia mente'. Finito codesto battagliare adunque, il poeta potea dire che la donna gentile trionfava e scacciava l'altra; ed allora si compivano i trenta mesi, ed il poeta scriveva la canzone Voi che intendendo; la quale parla bensi del contrasto, ma accenna pure al trionfo della nuova donna, e non può esser nata quando si compivano le due rivoluzioni di Venere, quando cioè, la donna gentile faceva il primo ingresso nella mente del poeta. Sicchè ai trentotto mesi bisognerebbe a ogni modo aggiungere un certo spazio di tempo, certo non molto breve, per la lotta; e far nascere

la canzone Voi che intendendo un po' tardi; se pure, aggiungendo i trenta mesi, come fanno alcuni, non si voglia toccare il 1296; il che, qualche venticello che spira appunto dal cielo di Venere, potrebbe scuotere (1).

Quanto ai due anni del Dionisi, fortunatamente non v'è più bisogno di lunga confutazione. Il Lubin, seguíto dal D' Ancona e dal Carducci e da altri, avea già sostenuto codesta ipotesi (Epoca della VN. 22 e 39; Commedia, 39); ma poi si accorse (D. spiegato con D. 71) che 'è erronea', e che la sua 'fu certo buaggine', 'e buaggine davvero grossa' (Il cerchio che, secondo Dante, fa parere Venere serotina e mattutina, in Propugn. ns. 5, 45); e divenne il più petulante avvocato dei trentotto mesi. Certo, codesti due anni non contentano nè la Vita nuora, nè il Convivio, nè l' astronomia; e, a malgrado dei generosi conati di L. Mascetta (Il pianeta Venere e la cronologia dant. in Giornale dantesco, 1, 314 ss), non v'è ragione alcuna per non lasciarli dormire in pace (2).

Resta il calcolo del Todeschini, rinverdito dalla dialettica arguta e profonda di Francesco d' Ovidio ( La Vita nuova di D. in Nuova Antologia del 15 marzo 1884: p. 259); quindici mesi, che è il periodo più discreto e più conciliabile sia con la Vita nuova, sia col Convivio. L'' alquanto tempo' della Vita nuova sarebbe uguale a due mesi; la donna gentile sarebbe apparsa al poeta quattordici mesi circa dopo la morte di Beatrice, cioè, secondo la Vita nuova, alquanto tempo dopo l'annovale ; e dopo qualche altro mese

(4) Cfr. Casini, Aneddoti e Studi danteschi, Città di Castello 1895: Collez. di opusc. dant. N. 24: p. 35 ss.

(2) Si sarebbe potuto trovare un rincalzo a codesta ipotesi dei due anni, nella legge settima del Codice d' Amore: Biennalis vidui. tas suo amante defuncto superstiti praescribitur amanti'. Ed anche forse nell' opinione dell' Anonimo Fiorentino (Commento alla DC. Bologna 1866: 2, 492).

I quindici mesi conciliatori

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avrebbe occupato alcun luogo nella sua mente; saremmo insomma al quindicesimo mese dalla morte di Beatrice, con la narrazione del paragrafo 35 della Vita nuova. A codesta prima fase del nuovo amore si riferiscono nel Convivio le due rivoluzioni di Venere, che dalla morte di Beatrice, si compivano appunto quando la donna gentile apparve primamente al poeta e prese alcun luogo nella sua mente; quando, come si legge nella esposizione allegorica e vera, il poeta, dopo la lettura di Boezio e di Tullio, immaginava la filosofia 'fatta come una Donna gentile, e non la potea immaginare in atto alcuno, se non misericordioso '. Poi venne la conquista degli occhi e del cuore, la lotta, ed infine il trionfo ( VN. 36-38, Conv. 2, 2, 22); ovvero, secondo l'esposizione allegorica e vera, il frequentar le scuole dei religiosi e le disputazioni dei filosofanti (1); e non pare che sia troppo mettere in conto altri quindici o sedici mesi, che abbraccerebbero la narrazione della Vita nuora che va dal paragrafo 36 al paragrafo 38, inclusivamente. Or se consideriamo che i trenta mesi' cominciano a decorrere' alquanto tempo' dopo la morte di Beatrice, troveremo che la donna gentile, sia nella narrazione della Vita nuova, sia nelle dichiarazioni del Convivio, trionfava trentuno mesi circa dopo la morte di Beatrice; e che coll'entrar del 1293 nacque la canzone Voi che intendendo.

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Sennonchè, accettando i quindici mesi del Todeschini per le due rivoluzioni di Venere, non abbiamo potuto seguire il suo ragionamento, che riesce monco e confuso. Egli non concilia, ma divide le date che si riferiscono all'amore della donna gentile della Vita nuora, dalle date dell' amor filosofico; e infine alla troncatura del Dionisi, dei trenta mesi' in 'tre mesi', ricorre per liberarsi in

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(4) Cfr. VN. 36, 5 E certo molte volte...io andava per vedere questa pietosa donna'.

teramente dai trentotto mesi del Balbo. E molto meno potremo trovar plausibili le ragioni astronomiche ch' egli adduce a sostegno della sua ipotesi. Astronomi antichi e moderni concordemente dicono che una rivoluzione di Venere

in quel suo cerchio che la fa parere serotina e mattutina' si compie in 584 giorni, non in 225 come vorrebbe il Todeschini (1). Due rivoluzioni sinodiche di Venere si compiono dunque appunto in trentotto mesi e mezzo, come vuole il Balbo, e, che a noi più importa, come vuole Alfragano (2).

(1) Oltre il Todeschini e il D' Ovidio, sostennero il periodo di 225 giorni anche il Carpenter (vd. L' Aligh. 1, 261 ) e il dott. Prompt, Il pianeta Venere e la Donna filosofica, nel L' Aligh. 4, 184. Ed an. che recentemente si tentò di dimostrare che il luogo del Convivio parli della rivoluzione siderea di Venere, che si compie appunto in 225 giorni, non della rivoluzione sinodica; ma, come pare, senza buon fondamento (vd. la recensione critica dell' Angelitti all' articolo The Astronomy of Dante, p. 7s dell' estratto dal Bull. ns. v. 7, f. 6; e dello stesso Angelitti, Sulle principali apparenze del pianeta Venere, Palermo 1901: p. 4 n 2 dell' estratto dal v. 6, s. 3 degli Atti della R. Accademia ).

(2) Anche Francesco da Buti (3, 255), chiosando il verso Che'l sol ragheggia or da poppa or da ciglio, scrive: Quando va innan. zi al Sole, si leva [Venere] la mattina innanzi al Sole quattro me. si dell'anno, e di rieto al Sole si leva la sera innanti che 'l Sole sia ito al tutto giù ne lo occidente, e dura questo non più che 11 dì, l'altro tempo sta celato; ma in diciannove mesi si trovano ri⚫storati gli appiattamenti e li manifestamenti suoi'. [Rendo sentite azioni di grazie ai miei amici professori F. Millosevich, A. Favilla, F. Chiavassa, che gentilmente mi procurarono dal prof. Millosevich dell' Osservatorio astronomico del Collegio romano, dal prof. Contarino di Capodimonte, dal prof. Abetti di Arcotri, preziose notizie di fatto, spiegazioni e disegni intorno a Venere serotina e mattutina ; al prof. Lorenzoni, che anche gentilmente mi mandò la sua dotta monografia, Il movimento ed il cielo di Venere secondo Dante, Ve nezia 1891; e al prof. Angelitti, che superò in cortesie ogni mia aspettazione.]

La questione astronomica

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Ma quei quindici mesi sono cosi convenienti alla narrazione fervida e passionata, nonchè alla temperata e virile, che, cacciati dalla porta, rientrano per la finestra. Jacopo di Dante (Dottr. 15,19) così e non diversamente poeteggia intorno al movimento di Venere nell' epiciclo:

Venus in septe mesi

Et nove di compresi

Il suo epiciclo agira.

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Codesto probabilmente è un errore di Jacopo. Ma, se in grazia dell'astronomia, non vogliamo scompigliare ogni cosa, di tale errore bisogna pure far carico a Dante stesso ('). L'errore avrà avuto origine dalla corrotta lezione, o dalla falsa interpretazione di un passo di Alfragano. Si legge nelle edizioni a stampa degli Elementi d' Astronomia, composti nel secolo nono da Maometto di Fergana (2): revolvit epicyclum. . venus 1 anno Persico 7 mensibus et 9 diebus fere. È certo cosa di significato non trascurabile, la discorde concordanza di codesto luogo dell' astronomo arabo con i tre settenari di Jacopo. È poco probabile, ma non è forse impossibile, che il passo dell' astronomo sia stato inteso così, che Venere si volge nell' epiciclo in un anno persico, cioè in sette mesi e nove giorni ; o per

(4) Cfr. Torraca, La Divina Commedia di D. A. con commento del prof. Giacomo Poletto, in Bull. ns. 2, 198; Crocioni, Una canzone e un sonetto di Jacopo Alighieri, Pistoja 1898, annunzio in Bull. ns. 7, 323; Salvadori, Sulla vita giovanile di Dante, recensione in Bull. ns. 9, 30.

(2) Muhamedis Alfragani Arabis Chronologica et astronomica elementa, Francofurdi 1590: cap. 20, p. 88. Cfr. Angeletti, Cronol. 6 n1. Codesto trattato dell' astronomo arabo è certo da identificare col Libro dell' aggregazione delle stelle, citato nel Convivio (2, 6, 134 ); vd. la lettera del prof. G. Schiaparelli nell' opuscolo del Lubin, D. e gli astr. p. 43; e Paget Toynbee, Ricerche e note dantesche, Pologna 1899: Bibl. stor. - crit. d. lett. dant. N. 1: p. 51.

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