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32. Il proposto di Damasco della gente del re Areta guardava la città di Damasco per pigliarmi. 33. E io fui per una fenestra del muro calato in una sporta (da' fratelli); e così campai delle sue mani.

CAPO XII.

1. Se bisogno è di lodare; veramente non è utile; ma verrò alle visioni e rivelazioni del Signore. 2. Io so uno uomo in Cristo, che dinanzi quattordici anni passati; se in corpo, o fuori di corpo fu, non so, Dio il sa; questo tale uomo fu rapito insino al terzo cielo.

3. E so questo tal uomo; s' egli fu in corpo, o fuori di corpo, io non so, Dio il sa;

4. che portato fu nel Paradiso, e udì (e intese) parole secrete, le quali non son licite di parlare ad alcuno uomo.

32. Damasci præpositus gentis Aretæ regis custodiebat civitatem Damascenorum, ut me comprehenderet;

33. et per fenestram in sporta dimissus sum per murum, et sic effugi manus ejus.

CAPUT XII.

1. Si gloriari oportet (non expedit quidem), veniam autem ad visiones et revelationes Domini.

2. Scio hominem in Christo ante annos quatuordecim, sive in corpore nescio, sive extra corpus nescio, Deus scit, raptum hujusmodi usque ad tertium cælum.

3. Et scio hujusmodi hominem, sive in corpore, sive extra corpus nescio, Deus scit,

4. quoniam raptus est in Paradisum, et audivit arcana verba, quæ non licet homini loqui.

5. Per queste cose mi voglio rallegrare e magnificare; ma per me in niuna cosa mi voglio gloriare, se non nelle mie infirmità.

6. E se io mi vorrò gloriare, non sarò meno che savio; perchè dirò la verità; ma vogliomi temperare (di non dire troppo), perchè alcuno non pensi che io dica troppo oltra quello ch' egli può pensare

di me.

7. E perchè la (moltitudine e la) grandezza delle revelazioni (le quali io abbio avuto) non mi levino in superbia, sì m' è dato il stimolo della carne mia, l'angelo di Satana, che mi affliga.

8. Per la qual cosa io ne pregai il Signore tre volte, che (questo stimolo) si partisse da me.

9. Il Signore disse a me: bàstati (Paulo) la grazia mia; chè la virtù si compie e affina nella infirmità (e nella provazione). Adunque volentieri mi rallegro nelle mie infirmità, perchè la virtù di Cristo dimori in me.

10. Per la quale cosa piaccio a me nelle infirmità, nel disonore, nelle necessità, nelle persecuzioni

phizet.

5. Pro hujusmodi gloriabor; | angelus satanæ, qui me colapro me autem nihil gloriabor, nisi in infirmitatibus meis.

6. Nam, et si voluero gloriari, non ero insipiens: veritatem enim dicam: parco autem, ne quis me existimet supra id quod videt in me, aut aliquid audit ex me.

7. Et ne magnitudo revelationum extollat me, datus est mihi stimulus carnis meæ,

8. Propter quod ter Dominum rogavi ut discederet a me;

9. et dixit mihi: Sufficit tibi gratia mea: nam virtus in infirmitate perficitur. Libenter igitur gloriabor in infirmitatibus meis, ut inhabitet in me virtus Christi.

10. Propter quod placeo mihi in infirmitatibus meis, in

e nelle angustie (di sostenere parimente) per amore di Iesù Cristo; e quando io son infermo, allora son (più forte e più) potente

11. Son fatto pazzo, voi mi avete forzato; chè io dovea essere (lodato e) commendato da voi; chè io non ho fatto niente meno di coloro che sopra misura son apostoli; e benchè io sia niente,

12. niente di meno li segni dello apostolato mio son fatti sopra di voi, in ogni pazienza, in miracoli, in dimostramenti e virtù.

13. E che aveste meno voi che l'altre Chiese, se non che io non vi gravai in alcuna cosa? Donatemi questa cosa.

14. Ed ecco che son apparecchiato di venire da voi la terza volta; e non (so se) sarò grave in alcuna cosa; chè io non cerco le vostre cose, ma voi; chè certo li figliuoli non guadagnano li tesauri per li parenti, ma il padre per li figliuoli.

15. E io molto volentieri mi voglio dare, e volentieri me voglio essere dato, a utilità delle vostre

contumeliis, in necessitatibus, in persecutionibus, in angustiis pro Christo: cum enim infirmor, tunc potens sum.

11. Factus sum insipiens, vos me coegistis. Ego enim a vobis debui commendari: nihil enim minus fui ab iis, qui sunt supra modum Apostoli, tametsi nihil sum;

12. signa tamen Apostolatus mei facta sunt super vos in omni patientia, in signis, et prodigiis, et virtutib us.

13. Quid est enim, quod

minus habuistis præ ceteris Ecclesiis, nisi quod ego ipse non gravavi vos? Donate mihi hanc injuriam.

14. Ecce, tertio hoc paratus sum venire ad vos: et non ero gravis vobis. Non enim quæro quæ vestra sunt, sed vos. Nec enim debent filii parentibus thesaurizare, sed parentes filiis.

15. Ego autem libentissime impendam, et superimpendar ipse pro animabus vestris, licet plus vos diligens, minus diligar.

anime, avvenga ch' io, molto amando voi, sia meno amato da voi.

16. E poniamo che io non vi gravassi; essendo ingegnoso, con inganno pigliai voi.

17. Or ingannai io voi per alcuni di coloro li quali io mandai a voi?

18. Vero è che io pregai Tito, e mandai con lui (Luca) il vostro fratello. Or ingannovvi Tito? E non andassimo noi in uno medesimo spirito e per quelli medesimi vestigii?

19. Ma voi credevate che noi ci s' escusassimo appresso voi? Ma parliamo noi in Cristo dinanzi a Dio; in tutte le cose, carissimi, per vostra edificazione.

20. Io temo che forse, quando io venerò, non vi ritrovi tali quali io voglio trovare, e io sia trovato da voi, quale voi non volete; che per la ventura non siano tra voi contenzioni, o invidie, ovver animosità (di odio), dissensioni ovver susurrazioni, detrazioni o sedizioni.

16. Sed esto: ego vos non gravavi, sed cum essem astutus, dolo vos cepi.

17. Numquid per aliquem eorum, quos misi ad vos, circumveni vos?

18. Rogavi Titum, et misi cum illo fratrem. Numquid Titus vos circumvenit? Nonne eodem spiritu ambulavimus? Nonne iisdem vestigiis?

19. Olim putatis quod excusemus nos apud vos? Coram

Deo in Christo loquimur: omnia autem, charissimi, propter ædificationem vestram.

20. Timeo enim ne forte, cum venero, non quales volo, inveniam vos: et ego inveniar a vobis, qualem non vultis: ne forte contentiones, æmulationes, animositates, dissensiones, detractiones, susurrationes, inflationes, seditiones sint inter

VOS:

21. Chè temo ancora, che Iddio non mi faccia umile fra voi, quando io verrò, che non mi convenga piangere molti di coloro, li quali hanno peccato, e non hanno fatto penitenza della immondizia e della fornicazione, e delle altre sozze cose che feceno.

CAPO XIII.

1. Ecco, questa terza volta verrò a voi; chè nella bocca di due testimonii, ovver di tre, ogni parola sta ferma.

2. Dissilo inanzi, e ancora il dico, sì come presente, e ora assente, a coloro che inanzi hanno peccato, e a tutti li altri, che se io verrò un'altra volta, non perdonerò.

3. Or andate voi cercando esperimento di quello che parla in me, cioè Cristo, il quale non è in voi infirmato, anzi è potente in voi?

21. ne iterum, cum venero, humiliet me Deus apud vos, et lugeam multos ex iis, qui ante peccaverunt, et non egerunt pœnitentiam super immunditia, et fornicatione, et impudicitia, quam gesserunt.

CAPUT XIII.

1. Ecce, tertio hoc venio ad vos. In ore duorum vel VOL. X.

trium testium stabit omne verbum.

2. Prædixi, et prædico, ut præsens, et nunc absens, iis qui ante peccaverunt, et ceteris omnibus, quoniam si venero iterum, non parcam.

3. An experimentum quæritis ejus, qui in me loquitur Christus, qui in vobis non infirmatur, sed potens est in vobis?

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