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Di Josuè in su la Terra Santa,

Che poco tocca al papa la memoria.
La tua città, che di colui è pianta

Che pria volse le spalle al suo Fattore,
E di cui è la invidia tanto pianta,

di Gerico, cfr. Giosuè VI, 1-27, che fu il primo fatto d' arme di Giosuè in Terra Santa.

126. CHE POCo: la qual Terra Santa poco sta nella mente del papa. Benv. Ramb. Il Torelli spiega: Che poco tocca la memoria al papa, ossia del papa. Cfr. Virg. Aen. XII, 57: Tangit honos animum. « E qui memoria è per il meno; come dire: non se ne ricorda, nonchè averla a cuore.» Tom. Il Petrarca, Trionfo della Fama, II, 139 e segg.:

Questo (di ch' io mi sdegno e 'ndarno grido)

Fece in Gerusalem con le sue mani

Il mal guardato e già negletto nido.

Ite superbi, o miseri Cristiani,

Consumando l'un l'altro, e non vi caglia
Che 'l sepolcro di Cristo è in man di cani.

Il Bennas: «È terribile questo riscontro tra Raab meretrice, che a rischio della propria vita agevola la conquista di Terra Santa agli Ebrei ignoti ad essa, e, per quel che venivano a fare, anche nemici della sua patria, ed il papa che attesa la santità del suo stato e la maggior santità della Terra Santa, potrebbe e dovrebbe impunemente promuovere tra i suoi cristiani la crociata al riacquisto di Terra Santa. 11 modo poi di esprimere questo, è più terribile ancora, perchè si dichiara che quel riacquisto, oggi assai più doveroso di allora per avervi sparso il suo sangue il Redentore divino, è riputato dal papa cosa si lieve che non gli passa nemmeno per la memoria.» Cfr. Inf. XXVII, 85-90.

v. 127-142. La mascherata avarizia chercuta. Dal cenno fatto di Terra Santa, di cui il papa s'è dimenticato, viene l'occasione di parlare del gran prete (cfr. Inf. XXVII, 70) e de' suoi Cardinali intenti solo a cose mondane. Firenze, fabbricata dal demonio, conia e diffonde il fiorino d' oro, che ha disviato tutto il mondo e trasformati i pastori in lupi avidi e rapaci. Per amor del fiorin d' oro si negliggono i buoni studj, e si cercano invece gli studj lucrosi. Per amor del fiorin d' oro papa e Cardinali a tutt' altro pensano che al riacquisto di Terra Santa. Ma Roma e la Chiesa saranno liberate da tale adulterio.

127. PIANTA: fondata da Satanasso. Marte patrono di Firenze, Inf. XIII, 144. Gli dei pagani demoni, cfr. Psl. XCV, 5. I Cor. X, 20. Matt. XV, 13: Omnis plantatio quam non plantavit pater meus cælestis eradicabitur.

128. PRIA: fu il primo ribelle a Dio.

129. DI CUI: di Satanasso. INVIDIA: Invidia autem diaboli mors introivit in orbem terrarum; Sap. II, 24. TANTO PIANTA: S. Cr., Vat., Berl., Cass., Vienn., Stocc., ecc. Jesi, Mant., Ald., Burgofr., Rovil., Crus., ecc. TUTTA QUANTA, leggono col Caet., Cort. ed altri pochi codd. Folig., Nap., Vendel., Buti, Land. ecc. Il Barlow (Contributions, p. 401) confessa di non aver trovato la lezione tutta quanta che in 8 dei 33 codd., ed in 5 delle 23 ediz. da lui esaminati; nondimeno aggiunge: This reading is, I think, preferable to the usual one, it avoids a repetition of the same word in a different sense, and agrees better with the general sentiment, expressed in the terzina, that invidia abounds in Florence. Ma appunto se l' invidia abbonda a Firenze, ne hanno la loro buona parte anche i Fiorentini, nè è tutta quanta di Lucifero. Τίς γὰρ οὐκ οἶδε τῶν πάντων, ὅτι τοῖς μὲν ζῶσι πᾶσιν υπεστί τις ἢ πλείων ἢ ἐλάττων φθόνος; Demost. de Coron. ed. Reisk. p. 330. Invece l'invidia di Satanasso fu la causa del tanto pianto che è nel mondo.

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Produce e spande il maladetto fiore
Ch' ha disviate le pecore e gli agni,
Però che fatto ha lupo del pastore.
Per questo l' Evangelio e i Dottor magni
Son derelitti, e solo ai Decretali

Si studia sì, che pare ai lor vivagni.

130. MALADETTO: pe' tristi effetti che produce. -FIORE: fiorino d' oro, così chiamato pel fiore di giglio che vi è improntato. «I quali fiorini, gli otto pesarono una oncia, e dall' uno lato era la 'mpronta del giglio, e dall' altro il San Giovanni.» G. Vill. lib. VI, c. 53. Piacevano anche al re di Tunisi, cfr. la bella novelletta raccontata in proposito dal Villani (1. c.). Sconfitti i Pisani al ponte del Serchio (1256), «i Fiorentini vennero ad oste a Pisa, e quivi tagliarono uno grande pino, e battero in sul ceppo del detto pino i fiorini d'oro; e per ricordanza, quegli che in quello luogo furono coniati, ebbono per contrassegno tra' piedi di San Giovanni quasi come uno trefoglio, a guisa d' uno piccolo albero. » G. Vill. VI, 62. Nel 1322 «papa Giovanni fece fare in Avignone una nuova moneta d'oro fatta del peso e lega e conio del fiorino d'oro di Firenze sanza altra insegna, se non che dal lato del giglio diceano le lettere il nome del papa Giovanni; la qual cosa gli fu messa a grande riprensione, a fare dissimulare sì fatta moneta come il fiorino di Firenze.»> G. Vill. IX, 171. Nel 1324 «papa Giovanni fece grandi processi e scomunica contra chiunque facesse battere o battesse fiorini d'oro contrafatti e falsi alla forma di que' di Firenze, perocchè per molti signori erano fatti falsificare, com' era il marchese di Monferrato e Spinoli di Genova. Ma il papa per sue scomuniche corresse altrui, ma in questa parte non corresse sè medesimo; chè fece fare i fiorini alla lega e conio di quegli di Firenze, ecc.»> G. Vill. IX, 278.

131. AGNI: agnelli, cfr. Parad, IV, 4. 16. 17: Pasce oves meas; pasce agnos meos. novelli. Buti: «Gli grandi e li piccoli.» siastici. >>

Cristo a S. Pietro, Joh. XXI,

Cristiani provetti e cristiani Benv. Ramb.: «I laici e gli eccle

133. PER QUESTO: per amore dei fiorini d'oro. - DOTTOR: i santi Padri. 134. DECRETALI: le costituzioni dei papi e il Diritto canonico in genere. Cfr. De Mon. III, 3: Sunt etiam, quos Decretalistas vocant, qui Theologiæ ac Philosophiæ cujuslibet inscii et expertes, suis Decretalibus (quas profecto venerandas existimo) tota intentione innixi, de illarum prævalentia credo sperantes, Imperio derogant. E nell' Epistola ai Cardinali Italiani §. 7: Jacet Gregorius tuus in telis aranearum; jacet Ambrosius in neglectis clericorum latibulis; jacet Augustinus; abjectus Dionysius, Damascenus et Beda; et nescio quod Speculum, Innocentium et Ostiensem declamant. enim? Illi Deum quærebant, ut finem et optimum; isti census et beneficia consecuuntur. Lan, ed An. Fior.: « E solo a Decretali, perch'è scienzia lucrativa e contumeliosa, imper quello che ogni parte con fallacie si può sostenere, et di vero non se ne hae espressa veritade; e però quegli che hanno il suo intento al guadagno, studiano in essi, che, appellando e tribulando le parti, gli tengono indifiniti, et alla fine non è data tale sententia si ordinatamente che non vi siano appellagioni, e per tali atti continuo guadagno.>>

Cur

135. VIVAGNI: Lan. e An. Fior.: «Vivagno si è l' estremi orli del panno, e conoscesi a quegli la fine drapperia; sì ch' altro non vuol dire, se non che guadagnano tanto che vanno vestiti di più fini panni che posson trovare. » Così spiegan pure erroneamente Post. Cass., Buti, Land., Vell., Dan., ecc. Meglio Benv. Ramb.: «soltanto si studiano le Decretali come lo mostrano le macchie delle dita impresse ne' margini del libro.» Così tutti i moderni. Che per vivagni s' abbiano ad intendere i margini di quei volumi, non ci pare cosa dubbia. Ma invece di pensare soltanto all' essere quei margini unti e consumati dal molto usarli, crediamo debbasi pure intendere delle chiose ed annotazioni che riempivano i margini

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A questo intende il papa e i cardinali:

Non vanno i lor pensieri a Nazzarette
Là dove Gabriello aperse l' ali.
Ma Vaticano, e l' altre parti elette
Di Roma, che son state cimitero
Alla milizia che Pietro seguette,
Tosto libere fien dell' adultéro.

di quei volumi. «Gregorio IX. fece compilare i primi cinque libri delle Decretali da Raimondo di Pennafort nel 1234. Bonifazio VIII ve ne aggiunse un sesto libro. Le Decretali introdussero nuovo sistema di disciplina, unite all' ignoranza e miseria dei tempi.» Lami nell' Ediz. dell' Anc. Cfr. Henricus Card. Ostiensis, Summa super titulis Decretalium, p. 4 e segg. Eichhorn, Kirchenrecht, I, 336. Gieseler, Kirchengesch., vol. II. P. II. ed. 4a. p. 218 e segg.

136. A QUESTO: allo studio lucroso delle Decretali; o, forse meglio, al maladetto fiore.

137. NAZZARETTE: Terra Santa; la parte per il tutto. Non pensano al riacquisto di Terra Santa.

138. GABRIELLO: cfr. Luc. I, 26 e segg. Parad. IV, 47. drizzò il volo.

APERSE:

139. ELETTE: i santuarii ed i luoghi sacrati di Roma. Buti. 141. MILIZIA: ai martiri ed ai santi che seguirono l' esempio di Pietro. 142. ADULTÉRO: cfr. Inf. XIX, 1 e segg., il mal governo dei papi. Dicono (Lomb., Blanc, ecc.) che Dante adoperasse adultero per la rima; l'adoperarono altri in prosa: Davanz. Tacit. Ann. 4. 104: «In questo tempo morì Giulia nipote di Augusto, da lui per adultéro dannata all'isola di Tremiti.» Ibid. 2. 64: « Assolvella adunque del caso di stato, e per lo adultéro persuase i suoi che bastasse la pena. >> Cfr. Nannuc. Teor. dei Nomi, p. 643. 649. 775. Il Parenti (Annot. al Diz. di Bol. II, 102) vuole che si legga cimiterio e adulterio, e così leggono Witte ed altri. Land. e Biag. vogliono che adultéro stia qui per adúltero, cioè Bonifacio VIII. Secondo alcuni il Poeta allude quì alla morte di Bonifacio VIII, che seguì nel 1303 (Ott., Post. Cass., Benv. Ramb., Land., Greg., ecc.); altri intendono della traslazione della Sede pontifica in Avignone per Clemente V (Buti, Lomb., Bennas., Witte, ecc.); altri della venuta di Arrigo VII a dar sesto alle cose d' Italia (Vell., Vent., Franc. ecc.). Meglio intendasi espressa anche qui la speranza del Poeta in un futuro liberatore d'Italia, speranza espressa sin dal principio del Poema sacro nel celebre vaticinio del Veltro venturo, che dovea ridurre il papa ai suoi principj. Così Tom., Br. B., Frat., Andr., Cam., ecc.

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v. 1-6. La creazione dell' universo. Opera della divina intelligenza e dell' eterno amore, l'universo fu creato dal Padre per il Figlio nello Spirito Santo. Tale è in succinto la dottrina che Dante espone in questi sei versi, il cui senso è: Lo primo ed ineffabile valore, cioè Dio Padre, che ha la forza creatrice da sè, guardando nel divin figliuolo, che è la sapienza, il pensiero, il Verbo, il Logos del Padre, e prendendo da lui la norma del creare insieme coll' Amore, cioè collo Spirito Santo, il quale con eterna spirazione procede e dall' uno e dall' altro, in somma la Santa Trinità fece il visibile e l'invisibile con tanto ordine, che chiunque lo consideri non può non assaggiare qualche cosa delle grandezze di Dio. Cfr. sopra questi versi la Lettura di Giovanni Strozzi, pubblicata il 1547 nella raccolta del Doni, p. 39-52. Giambullari, De l'ordine dello Universo, nelle Prose Fiorentine (1728), II, 34-54. Su tutto il canto X cfr. il commento di Al. Mariotti pubblicato nell' opuscolo: Omaggio del clero Riminese al novello suo pastore Francesco Battaglini. Rimini, 1879, p. 77-148. 1. GUARDANDO: Dio il Padre creò il mondo mediante il Figlio. Omnia per Verbum facta sunt, et sine ipso factum est nihil quod factum est. Joh. I, 3. 10. cfr. Col. I, 16. Hebr. I, 2. I S. Padri: Just. Mart. Coh. ad Graec. c. 15: Τὸν τοῦ θεοῦ λόγον, δι' οὗ οὐρανὸς καὶ γῆ καὶ πᾶσα ἐγένετο κτίσις. Theoph. ad Ant. II, 10: "Οτι ἐν τῷ λόγῳ αὐτοῦ ὁ θεὸς πεποίηκε τὸν οὐρανὸν xai thu gãy xai tà èv autois x. t. λ. Ireneo, V, 18, 3: Mundi enim factor cere Verbum Dei est. Nel Simbolo Niceno, del Figlio: d'où tá návтa éjéveto, τὰ τε ἐν τῷ οὐρανῷ καὶ τὰ ἐν τῇ γῇ. Thom. Aq. Sum. th. P. I. qu. XLV. art. 6: Creare non est proprium alicui persona, sed commune toti Trinitate. Deus Pater operatum est creaturam per suum verbum, quod est Filius, et per suum amorem, qui est Spiritus sanctum. Sicut natura divina, licet sit communis tribus personis, ordine tamen quodam eis convenit, in quantum Filium accipit naturam divinam a Patre, et Spiritus sanctus ab utroque; ita etiam et virtus creandi, licet sit communis tribus personis, ordine tamen quodam eis convenit. Nam Filius habet eam a Patre, et Spiritus Sanctus ab utroque. Unde creatorem esse attribuitur Patri ut ei qui non habet virtutem creandi ab alio. De Filio autem dicitur Joan. I, 3: Per quem omnia facta sunt, in quantum habet eamdem virtutem, sed ab alio: nam hæc præpositio, per, solet denotare causam mediam, sive principium de principio. Sed Spiritui sancto, qui habet eamdem virtutem ab utroque, attribuitur quod dominando gubernet et vivificet quæ sunt creata a Patre per Filium. — — — Nam Patri attribuitur et appropriatur potentia, quæ maxime manifestatur in creatione; et ideo attribuitur Patri creatorem esse.

Che l'uno e l' altro eternalmente spira,
Lo primo ed ineffabile valore,

4 Quanto per mente o per loco si gira

Con tanto ordine fe', ch' esser non puote
Senza gustar di lui chi ciò rimira.

Filio autem appropriatur sapientia, per quam agens per intellectum operatur, et ideo dicitur de Filio: Per quem omnia facta sunt. Spiritui sancto autem appropriatur bonitas, ad quam pertinet gubernatio, deducens res in debitos fines, et vivificatio. Cfr. ibid. P. I. qu. XXVII. XXVIII. XXXVI. art. 2. ecc.

2. L' UNO E L'ALTRO: lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. La storia dei dogmi insegna quali e quante fossero nella Chiesa le lotte intorno a questo articolo (cfr. J. G. Walch, Histor. controversiæ Græcorum Latinorumque de processione Sp. s. Jenæ 1751. C. M. Pfaff, Hist. succincta controversia de processione Sp. s. Tubin. 1749). Dante si attenne alla dottrina ortodossa della Chiesa latina; cfr. August. tract. 99 in evang. Joh., lo stesso, De trin. IV, 20. V, 11. 14. 15. Alcuinus, De processione Sp. s., Opp. ed. Froben, I, 743 e segg. Anselmus, De processione Sp. S. contra Græcos, Opp. ed. Lugd. p. 115 e segg. Thom. Aq. Sum. th. P. I. qu. XXXVI. art. 4. Libb. Carolin. lib. III. c. 3: Ex patre et filio omnis universaliter confitetur ecclesia eum procedere.

4. PER LOCO: così i quattro codd. del Witte, il Cass., Vien., Stocc., Cort., Filipp., 8 Pucciani e moltissimi altri; le prime 4 edd., Ott., Petr. Dant., Benv. Ramb. ecc. La comune: PER OCCHIO, Ald., Rovill., Crus., ecc.; Buti, Land., Vell., Dan. ecc. Ma questa lezione è troppo priva di autorità ed ha l'aria di correzione. Nè la pretesa correzione può dirsi felice. Quanto per occhio si gira proprio da Dante! Spiegano: «Tutto ciò che di creato si vede e s' intende» (Lomb., Andr., Mar., ecc.). Meglio gli antichi; Ott.: «Cioè intellettivamente, o localmente. >> Petr. Dant.: «Qui Deus tanto ordine fecit omnia, quod localiter et mente tenus apparent.»> Quel che si gira per mente, sono le cose spirituali, invisibili, mentre le corporali e visibili si girano per loco, non soltanto per occhio.

6. DI LUI: di quell' ordine stabilito da Dio. Lomb. Meglio forse: Di quel valore primo ed ineffabile che fece ogni cosa con ordine sì meraviglioso. Psl. XVIII, 2: Cæli enarrant gloriam Dei, et opera manuum eius annunciat firmamentum. Un contemporaneo di Dante, Enrico Suso, che morì nel 1365 (cfr. Heinrich Suso's Leben und Schriften, ed. M. Diepenbrok, 1837. p. 208): Nun laß uns eine Weile allhier bleiben, und laß uns speculiren den hohen würdigen Meister in seiner Gethat. Lug über dich und um dich, in die vier Enden der Welt, wie weit, wie hoch der schöne Himmel ist in seinem schnellen Lauf, und wie adelig ihn sein Meister gezieret hat mit den sieben Planeten, deren ein jeglicher ohne allein der Mond viel größer ist denn alles Erdreich; und wie er gepreiset ist mit der unzähligen Menge des lichten Gestirns. Ach, so die schöne Sonne ungewölket heiterlich aufbricht in der sommerlichen Zeit, was sie dann emsiglich Frucht und Gutes dem Erdreich gibt! Wie Laub und Gras aufdringen, die schönen Blumen lachen, Wald und Haide und Auen von der Nachtigall und der kleinen Vöglein süßem Gesang wiederhallen, alle Thierlein, die von dem argen Winter verschloßen waren, sich hervormachen und sich freuen und sich zweien, wie in der Menschheit Jung und Alt von wonnegebärender Freude sich fröhlich geberden! Ach, zarter Gott, bist du in deiner Creatur also minniglich, wie bist du dann in dir selbst so gar schön und wonniglich! · Lug fürbass, ich bitte dich, und schaue die vier Elemente, Erdreich, Wasser, Luft und Feuer, und alles das Wunder, das darin ist von mancherlei Ungleichheit, von Menschen, von Thieren, von Vögeln und Fischen und Meerwundern, das rufet und schreit allesammt Lob und Ehre der grundlosen Ungemessenheit, die in dir ist! Herr, wer erhält dies alles? wer speiset es? Du beräthst es alles, ein Jegliches in seiner Weise, Groß und Klein, Reich und Arm, du Gott, du thust es, du Gott wahrlich Gott bist! - «Lo spettacolo della Natura conduce a Dio. Rousseau potè rigettare la Rivelazione, e Bernardin di S. Pietro farne

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