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in piacere di lui. Dio così vuole. Ecco la medicina atta a guarire ogni male, anzi a convertirlo di male in bene.

2. Il pieno dominio e l'assoluta balìa della ragione sopra i nostri appetiti si è la maggiore felicità che si possa godere in terra. Ora, chi si conforma coi divini voleri riesce in tutto signore de' suoi affetti; poichè, mentre dipendendo in tutto dal cenno di Dio, è indifferente agli onori o ai dispregi, ne segue ch'egli non è tentato d'ambizione; dell' altrui ingrandimento non ha invidia; del suo abbassamento non prende tristezza. Chi è indifferente ad ogni cosa, non gl'importa più l'essere dovizioso che povero: egli non ama e non odia, che quello che ama ed odia il suo Dio: non opera che quello che Dio vuole, e nel modo ch' egli vuole; cioè colla maggior perfezione e pel solo motivo di eseguire quello, che a Dio è in piacere che si faccia da lui. E questo è veramente ciò che forma la piena felicità in terra, la quale, insieme colla più perfetta santità, ci viene recata da questa nobile virtù della conformità ai divini voleri.

ESAME

Circa l'interno raccoglimento e l'orazione.

Intorno all'amore spirituale, in cui ci tratterremo nella meditazione che segue, si deono principalmente notare tre cose: 1.° Che il verace amore non si dimostra tanto a parole, quanto in opere: Probatio amoris exhibitio est operis. Ciò facemmo ascendendo al terzo grado d'umiltà. 2. Che il perfetto amore consiste nella mutua comunicazione dei beni; ciò che dianzi s'è fatto per mezzo della conformazione della nostra volontà colla divina, e consacrando a Dio il meglio, anzi il tutto di noi. 3.° Che il solido amore richiede il desiderio d'aver ognora presente l'oggetto amato, di ragionare con lui e di unirsi a lui; ciò che otterremo col mezzo dell' interno raccoglimento e dell'orazione. Qui dunque esaminiamo in breve quali ci troviamo intorno a queste due virtù.

I. Il raccoglimento dell'animo è un esercizio abituale dell'intelletto e della volontà, pel quale l'uomo crede sempre Iddio a sè presente, e lo ama. Due sono gli aiuti speciali, per giugnere a questo. Il primo è la cura del silenzio, col guardare la propria stanza. Esamina quanto tu sii rigido osservatore di quello, e assiduo custode di questa. Dalla stanza non è da uscire, se non lo richiede la necessità, la carità e l'obbedienza. Fai tu così? O pure vai scorrazzando per tutti gli ânditi e i corridori di casa, e per tutte le vie della città? Di rado Dio è presente a cotesti dissipati di cuore.

Circa le parole sono da considerare tre cose: il tempo, la materia e il modo; cioè che si parli quando lice, quello che lice, e come lice parlare. Quindi esaminati, se taci quando è tempo di silenzio; se parlando esci in novelle, in leggerezze, in scioccherie. Se prima di ragionare ingolli due volte la parola, e non te la lasci uscire, se prima non l'hai bene limata e considerata, seguendo quel gran consiglio di S. Bernardo che dice: Cum loqueris verba tua sint rara, vera et ponderosa. Ponti il freno alla bocca, domanda allo Spirito Santo che ti doni una porta da non si aprire, che quando e come l'occasione il richiede.

L'altro aiuto, per acquistare e conservare il raccoglimento, è l'uso frequente della presenza di Dio, il quale consiste nell'esercitarsi soventi volte fra la giornata in atti di fede, per cui crediamo che Dio ci sta di continuo intimamente presente; e in atti d'amore, pel quale nella sua presenza lo amiamo col più tenero affetto; ciò che si fa per mezzo di frequenti giaculatorie. Intorno alle quali è da osservare, che 1.° sieno brevi e si saettino non tanto dall' intelletto, quanto dal cuore. 2.° Non sieno molte e affastellate, acciocchè non confondano o divaghino la mente. 3. Si dirigano a Dio, non come lontano in cielo, ma lì come presente a noi. Quindi osserva se tu pratichi questa santa usanza delle giaculatorie; e vedi bene di non la perdere, perchè è un ottimo mezzo per tenerti raccolto in Dio, e fervoroso nel suo amore.

In ciò che riguarda l'orazione così mentale come vocale, ch'è quel mantice il quale desta, formenta e dilata la fiamma

della divina carità, attendi: 1. Se alla mentale premetti la debita preparazione. 2.° Se mediti con integrità circa il tempo, con riverenza circa la positura del corpo, con ardore circa gli affetti dell'animo. 3. Se impieghi maggior tempo nell'esercizio dell' intelletto, che in quello della volontà. 4. Se i tuoi propositi sono sempre particolari e pratici. 5.° Se dopo la meditazione fai sempre un breve esame del come t'è passata. Badafi bene e correggiti ove n' hai bisogno; poichè troppo grande saria lo scapito che te ne verrebbe.

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II. Circa l'orazione vocale, e specialmente le ore canoniche, cerca con diligenza: 1. Se le reciti in luogo decente. 2. Nel tempo debito. 3. In positura modesta. 4. Con voce distinta. 5. Colla mente attenta. 6.° Secondo le rubriche. 7. Secondo l'ordine prescritto. E dove trovi fallo, emenda; poichè è detto di Dio: Maledictus est qui facit opus Dei negligenter 1.

La perfetta osservanza di queste cose ti condurrà all' intima unione con Dio e ad un tenero amore di lui: a viepiù accendere il quale ti sarà di grande incitamento la meditazione seguente, i cui punti sono questi. Che Dio merita d'esser amato da noi : 1.° per l'amore, col quale ci ama. 2.° Pel modo col quale ci ama. 3.o Per le perfezioni, delle quali abbonda.

MEDITAZIONE III.

Dell' amore di Dio.

PUNTO I.

Dio merita d'esser amato per l'amore col quale ci ama. La carità di Dio verso di noi contiene, in grado eccellente, quelle tre doti, per le quali S. Ignazio discerne il verace dal non legittimo amore. Poichè 1.° quello opera grandi cose. 2.° Liberalmente comunica coll'amata persona tutt' i suoi beni. 3.* Le sta di continuo presente.

1 Ierem. 48. v. 10.

Primo. L'amore di Dio opera per te grandi cose. Poichè, a preferenza d'infiniti altri esseri, trasse te dal nulla formandoti ad immagine sua: nobili potenze all'anima, dilicati organi ai sensi, interezza di membra al corpo, insigni ornamenti alla natura cortesemente ti diede. Per tuo amore conserva il mondo, moltiplica gli animali, fa germogliare le piante, d'erba veste i prati, arricchisce i campi di frutti. T'illumina col sole; ti nutre co' cibi; coll'aria, col fuoco, coll'acqua e colla terra t'alimenta e sostiene la vita. Aggiungi quella grande opera che fu la umana redenzione; la missione dello Spirito Santo, l'adozione di te in figliuolo di Dio, in fratello di G. Cristo, in erede del cielo: finalmente la grazia del battesimo, della educazione, della vocazione alla fede, al sacerdozio, ed alla religione. Vedi se l'amore di Dio opera per te grandi cose!

Secondo. Inoltre Dio ti donò interamente tutt'i suoi beni; anzi tutto sè stesso; poichè ti diede le cose corporee a tuo uso (annoverale ad una ad una), gli Angeli a tua custodia, la grazia a merito, il cielo in premio: ti diede Gesù a maestro, e Gesù la sua vita ad esempio, la sua anima e il suo corpo in prezzo, la sua carne in cibo, il suo sangue in bevanda; finalmente ti profuse le infinite ricchezze dell'amor suo per mezzo dell'augustissima Eucaristia; così che essendo egli sapientissimo ed onnipotente, non seppe tuttavia e non potè donarti di più o di meglio. Aggiungi ch'egli ti promise altri sommi e preziosissimi doni; cioè gli aiuti della grazia preveniente, concomitante e susseguente: gli abiti della fede, speranza e carità, insieme colla grazia santificante: Ut per haec efficereris divinae consors naturae 1. Mira! E non t'ha egli donato tutto sè e tutte le cose sue?

Terzo. Finalmente Dio ti prova il suo amore coll'esserti di continuo intimamente presente: 1.° Colla sua essenza, secondo il detto dell'Apostolo: In ipso vivimus, movemur et sumus 2; da Dio, più che dall'aria, circondati, penetrali, occupati. 2.° Colla sua potenza; poichè egli in te vive, vegeta, sente,

1 2. Petr. 1. v. 4.

2 Act. 17. v. 28.

vede, ode, pensa, ricorda, ragiona; mentre a tutte queste tue azioni concorre. 3.o Colla sua provvidenza; poichè, siccome suo figliuolo, egli ti porta in seno, ti difende, ti accarezza, allontanandoti i mali, accostandoti i beni, e facendo cum ipsa tentatione proventum 1. A dir breve: Dio nel tuo corpo e nella tua anima abita sempre come in un tempio, per testificarti il suo amore; perchè l'amante non sa mai dividersi dall'amato.

Che se la ragione stessa t'insegna a rendere la pariglia; dunque ne segue, che 1. anche tu dei operare qualche gran cosa per Dio, eseguendo con fermezza e costanza i propositi che facesti in questi Esercizii. 2. Anche tu gli dei offerire tutto te e tutte le cose tue, principalmente l'onore, le comodità, la sanità e la vita; mantenendoti saldo nel terzo grado d'umiltà. 3. Anche tu devi tenerti sempre presente e congiunto al tuo Creatore, per mezzo dell'interno raccoglimento, dell' attenta e fervorosa orazione e dell'esercizio della presenza di Dio. O Serafini, suscitate nel mio petto una scintilla di quel celeste amore, che rese ai santi così soave e così facile la pratica di questi tre punti!

PUNTO II.

Dio merita d'essere amato pel modo, col quale ti ama. Poichè I. egli t'ama d'un amore eterno, avendo cominciato a prediligerti, quando cominciò ad amare sè stesso, ch'è come a dire da tutta l'eternità: In caritate perpetua dilexi te, et attraxi te miserans 2; benchè avesse preveduto tutte le tue ingratitudini e le tue colpe.

II. T'ama d'un amore gratuito; senza alcuno tuo merito o guiderdone. Poichè, come dice S. Giovanni: In hoc apparuit caritas Dei in nobis, non quasi dilexerimus Deum, e però ci fossimo meritati il suo amore; sed quoniam ipse prior dilexit nos e, quello ch'è più ancora, cum adhuc inimici essemus 3. E che ti pare!

1 1. Cor. 10. v. 13.

2 Ierem. 31. v. 3.
3 1. Ioan. 4. Rom. 5.

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