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Vers. 12. Egli ha la sua pala. Il significato della voce latina ventilabrum, come anche della greca, è quello, che abbiamo espresso. E di fatto s. Agostino in Ps. 92. in vece di ventilabrum lesse palam : siccome per invitare gli Ebrei a Cristo espose nel precedente verso la somma e divina grandezza di lui, e l'infinito bene, ch' egli recar dovea a' credenti col suo battesimo nella prima venuta : così procura adesso di scuotere gli stessi Ebrei, ponendo loro davanti gli occhi quello, che il medesimo Cristo farà nella seconda venuta, allorchè comparirà giudice de' vivi e de' morti, e separerà i buoni da' cattivi, il grano dalla paglia; e nel suo regno congregherà i buoni, e i cattivi manderà ad ardere nel fuoco eterno. Notisi con s. Basilio (Reg. brev. reg. 253.), che le paglie, le quali per loro stesse a nulla son buone, sono però utili al grano: quindi per esse son significati i cattivi, i quali, come tutte le altre cose, per disposizione divina al bene servono degli eletti.

Vers. 13. Allora ec. Dopo che Giovanni con la sua predicazione aveva preparati gli animi della gente a conoscere, ed ascoltare il Messia.

Vers. 15. Lascia fare per ora. Non disapprova la ripugnanza di Giovanni nascente dalla viva cognizione, che questi aveva dell' infinita digni. tà e santità, che era in colui, che chiedeva di essere battezzato: ma gli fa intendere, che adesso, cioè prima, che dalla voce del Padre, e colla

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discesa dello Spirito santo fosse dichiarato e manifestato a tutti per quel ch' egli era voleva esser trattato da lui come uno degli altri uomini . Vers. 16. Conviene a noi. Conveniva in primo luogo, che per onore della missione di Giovanni il suo battesimo fosse approvato pubblicamente col fatto proprio da Gesù Cristo: secondo, conveniva che colui, ch' era senza peccato, confondendosi coi peccatori, desse con tale altissima umiltà incitamento agli altri ; onde col primo si disponessero al secondo battesimo mediante la penitenza: conveniva finalmente, che Giovanni, superando le ritrosie della sua umiltà, ubbidisse a Cristo, e lo battezzasse, affinchè in tal occasione venisse ad essere manifestato a tutti il Messia colla voce del cielo, e colla discesa dello Spirito santo. La voce giustizia significa in questo luogo tutto quello, che è secondo la virtù, tutto quello, che piace a Dio.

Vers. 17. Questo è il mio figlio, it diletto: Figliuolo naturale, unico, coeterno, carissimo a me, come unigenito,

Nel quale io mi son compiaciuto. Secondo la forza della frase ebrea, dietro a cui è stata formata la greca usata sovente nelle scritture, queste parole non tanto significano l'amore e la predilezione del Padre verso del Figlio, quanto la propensa volontà dello stesso Padre ad amare nel figliuolo gli altri uomini, a placarsi con gli altri uomini per amor del Figliuolo: per mezzo di cui solamente possono gli altri piacere a Dio, e ottenere, che Dio sia con essi placato e benigno. Tutti i Padri osservano qui manifestato il mistero della Trinità, nel Padre, che fa sentir la sua voce, nel Figliuolo,

dilectus, * in placui.

quo

mihi com

mio figlio, il diletto, nel quale io mi sono compiaciuto.

* Luc. 9. 35. - 2. Pet. 1. 17.

a cui è renduta testimonianza, nello Spirito santo, che scende in figura di colomba

CAPO IV.

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Cristo nel deserto dopo il digiuno di quaranta giorni supera le tentazioni del Diavolo ed essendo stato catturato Giovanni, si ritira a Cafarnaum, predica la penitenza: chiama a se Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni di Zebedeo ; e annunziando il Vangelo anche a' Galilei, cura diverse infermità.

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Vers. 1. Dallo Spirito. Da quel medesimo spirito, che si era posato sopra di lui, fu condotto nel deserto, dove per mezzo della solitudine, del digiuno e dell' orazione dovea prepararsi alla predicazione del Vangelo.

Per esser tentato dal Diavolo. Tentare propriamente significa far prova, fare sperienza di alcuno. In questo senso tenta talora anche Dio; ma il Demonio tenta per indurre al peccato. Nell' uno e nell' altro modo fu tentato Cristo. Perocchè volle il Diavolo colle sue tentazioni e chiarirsi dell' esser di Cristo, e indurla (se fosse stato possibile), a peccare: e non per se " ma per noi fu tentato, e primieramente per meritarci la grazia di vincere il tentatore: secondo per insegnarci con quali armi si vinca, vale a dire col digiuno, coll' orazione, collo studio della divina parola terzo per fare a noi intendere, come volendo darci sinceramente al servizio di Dio saremo esposti all'invidia e alla malignità di questo nemico delle anime.

Vers. 2. Gli venne fame. Questa fame è una evidente prova dell' umanità assunta dal Verbo divino con tutte le sue dependenze e cou tutte le necessità inseparabili da essa, non avendo egli voluto, benchè scevro di peccato, essere esente da alcuna delle miserie annesse alla condizione dell' uomo peccatore .

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Vers. 3. E accostatosegli. I Padri comunemente credono, che il Demonio si presentasse a Cristo in forma d' uomo Nel continuato digiuno di quaranta giorni vedeva il Demonio qualche cosa di più che umano; ma la fame, che poi venne a Cristo, facea vedere che egli era uomo. Le tentazioni di lui sono dirette a scoprire l'essere di Gesù Cristo. S. Ignazio martire fu di parere, che il Demonio non conobbe da prima nè la verginità di Maria, nè l'incarnazione del Verbo.

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Vers. 4. Non di solo pane ec. Il pane stesso non è nudrimenato del; l'uomo, se non perchè così ha voluto Dio. Altri ha Dio mantenuti vivi senza pane, ad altri ha dato in vece di pane un cibo non più usitato, come la manna Così nè dice di esser figliuolo di Dio, nè lo niega, con ammirabile sapienza elude le arti del tentatore, e lo vince non colla potenza, qual figliuolo di Dio, ma colla umiltà, qual uomo debole e infermo, opponendo alla tentazione la fidanza in Dio, e lo scudo della divina parola.

Vers. 5. Nella città santa. Così era chiamata Gerusalemme a motivo principalmente del Tempio, l'unico in tutto l'universo, dove il vero Dio fosse adorato, e a motivo della religione, di cui ell'era quasi il

centro.

Tom. XXI.

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