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17. Non vi deste a credere, che io sia venuto per isciogliere la legge o i profeti : non son venuto per iscioglierla, ma per adempirla.

18. Imperocchè in verità vi dico, che se non passa il cielo e la terra, non iscatterà un jota o un punto solo della legge, fino a tanto che tutto sia adempito.

19. Chiunque pertanto violerà uno di questi comandamenti minimi, e così insegnerà agli uomini, sarà chiama

come ab

Vers. 17. Non vi deste a credere ec. Viene a dimostrare col proprio esempio ai ministri del Vangelo, come abbiano da vivere, e biano da insegnare. L'osservanza della legge debb' essere più piena e perfetta, che per lo passato; l'interpretazione della legge debb' essere più schietta e sincera, che quella de' maestri della sinagoga.

Non sono venuto per iscioglierla, ma ec. Adempiè Cristo perfettamente la legge. Primo, perchè quantunque ad essa tenuto non fosse come Dio, volle però in tutto osservarla. Secondo, perchè rettamente interpretandola la perfezionò . Terzo, perchè ai fedeli meritò la grazia per ben adempirla. Quarto, perchè tutte le figure e le predizioni e le promesse della legge adempiè. Luc. XXIV, 44. Ma non è egli vero, che Cristo aboli la legge? In quella guisa, che un pittore ad un quadro appena disegna. to e abbozzato ponendo la mano, e dandogli il colore e la perfezione si dice, che toglie la prima pittura, e ne forma una nuova ; nella stessa guisa Cristo non col distruggerla, ma col darle il suo compimento, non col violarla, ma col perfezionarla abolì l'antica legge. Vedi Rom. III. 31.

Vers. 18. Non iscatterà un jota. Qualunque cosa o promessa o figurata o comandata nella legge dovrà avere il suo pieno effetto.

Vers. 19. Chiunque violerà uno di questi comandamenti minimi . I comandamenti, de'quali parla Gesù Cristo, son que' medesimi, che egli in

coelorum: qui autem fecerit, et docuerit, hic magnus vocabitur in regno coelorum .

20. Dico enim vobis, quia nisi abundaverit iustitia vestra* plusquam Scribarum et Pharisaeorum, non intrabitis in regnum coelorum.

* Luc. 11. 39.

21. Audistis quia dictum est antiquis: * Non occides: qui autem occiderit, reus erit iudicio.

* Exod. 20, 13. - Deut. 5. 17.

to minimo nel regno dei cieli: ma colui, che avrà e operato e insegnato, questi sarà tenuto grande nel regno de' cieli.

20. Imperocchè io vi dico, che se la vostra giustizia non sarà più abbondante, che quella degli Scribi e Farisei, non entrerete nel regno de' cieli.

21. Avete sentito, che è stato detto agli antichi: Non ammazzare: e chiunque avrà ammazzato, sarà reo in giudizio.

terpreta in appresso e minimi li chiama, non perchè tali fossero per loro stessi, ma perchè minimi e di poca importanza erano creduti dagli Scribi e Farisei. Chi adunque coll' esempio o colla parola insegnerà a violare alcuno di tali comandamenti, a' quali la malizia e la corruzione degli uomini dà il nome di minimi, questi sarà minimo, vale a dire sarà un uomo di nissun pregio, sarà vilissimo e abbiettissimo nel regno di Dio, dal quale sarà discacciato. Chi poi averà praticato nel suo vivere, e predicato colla parola tutti quanti i comandamenti della legge, questi sarà grande negli occhi di Dio e nel suo regno.

Vers. 20. Se la vostra giustizia ec. Se la ubbidienza vostra e la esattezza nell' osservanza della legge non sarà più piena e perfetta ; se non la osserverete non tanto secondo la lettera, ma molto più secondo lo spirito, non entrerete nel regno de' cieli.

Vers. 21. 22. Sarà reo in giudizio... sarà reo nel consesso. Gli Ebrei ebbero tre differenti tribunali. Il primo de' triumviri, il secondo dei 23., il terzo dei 70., o piuttosto 71., questo diceasi sinedrio. Il secondo di questi tribunali è inteso qui col nome di giudizio. Il terzo è inteso col nome di consesso ovvero concilio. Non sono ben noti i confini della giurisdizione di questi tribunali, se non che il terzo aveva certamente la cognizione delle cause gravissime, per esempio, di quelle

22. Ego autem dico vobis, quia omnis, qui irascitur fratri suo, reus erit iudicio. Qui autem dixerit fratri suo, raca: reus erit concilio. Qui autem dixerit, fatue : reus erit gehennae ignis.

22. Ma io vi dico, che chiunque si adirerà contro del suo fratello, sarà reo in giudizio. E chi avrà detto al suo fratello raca, sarà reo nel consesso. E chi gli avrà detto stolto, sarà reo del fuoco della gehenna.

che riguardavano la religione, e la repubblica e il sommo Pontefice. Ai due ultimi tribunali allude qui Gesù Cristo: sarà reo in giudizio. Secondo la più verisimil opinione, vuol dire, sarà reo di pena capitale, quale contro gli omicidi si fulmina nel giudizio. Levit. XXIV. 22. Sarà reo nel consesso, vuol dire, sarà reo di tal delitto, che merita di essere dal supremo tribunale punito con pena capitale, ma straordinaria e gravissima. E vuole con questo egli dire : la legge punisce con pena di morte chi a un altro toglie la vita; io poi dico, che chiunque si adira contro del proprio fratello, fino a bramarne la vendetta e la morte, è già reo d'omicidio, quantunque il sangue non isparga del suo fratello. Chi poi con simile mortale ira nel cuore proromperà di più in parola di villania e dispregio chiamandolo raca, cioè uomo leggiero e privo di sale meriterà pena di morte ancor più grave: chi con simil disposizione di cuore arriverà con più grave offesa a chiamarlo stolido, o fatuo, merita più acerba pena di morte, qual è quella di essere bruciato vivo. Gehenna, ovver Gehennon, cioè valle di Ennon, era un luogo vicino a Gerusalemme alle falde del monte Moria, dove una volta gli Ebrei avevano offerti e consumati col fuoco i loro figliuoli in onore dell' idolo di Baal. Quindi si usò questa voce per ispiegare il supplizio del fuoco, e anche l'inferno. Vedi Ioan. XVIII. 16. Notisi, come nei tre gradi diversi di pena temporale proposti da Cristo sono figurati tre differenti gradi di pena eterna. Aggiunge dunque Cristo alla legge interpretandola, e le aggiunge quello, che le mancava per essere perfetta, e in certo modo la corregge, non quasi non fosse santa e buona e giusta; ma perchè era meno perfetta. Imperocchè ella era stata data qual pedagogo agli Ebrei, come a' fanciulli rozzi ancora e ignoranti delle cose divine per sino a tanto, che un maestro migliore recasse al mondo la scienza di quella perfezione, che è degna de' veri figliuoli di Dio, ne' quali doveva avverarsi quella parola : siate santi, perch'io sono santo. Questa perfezione fu pur conosciuta e praticata nel popolo ebreo da que' Santi, i quali per la fede in Cristo appartennero non alla legge, ma al Vangelo.

23. Si ergo offers munus tuum ad altare, et ibi recordatus fueris, quia frater tuus habet aliquid adversum te,

24. Relinque ibi munus tuum ante altare, et vade prius reconciliari fratri tuo: et tunc veniens offeres munus

tuum.

25. * Esto consentiens adversario tuo cito, dum es in via cum eo: ne forte tradat te adversarius iudici, et iudex tradat te ministro, et in carcerem mittaris.

* Luc. 12. 58.

23. Se adunque tu stai per fare l'offerta all' altare, e ivi ti viene alla memoria, che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te,

24. Posa lì la tua offerta davanti all' altare, e va ariconciliarti prima col tuo fratello, e poi ritorna a fare la tua offerta.

25. Accordati presto col tuo avversario, mentre sei con lui per istrada: affinchè per disgrazia il tuo avversario non ti ponga in mano del ministro, e tu venga cacciato in prigione.

Vers. 24. Posa lì la tua offerta. Grand' enfasi hanno queste parole. Era proibito d' interrompere un sacrifizio ; ma Cristo vuole, che prima di cercare di placar Dio, si cerchi di placar il fratello offeso. E parla qui Cristo de' sacrifizj di quel tempo. Or quanto più al sacrifizio dell'Eucaristia, che è chiamato da' Padri sacrifizio e simbolo della nostra carità, dee portarsi tal disposizione di cuore, che e si perdoni a chi ci ha offesi, e satisfazione diasi a chi è stato offeso da noi. Dico, disposizione di cuore perchè come osservò s. Agostino, quantunque la carità possa esigere, che di fatto vada l' offensore a trovar l'offeso prima di presentarsi al sagrifizio, non sempre però sarebbe spediente l'andarvi co' piedi : ma è sempre necessario l' andarvi coll' affetto, e colla preparazione dell' animo.

Vers. 25. 26. Accordati presto col tuo avversario. Questo avversario è il prossimo, a cui siasi fatta ingiuria da noi, o da cui l'abbiamo noi ricevuta. Siamo per viaggio sino a tanto, che siamo in questa vita: il giudice è Dio, il quale prende in mano la causa del prossimo offeso da noi. La prigione è il purgatorio, o anche l'inferno secondo la qualità della colpa, imperocchè quelle parole non uscirai di lì prima di aver pagato ec. non altro significano, se non che saremo allora trattati a rigore di legge, e nulla resterà impunito: nè dice Cristo, che si possa arrivar a pagare quell' ultimo picciolo..

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29. Quod si oculus tuus dexter scandalizat te, erue eum, et proiice abs te: expedit enim tibi, ut pereat unum membrorum tuorum, quam totum corpus tuum mittatur in gehennam.

* Marc. 9. 46. - Infr. 18. 9. 30. Et si dextra manus tua scandalizat te, abscinde eam, et proiice abs te; expedit enim tibi, ut pereat unum membrorum tuorum, quam totum corpus tuum eat in gehennam.

26. Ti dico in verità: non uscirai di lì prima d'aver pagato sino all'ultimo picciolo.

27. Avete sentito, che fu detto agli antichi : Non fare adulterio.

28. Ma io vi dico, che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso in cuor suo adulterio con

essa.

29. Che se il tuo occhio destro ti scandalizza, cavalo, e gettalo da te : imperocchè è meglio per te, che perisca uno de' tuoi membri, che essere buttato tutto il tuo corpo nell'inferno.

30. E se la tua mano destra ti scandalizza, troncala, e gettala lungi da te: imperocchè è meglio per te, che perisca uno de' tuoi membri, che andare tutto il tuo corpo nell' inferno.

Vers. 29. 30. Se il tuo occhio destro Questa maniera di parlare, piena di energia e di grazia, dimostra, quale e quanta il vero e retto amor di noi stessi esiga da noi mortificazione di tutti gli affetti e di tutte le inclinazioni anche oneste per loro stesse ove possano essere a noi d'inciampo nella via della salute .

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