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tegno, o vergogna. Lodovico de Dieu (1) celebre per dottrina e per amplissima cognizione delle lingue orientali loda l'autore di questa Volgata, come uomo dotto, come uomo dottissimo, di cui ammira da per tutto la buona fede e anche il discernimento, e ne pren-, de frequentemente la difesa tanto nel nuovo, come: nel vecchio Testamento. Con pari stima e rispetto ne parla il Grozio (2): il Drusio (3) poi fa elogio a' Padri del concilio di Trento per aver dichiarata autentica la Volgata . Il Fagio (4) tratta di scioli e di sfacciati quelli, che ardiscono di sparlarne. Ma più avanti va il Millio (5), il quale ben lungi dal credere, che debba la Volgata correggersi, o riformarsi secondo alcuno de' testi greci stampati, bramerebbe piuttosto, ch' ella venisse emendata col confronto de' suoi più antichi manoscritti, per mezzo de' quali si ritornasse (quant'è possibile), nello stato in cui era, quando uscì dalle mani dell' autor suo s. Girolamo.

per entro

Di questa Volgata adunque la traduzione è quella, che io ora presento così semplice e schietta, che non molto spesso si imbatterà il lettore a trovarvi frammischiata e aggiunta qualche parola. Imperocchè minor male ho creduto il lasciar nella versione quella oscurità, che nel testo stesso talor si ritrova, che o snervare o alterare il sentimento per aggiugner chiarezza. Conciossiachè quella qualunque sia oscurità non mal si confà col carattere de' libri divini, e agevolmen

(1) Not. in Evang.

(2) Praef. in annot. in vet. test.

(3) Ad loc. difficil. Pentat.
(4) Praef. ad collat. vet. test.

(5) Proleg. in nuov、 test.

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te con le note si toglie, ma la più leggera e presso che invisibile mutazione mi pareva sopr' ogn' altra cosa da evitarsi. E ciò tanto più, perchè molti di tali luoghi, de' quali non così chiaro il senso apparisce, sono da' Padri e Interpetri in diverse guise spiegati: e il volere nella versione dilucidarli necessariamente

portava di dichiararsi per l' una ó per l'altra opinione, la qual cosa all' ufficio del traduttore non appartiene. Sonomi perciò tenuto a una versione interamente letterale, conservando, quant' era possibile, la stessa frase, le stesse figure e lo stesso ordine, e come diciam noi, giacitura delle parole, sforzandomi', per dir tutto in una parola, di ritrarre e rappresentare l'inimitabil modello, che mi era dinanzi, e di renderne non solo una general somiglianza, ma anche i più minuti lineamenti. Una cotal diligenza, o vogliam dir religione, è a me paruta mai sempre di strettissima necessità nel volgarizzamento di un libro, in cui non di rado altissimi e divinissimi misteri sotto il velo di una semplice paroluzza sono adombrati. E da questa stessa religiosa scrupolosità è pro ceduto il ritenere, che ho fatto per ordinario, i molti ebraismi sparsi per entro il sacro testo. Imperocchè adoperati avendoli lo Spirito santo, e trasportati nel greco linguaggio, e andando questi continuamente per le bocche de' Padri e della Chiesa medesima, ed essendo al loro suono già tempo avvezze le orecchie del popol cristiano, holli considerati a guisa di tante gemme, che al discorso arrecano ricchezza e splendore. Imperocchè tali modi di dire molto meglio nella lor: brevità spiegano un concetto, che non le molte parole, con le quali tentar si volesse di farlo intendere.

Con tutte però le diligenze da me usate io son ben lungi dal credere di avere aggiunto a quel segno, che mi era prefisso, e molte senza dubbio saranno le cose, che altri troverà da riprendere, quelle ancor, nelle quali avvenuto sarammi di perdere di vista i miei stessi principj in così lungo e scabroso lavoro. Imperocchè con tutta sincerità vengo ora a dire, che, qualunque idea io mi avessi della difficoltà di riuscire in un tale impegno, la ho trovata nel fatto incredibilmente maggiore, e molte volte vinta da una certa disperazione la mano mi cadde, e la penna. La qual cosa niuno sia, che si pensi essere da me detta per vana ambizione, quando appena perdono o pietà ardisco di sperare del mio ardimento.

Dopo aver dato conto della traduzione ragion vuole ch' io parli eziandio delle note, che la accompagnano. Mio intento è stato di illustrare con esse, quanto la necessità portavalo, i luoghi oscuri e difficili, di togliere le apparenti contraddizioni, di rendere in una parola piano e aperto il senso letterale, e di far tuttociò con egual brevità e chiarezza. E da que sto desio di brevità egli è proceduto, ch' io mi abbia a tutto potere schivato di impacciarmi in alcuna di quelle controversie, che intorno a varj punti di cronologia, di storia o di erudizione sacra si muovono da' commentatori e Interpreti. Conciossiachè cotali questioni nè utili sono, nè necessarie al fatto di coloro, i quali nella meditazione della divina parola intesi sono non all'acquisto di pellegrine cognizioni, ma bensì all' istruirsi de' proprj doveri, e a diventare migliori, al profitto de' quali indiritte sono le mie fatiche. Non ho lasciato però di accennar per lo più

tali controversie, e di aprire sopra di esse in poche parole il mio sentimento. Secondo le massime osservate in ogni tempo nella cattolica Chiesa, dichiarate nel sacro Concilio di Trento, e specialmente raccomandate a coloro, i quali nelle lingue viventi traducono le sacre lettere, (1) non solo nella interpretazione de' luoghi più importanti, ma generalmente in tutto quello, che per agevolare la strada all' intelligenza del sacro testo è da me stato scritto, ho avuto per guide e maestri i Padri della Chiesa e i pii e cattolici Interpreti dalla Chiesa stessa approvati. Imperocchè una parte di quell' ossequio, che alla religione si dee e alla fede, è posta, come osserva egregiamente s. Girolamo, (2) nel rispetto e nella venerazione di que' grandi uomini, i quali furono stabiliti da Dio come depositarj della celeste dottrina, e la hanno con tanta fedeltà a noi tramandata. E a dir vero, lasciando anche di far parola de' superiori celesti lumi, de' quali non fu parco il Signore verso tali uomini di altissima virtù adorni, e costituiti da lui condottieri e pastori del popol suo, lasciando dico, tutto questo da parte, e chi è mai, che considerati i soli umani talenti, nella scienza delle sacre lettere sia o per grandezza d'ingegno, o per ampiezza di erudizione da preferirsi a un Girolamo, a un Ambrogio, a un Agostino, a un llario, a un Gregorio Nazianzeno, a un Basilio, a un Crisostomo e a tanti altri illustri sapienti del Cristianesimo, i quali la intera lor vita in tali studj con infinito vantaggio e onor della Chiesa impiegarono? Da questi

(1) Decr. S. R. C. I. 13. jun. 1757.

(2) In divi Pauli ad Philem.

fonti adunque ho io attinto quello, che ora presentò ai fedeli in queste annotazioni, nelle quali ho procurato giusta mia possa di non uscir dai confini di una moderata sufficienza, per non dire del puro necessario, affinchè non venisse a crescere in soverchia mole quest' opera: ed io so quel, che siami costato l'esser sì breve. Nei tre primi Vangeli, la materia de' quali è più piana, e non nuova al popol cristiano, come quella, che di quotidiano argomento serve alle prediche e alle famigliari istruzioni dei ministri della Chiesa, credei di potere a man salva ridurmi alla maggior brevità : nulladimeno e le proprie mie riflessioni e gli altrui consigli mi hanno indotto ad aggiungere in questa nuova edizione molti lumi e osservazioni, che erano necessarie per togliere ai meno oculati ogni occasion di errore e d' inciampo. Il Vangelo di s. Giovanni, gli Atti apostolici, e sopra tutto le sublimissime lettere di Paolo, e quelle ancora degli altri Apostoli di altri ajuti e schiarimenti abbisognavano, che ne facilitassero l' intelligenza : ed io spero, che il lettore senza l'aggravio di una soverchia lunghezza troverà, quanto bastar può a sufficientemente illustrarle. Sembrerà forse ad alcuno, che io mi sia stato eccessivamente parco nelle riflessioni morali: ma io porto ferma opinione, che niuno sarà giammai, che in ispirito di pietà e di orazione si ponga a leggere la divina Scrittura, che molte di tali riflessioni non se gli affacciano alla mente: dappoichè la meditazione della celeste parola è quell' esca, come dice il Profeta, onde il divin fuoco si accende di santi affetti fecondo, e di utili avvisi allo spirituale bisogno di ciascheduno proporzionati. Ho allargato, per così dire, la mano, allorchè trattavasi o di porre in più chiaro lu

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