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XI.

L'OFFERTA DELLA PACE SEPARATA
DALL'AUSTRIA

Il 1917 fu indubbiamente l'anno dell'intrigo pacifistico per eccellenza. Abbiamo già superiormente accennato al programma del giovane imperatore Carlo, che, cinta la corona imperiale, non pensò che a trarre la duplice monarchia dal baratro nel quale s'era gettata coll'ultimatum al governo di Belgrado. Ma il tentativo più considerevole di pace separata, che, attuato, avrebbe potuto rappresentare una ferita mortale per l'Intesa, e che si sarebbe in ogni caso risolto a svantaggio dell'Italia, è quello che ebbe per attore principale il principe Sisto di Borbone Parma, e fu votato all'insuccesso sopratutto grazie all'intransigenza energica dispiegata dall'on. Sonnino al convegno di St.-Jean-de-Maurienne. Quando il principe Sisto nel 1920 pubblicò il suo volume su : « L'offre de paix séparée de l'Autriche » (1) sollevò una grande emozione a Parigi e a Londra. Egli aveva date le primizie a Parigi à l'Opinion e a Londra al Daily Telegraph, coll'intendimento di mettere in buona luce dal punto di vista francese la sua missione segreta, per ciò che concerneva il passato, e fors’anche di

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spezzare una nuova lancia per gli Absburgo contro la Germania. La stampa più autorevole sulle rive della Senna, dal Temps al Journal des Débats all'Echo de Paris, corse tosto ai ripari sostenendo che la pace separata con l'Austria era un'illusione e che la guerra non poteva terminare diversamente dal modo con con cui si chiuse, ma una larga corrente dell'opinione pubblica francese rimase acquisita all'idea che il grande conflitto europeo avrebbe potuto terminare un anno prima, e che si poteva quindi risparmiare l'ecatombe di centinaia di migliaia di francesi, favorendo nel 1917 la pace separata coll'Austria. Si trovò che questa era stata scartata in base a un dogma accolto da alcuni uomini di Stato: il dogma della distruzione dell'Austria. «Sorto dal pregiudizio anticattolico e dal principio delle nazionalità, questo dogma inetto costò la vita a centinaia e a centinaia di migliaia di poveri francesi ». Così scriveva Charles Maurras nell'Action française del 5 gennaio 1920. Un altro giornale conservatore faceva eco, il Gaulois «Ciò che viene immediatamente all'idea leggendo il racconto del principe Sisto è, che se le forme democratiche e parlamentari che ci reggono non si fossero opposte acchè si chiudessero in uno stesso gabinetto i capi di Stato francese, inglese ed italiano coll'Imperatore Carlo d'Austria, molto probabilmente noi avremmo avuta la pace un anno prima ed avremmo fatto l'economia di molto sangue e di grandi disordini che capovolgevano il mondo». Altri che non si spingevano così avanti nella via dell'ottimismo, annotavano con Jean de Pierrefeu che il principe Sisto aveva aperta la via che avrebbe potuto condurre a una pace differente sostituendo il delenda Germania al delenda Austria. (2) Come si vede, i fautori della pace separata coll'Austria in Francia ed in Inghilterra non scorgevano che un aspetto della questione un aspetto francese od inglese, ma non tenevano conto dell'aspetto italiano. Se l'Italia era

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entrata in guerra, quando ciò non significava punto correre in aiuto del vincitore, non era per stipulare una pace separata coll'Austria, dopo due anni di spargimento di sangue e di enormi sacrifici, senza aver raggiunto i suoi scopi di guerra. Il giovane Absburgo il pacifico tra i pacifici - largheggiava nei rapporti colla Francia a cui assicurava, per ciò che lo concerneva, l'Alsazia e la Lorena, ma all'Italia non dava nemmeno il parecchio che era stato promesso a fior di labbra nel 1915 per impedire l'intervento. Ma tan'è il principe Sisto di Borbone conosceva i francesi e seppe trovare il modo di dare un colorito patriottico al tentativo di salvataggio dell'Austria. Per i francesi in genere il nemico non era l'Austria, era la Germania degli Hollenzollern. Quella che si doveva abbattere era adunque la Germania, non la monarchia degli Absburgo. E dal momento che si doveva sostituire la formula: Germania delenda all'Austria delenda l'Absburgo poteva forse servire contro l'Hohenzollern. Non importa se la monarchia bicipite non si apparteneva già più nel 1917, essendo completamente infeudata alla Germania. Bisognava tentare la pace separata e contraddire il « pregiudizio anticattolico» di cui parlava Charles Maurras e il dogma della distruzione dell'Austria.

Questi signori non ponevano mente ad una semplice eventualità: l'eventualità che l'Italia, qualora la Francia e l'Inghilterra si fossero messe d'accordo coll'imperatore Carlo a spese del nostro paese, avrebbe potuto a sua volta affrontare la nuova situazione unitamente alla Germania, ciò che in ogni caso avrebbe condotto allo sfasciamento dell'Intesa senza che per questo la Germania si sfasciasse a sua volta. Fortunatamente l'offerta di pace fu respinta e le cose ebbero il loro corso naturale. Narriamo i fatti con ordine.

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Nel luglio del 1914 i principi Sisto e Saverio di Borbone - figli del Duca di Parma villeggiavano in Austria con alcuni membri della loro famiglia. Il loro fratello primogenito aveva preso servizio nell'esercito austriaco. La loro sorella Zita era andata sposa all'arciduca Carlo che doveva divenire erede del trono della duplice monarchia dopo l'assassinio di Serajevo. Verso la fine del luglio, quando fu evidente che la guerra sarebbe scoppiata, i due fratelli decisero di recarsi subito in Francia offrendo i loro servizi. L'arciduca Carlo, loro cognato, facilitò la partenza. Giunti in Francia non poterono, ad onta dei loro sforzi, arruolarsi nell'esercito francese. Il loro titolo di principi di Borbone costituiva un ostacolo insormontabile. Si rivolsero all'Inghilterra. Identico risultato per motivi particolari. Re Alberto del Belgio acconsentì di accoglierli nell'esercito belga. Furono dapprima brancardiers e più tardi sottotenenti di artiglieria. Poincaré diede loro la Croce di guerra: ciò che doveva costituire come la prefazione della missione segreta per la pace separata. Nelle vacanze del Natale 1915 il principe Sisto trova il tempo di scrivere alcune pagine che avrebbero dovuto mettere in evidenza la necessità per l'Intesa di impedire l'assorbimento dell'Austria da parte della Germania, assorbimento reso necessario dal progetto del 1915 dell'unione doganale dei due imperi (3). Due fra i suoi amici si recano il 29 gennaio 1916 da William Martin, ministro plenipotenziario direttore del protocollo in contatto permanente col presidente della repubblica. Attirano l'attenzione sulla necessità, se gli interessi della Francia l'esigono, di entrare in rapporti coll'Austria per l'intermediario del principe Sisto. Si fa osservare che nella famiglia imperiale l'arciduca Federico, nominato comandante in capo delle truppe di Francesco Giuseppe, rappresenta l'influen

za prussiana, mentre l'arciduca Carlo, erede al trono, non ama gli Hohenzollern. Egli è poi accessibile all'influenza personale di suo cognato, il principe Sisto. Occorrerebbe quindi preparare le possibilità di un'azione eventuale, se il governo francese lo trova utile. William Martin ne prende atto e promette di parlare al presidente della repubblica. Non siamo che nel periodo di preparazione. In seguito alla consegna della Croce di guerra riservata da Poincaré ai due Borboni il 21 maggio 1916, il principe Sisto esprime tutta la sua emozione: «È il dovere di un Borbone e la più bella gloria che possa ambire, quella di servire sempre e ovunque la Francia». William Martin fa parte a Poincaré di questi sentimenti e Poincaré fa loro dire che riceverà i principi molto volentieri quando verranno in permesso a Parigi. Due mesi dopo, gli amici di Sisto che s'erano presentati nel gennaio a William Martin si recano di nuovo a fargli visita.

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Vogliono tastare terreno. L'un d'essi dice: È nostro interesse che la monarchia degli Absburgo sussista e si riducano al minimo le amputazioni necessarie che deve subire. Invece da qualche tempo si nota nella stampa una tendenza che indica che bisogna distruggerla. Quali sono le vedute del governo a questo riguardo? Se è il governo che spinge la stampa francese alla distruzione dell'Austria, è inutile condurre il principe Sisto a Parigi. William

Martin risponde di ritenere che il governo è estraneo a questo atteggiamento della stampa. Assicura d'altra parte che il presidente della repubblica è nello stesso ordine di idee de' suoi interlocutori. Bisogna che l'Austria sussista nell'interesse della Francia. Il 24 agosto i prìncipi si recano all'Eliseo per ringraziare Poincaré della Croce di guerra. Nel frattempo Sisto precisa le sue idee sul conflitto europeo. «Per ciò che concerne l'Austria-Ungheria

sono

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