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me qualche punto importante della cristiana morale, o di rilevare alcuno dei dommi della cattolica Chiesa contro gli eretici, o finalmente per far conoscere la fermezza delle verità fondamentali del Cristianesimo contro i libertini e gl' increduli de' tempi nostri. Imperocchè non è ignoto ad alcuno, come il secol nostro ferace sia di certi spiriti, i quali, se non ardiscon tra noi di avventurarsi fino al manifesto disprezzo de' libri santi, li riguardano almeno con una certa schifiltà, o indifferenza, chiaro ed aperto indizio di un cuore infedele. Si degnassero almen costoro di prendere per le mani questi libri medesimi prima di disprezzarli, e di leggerli con quel cuore retto e con quella docilità, da cui il sincero amore del vero non va scompagnato giammai. Le prove della verità del Vangelo per ogni parte lampeggiano agli occhi di qualunque uomo, cui l'accecamento delle passioni oscuro non renda lo stesso meriggio. Queste prove evidenti e, siami lecito dire, irresistibili fondate non sono negli studiati ragionamenti, nelle riflessioni sublimi, nelle eloquenti declamazioni de' nostri storici. Queste prove posano sopra fatti de' quali una intiera nazione ostinatamente avversa al Vangelo fu testimone non meno degli stessi autori, che li descrissero, sopra fatti rappresentati senza artifizio, senza affettato color d'eloquenza, con quella nuda e schietta semplicità, che fu in ogni tempo il carattere e per cosi dire, il sigillo della verità. Quel, che sia Gesù Cristo, la sempiterna virtù e divinità di lui, la sua podestà e sapienza infinita, nei fatti si legge più assai, che nelle parole dei nostri storici: ed è argomento massimo di stupore il vedere, come questi medesimi storici amatori sì tene

Tom. XXI.

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ri ed ossequiosi del nome del Salvatore, che a gran ventura si tennero di autenticare col proprio sangue la loro testimonianza, con sì alto animo e libero e spassionato le geste di lui ci hanno descritte, che quasi non all'onore di lui, ma solo all'istruzione, e insegnamento degli uomini sembrino intesi, tanto alieni dal magnificar le sue glorie, che non hanno nè pur pensato ad abbassarsi un momento a rintuzzar l' orgoglio dei nemici di lui e a smentire le loro calunnie. Or quanto nobile e grande e divina è una tal maniera di scrivere, e quanto acconcia a far fede di quello spirito di verità promesso a' suoi da Gesù Cristo, dal quale spirito animati furono e guidati i nostri scrittori sacri nel condurre la loro impresa! Imperocchè i sublimi ragionamenti e le sottili speculazioni non sono per tutti: il linguaggio de' fatti, non v' ha così rozzo spirito e ignorante, che non lo intenda. E tali esser dovevano della vera religione le prove, potenti a convincere la superba ragione de' sapienti, e proporzionate insieme alla rozzezza de' piccoli, de' quali la maggior parte (come egregiamente osserva s. Agostino) (1) se alla religione pervenir dovessero per mezzo della ragione, potrebbero di leggeri da vana apparenza di ragione esser delusi e in molte nocevoli opinioni cadere, dalle quali o non mai, o non senza grande difficoltà potrebbero liberarsi.

Mi si perdoni questa qualunque ella sia digressione per un libero sfogo di quel dolore da cui nissun uomo, che del nome di Cristiano sia degno, può essere scevro ed esente al riflettere, come una certa classe di uomini, che filosofi di alto volo si spacciano,

per

(1) De quant. animae num. 12.

non ad altro fine omai e pensino, e scrivano, che per ingombrar (quanto è lor possibile) ogni cosa di oscurità e di tenebre, e come per grande e nuova impresa siansi assunto di condur l' uomo a nulla credere, a nulla temere, o sperare, a seppellirsi ancor vivente nella terra, benchè a molti segni e a molti argomenti evidentemente ancor suo malgrado conosca, che per qualche cosa di migliore e di più durevole è stato egli fatto. Tanto può nell' uomo lo spirito di diffidenza, la smodata libertà di pensare, e forse anche più la corruzione del cuore, e la seduzione delle passioni.

Ma coloro, nel cuore de' quali conserva Dio la semenza della sua fede, veggono ne' Santi Vangeli i tesori della sapienza di Dio manifestati al mondo da Gesù Cristo; meditano con sensi di riconoscenza e di amore negli insegnamenti e nella vita del Salvatore, quali sieno i mezzi eletti nel consiglio di Dio per ricondurre l'uomo all'innocenza e alla dignità della sua origine, da cui era decaduto per ragion del peccato; e sopra ogn'altra cosa ammirano il costante carattere di bontà e di carità di quest' uomo Dio, carattere sì conveniente al Riparatore, carattere, che egli volle trasfuso in tutti i suoi figliuoli e discepoli, nell' amore fondando la nuova legge e la pienezza di questa costituendo nel solo amore. Leggono negli Atti Apostolici la prodigiosa propagazione del Vangelo in mezzo alle contraddizioni del mondo, e alle furiose persecuzioni della Sinagoga. Il piccol granello sepolto già nella terra leva il suo capo, cresce, si dilata, si innalza, e in pianta fiorisce rigogliosa e incredibilmente feconda. Leggono nelle lettere di Paolo e degli altri Apostolii dommi altissimi della

cristiana Teologia e i principj della morale e della perfezione cristiana divinamente esposti e illustrati per istruzione di tutta la Chiesa, e finalmente nell' Apocalisse le avversità e le consolazioni della medesima Chiesa misteriosamente adombrate, e lo stato di lei sopra la terra, e quello, che ella aspetta in futuro. Il passare tra queste cose la vita (dirò io con le parole di s. Girolamo) (1) queste meditare, null'altro sapere,null'altro cercare fuori di queste, non è egli un formarsi già qui in terra una abitazione del regno celeste? Io non sono nè stupido nè temerario a tal segno, che ardisca vantarmi di sapere e intendere tali cose: ma io confesso, che pur lo bramo; elontano dall ambizione di maestro, per compagno mi esibisco a coloro, i quali di compagno in questo cammino abbian bisogno, e in istato non sieno di procacciarsene uno migliore. È dato a chi chiede: è aperto a chi batte: trova, chi cerca : e ad ogni altra scienza quella è certamente da preferirsi, la quale fino al cielo ci accompagna, e nel cielo stesso dura con noi.

(1) Epistola ad Paulinum.

NUOVO

TESTAMENTO

TOMO I.

IL SANTO VANGELO

DI GESU CRISTO

SECONDO

S. MATTEO E S. MARCO

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